La morte segna la fine di una vita, qualche volta però una stessa fine, per quanto drammatica e dolorosa può non essere assoluta; la morte riesce a tradursi in vita quando il defunto libera i suoi organi e grazie al trapianto degli stessi vengono salvate delle vite umane.
In queste ore la storia di Sarah, insieme commovente e drammatica, sta conquistando il cuore di tante persone in tutto mondo.
Sarah ha 10 anni, la sua giovane vita è stata minata da una malattia seriamente invalidante: la fibrosi cistica.
Il male di Sarah la stava consumando, oramai la bambina era imprigionata nel suo letto di ospedale, intubata e stremata ed i medici, dopo una lunghissima attesa per un trapianto che non si riusciva a realizzare, avevano espresso la loro amara sentenza: alla bambina restavano solo poche settimane di vita.
Un trapianto è un difficile miracolo, rendere possibile un operazione di tale fatta non è un affare facile: devono coincidere molte variabili e debbono collimare tempi e esigenze fisiche, logistiche e mediche assolutamente non semplici da coordinare.
La famiglia di Sarah però, malgrado il responso funesto dei sanitari, non ha mai perso le speranze e soprattutto non ha mai smesso di lottare.
In America, e questo non è un dato a tutti noto, esiste una legge che statuisce un limite ai trapianti sui minori di 12 anni: i bambini con un’età anagrafica inferiore ai 12 anni di vita non possono ricevere organi da donatori adulti.
Questo limite “oggettivamente posto” è una barriera che argina il diritto alla vita, lo è perché in certi casi (come nel caso di Sarah) gli organi adulti si rivelano perfettamente compatibili e del tutto capaci di salvare la vita del bambino che li riceve.
Consci dell’opportunità rappresentata da organi adulti i genitori di Sarah, hanno adito le autorità americane per chiedere una deroga alla legge in favore della loro bambina … lo hanno fatto nell’attesa estenuante di un donatore che ridesse a Sarah la speranza.
Mentre le autorità dibattevano su Sarah e mentre questa bambina diveniva in America un caso nazionale argomentato e seguito dai media, la mamma si sforzava in ogni modo per dare a sua figlia tutto l’amore possibile e provava a farla sentire “una bambina normale” anche su quel letto di ospedale.
Il ministro della Sanità Usa ha opposto un netto rifiuto alla richiesta dei familiari, malgrado ciò fortunatamente un giudice, invocato dalla madre e dal padre della piccola, ha espresso una sentenza positiva, un atto legale capace di derogare alla legge generale nel caso specifico di Sarah e capace di acconsentire all’operazione di trapianto nel caso di organi adulti compatibili. Grazie a tale sentenza giudiziaria Sarah è stata iscritta nella lista dei trapianti per adulti ed ha scalato velocissimamente questa triste graduatoria arrivando in vetta. Naturalmente la scalata è stata determinata dalla gravità delle sue condizioni.
Quando oramai era prossima alla morte la bambina è stata raggiunta dalla notizia di un donatore, i polmoni di un uomo adulto deceduto hanno salvato Sarah e lei raggiunta dalla speranza, malgrado fosse ormai senza forze, ha alzato le braccia al cielo … proprio in quel momento di gioia la mamma le ha scattato questa foto:
Gli organi dell’uomo adulto, a cui Sarah non avrebbe mai potuto aspirare se la sua famiglia non avesse combattuto contro la legge, oggi hanno salvato questa bimba di 10 anni.
Al Children hospital di Philadelphia l’intervento è durato 6 lunghe ore. E Sarah resta ancora in terapia intensiva, ma secondo la madre Janet Murnaghan, “i medici sono soddisfatti”.
La storia di Sarah, che tutti speriamo si concluda con un definitivo e stabile lieto fine, è quindi anche la storia di una mamma coraggiosa e intraprendente che ha sfidato la legge americana per ridare la vita a sua figlia.