Divenire genitori significa fattivamente (e forse al di là di ogni teoria amorosa e romantica) farsi carico della crescita, della cura e dell’educazione di un bambino.
Il complesso di responsabilità che il genitore carica su se stesso con la venuta al mondo del figlio merita e pretende una buona dose di energia fisica ed emotiva, ed analizzata così la genitorialità non può che corrispondere alla giovinezza.
Non a caso di norma la natura concede al fisico umano la facoltà di generare dei figli quando il corpo è per l’appunto forte e capace di sostenere le fatiche che conseguono all’accudimento del piccolo d’uomo.
Oggi in molti decidono di divenire genitori dopo gli anta; il lavoro che scarseggia, la crisi economica, la precarietà sono alcuni tra i fattori che determinano lo spostamento in avanti della scelta di avere un figlio.
Poi c’è qualcuno che semplicemente decide con ritardo di affidarsi alla medicina sebbene oggi la scienza medica aiuti molto, anzi spesso fa miracoli.
La medicina aiuta sovente le coppie non fertili a realizzare il “diritto alla genitorialità”, perché (e questo è un concetto non criticabile né giudicabile) divenire genitori è un istinto, un accadimento fisiologico, una espressione della natura ma è pure un intangibile diritto umano.
- Da Israele arriva attraverso la rete una notizia eccezionale, che commuoverà qualcuno ed indignerà qualcun altro: due nonni sono divenuti i “genitori” adottivi del loro nipotino, ma questo bambino è nato orfano perché è stato generato attraverso l’utilizzo del seme congelato del papà morto e con l’aiuto di un utero “donato”.
In maniera del tutto inconsueta, grazia alla medicina, dallo sperma congelato di un uomo morto e con l’ausilio di una mamma disponibile a fare da culla umana, è nato un figlio già orfano! Il bambino è ora adottato dai nonni che per l’appunto sono stati i promotori dell’uso del seme congelato.
Procediamo con ordine:
un giovane dovendo partire per il fronte decide di congelare il suo seme, lo fa perché teme che qualche ferita possa compromettere la sua fertilità o le sue capacità di procreazione. Così, in via del tutto precauzionale, mette al sicuro il suo patrimonio genetico.
Dopo la guerra, da cui ritorna incolume, muore di tumore, se ne va celibe e senza figli.
I genitori del giovane defunto decidono di adoperare lo sperma congelato per divenire nonni.
Lo scorso maggio è nato R., venuto al mondo grazie alla collaborazione di una mamma che ha prestato il suo corpo per questo progetto di vita del tutto singolare.
R. è il primo bambino al mondo nato per volontà dei nonni da un’inseminazione artificiale compiuta con il seme congelato da un papà morto celibe e senza prole.
La vicenda, resa pubblica come (discutibile) inno alla vita, è stata raccontata da Irit Rosenblum, che dirige l’organizzazione New Family, organizzazione da lei stessa fondata per difendere il diritto di tutti ad avere dei figli.
La questione che qui fa discutere è che non si tratta di figli ma di un nipote nato senza padre e venuto al mondo come “figlio” di due nonni che hanno perso il loro ragazzo tragicamente deceduto a soli 30 anni.
Si tratta cioè di un figlio nato orfano di padre e senza madre.
A volte il seme di individui morti è stato usato ma per volontà di mogli e compagne rimaste senza l’uomo della loro vita. Qui invece la volontà seguita e soddisfatta è stata quella dei nonni, genitori in lutto per la morte del loro figlio giovane.
L’etica, la morale e la medicina qui si incontrano o in questa vicenda si scontrano irrimediabilmente?