Pistoia – in Comune la maternità di una dirigente apre un caso: un’impiegata comunale incinta dà battaglia al Sindaco che viene chiamato dinnanzi alla Consigliera di parità per rendere conto di alcune sue presunte dichiarazioni.
I fatti:
una dirigente comunale di Pistoia porta l’annuncio della sua maternità anche sul posto di lavoro e chiede l’astensione. Poco dopo la stessa dirigente richiama il Sindaco, Samuele Bertinelli, a renderle conto di alcune presunte dichiarazioni espresse sulla sua gravidanza. Più sinteticamente la funzionaria comunale imputa al Sindaco di avere criticato la sua richiesta di sospensione temporanea dal lavoro a causa ed in ragione della gestazione. Il primo cittadino viene così portato dinnanzi alla Consigliera di parità per giustificare e chiarire le presunte “critiche” mosse ai danni della dirigente e originate della gravidanza appena annunciata dalla donna. La consigliera di parità è l’organo di garanzia istituito presso la Provincia con il precipuo scopo di dirimere eventuali controversie legate alla condizione femminile. Dinnanzi all’organo di garanzia l’opposizione tra la dirigente e il Sindaco si sana pacificamente ovvero senza nessuna conseguenza legale.
Le pari opportunità e le quote rosa sono nozioni moderne tramutate in leggi e convertite in istituzioni a “difesa della donna”.
Una volta l’idea della affermazione civile della donna “si manifestava” in piazza e per emergere passava attraverso lo strumento della protesta femminista. Nella reazione femminista le donne erano una fucina di propositi e volontà volte a migliorare il mondo indipendentemente ed oltre l’imposizione di un “equilibrio di genere” inteso come “dettame teorico o assunto istituzionale”.
La memoria di certe grandi Donne (dalla Montessori alla Montalcini) spicca nel panorama storico italiano, ed i ricordi di queste eccellenze in rosa svettano alti malgrado il fatto che le loro storie siano state estranee e lontane dalle “lotte di genere” (lotte a volte essenziali, a volte meramente politiche e altre volte persino opportuniste).
Nel “caso di Pistoia”, così come riportato sul web, le dichiarazioni del Sindaco non sono virgolettate. Ed in vero non possono esserlo perché, stando alle ricostruzioni giornalistiche, sarebbero dichiarazioni che alla donna incinta sono state riportate, quindi le presunte parole imbarazzanti o inopportune del Sindaco non sono precisabili, e alla fine non sono nemmeno certe.
Dunque il caso di Pistoia fonda su dichiarazioni presunte che forse (se fossero vere) potrebbero essere interpretate come discriminanti. Manca invece qualsivoglia atto che possa essere oggettivamente definito come discriminatorio.
Lo staff del Sindaco, dopo il clamore mediatico della vicenda (argomentata su più quotidiani online: IlTirreno e Firenzepost) ha fatto sapere che «nel corso dell’incontro (dinnanzi alla consigliera di parità n.d.r), svoltosi il 15 aprile, è stata appurata l’infondatezza delle preoccupazioni della dirigente» il Sindaco aveva appreso la notizia della gravidanza della dottoressa e aveva «espresso nei suoi confronti i migliori auguri di ogni bene senza nascondere, al contempo, la viva preoccupazione per le implicazioni organizzative della sua prolungata, forzosa, assenza».
Ecco che il caso si ridimensiona:
- c’è un Sindaco che esprime rammarico per l’allontanamento necessario di una valida collaboratrice. È un sindaco che della parità di genere ha fatto un battaglia politica tanto sentita da comporre una giunta quasi esclusivamente di donne.
- Ma c’è una donna che si sente “lesa” e reclama attenzione.
- Infine c’è un organo di garanzia che mette pace, garantisce cioè il rispetto degli equilibri, modera e sana il “conflitto”.
Quello che stupisce in questa vicenda è l’eco che la notizia ha avuto, nonché il modo in cui è stata presentata: la gravidanza della dirigente e il caso del Sindaco discriminatore. Eppure dall’esame della vicenda appare chiaro che nessuna discriminazione è stata commessa.
La domanda è semplice: posto che un organo di garanzia (che fortunatamente esiste e opera) ha chiarito il malinteso, perché portare all’attenzione del pubblico la vicenda come se fosse un caso?
Il rosa può essere strumentalizzato e con esso le donne possono loro malgrado divenire strumentalizzabili?
Le pari opportunità e le quote rosa sono simulazioni di una ricerca di equità formale o sono frutto di una esigenza fattiva di superare le discriminazioni di genere?
Queste domande brutali non può non interessare ogni donna moderna.
Il genere femminile e quello maschile sono fisiologicamente diversi ma nel cuore, nell’intelletto e nei sentimenti riescono ad essere espressioni della stessa eccellenza umana. Questo dato di base è forse sottovalutato dalla imposizione formale che attribuisce ad una donna una quota?
Conferendo una quota ad una donna sembra quasi che il ruolo femminile sia il risultato di un “doveroso di equilibrio formale” per cui ad ogni “professionalità maschile” si deve opporre “una quota femminile” non per merito o eccellenza ma per “opportunità di bilanciamento di genere”. E se così fosse le quote rosa sarebbero una trappola!
Molte femministe le hanno indicate come un “problema” di considerazione della donna e personalmente credo che di per sé le pari opportunità non vincano la battaglia della “considerazione della donna” nè possano concorrere ad una necessaria rivoluzione delle coscienze: l’apertura alle eccellenze femminili deve partire dal rispetto diffuso delle donne. Ed è ovvio che il rispetto non è una opportunità ma un indefettibile principio che si acquisisce e si trasmette con l’educazione e l’esempio. Oggi anche i mezzi di comunicazione “falsano” gli esempi col risultato di portare all’attenzione del pubblico modelli non sempre positivi, stimolanti e propositivi. Molte sono anche le strumentalizzazioni. Il caso delle “gravidanza che ha portato scompiglio nel comune di Pistoia” è un buon esempio?
Ebbene indagando in rete questo “caso” ha assunto ai miei occhi le sembianze di una moderna strumentalizzazione politica da cui non dovrebbe uscire una denuncia aperta alle discriminazioni (che alla fine non sembrano esistere nel caso di specie) ma una riflessione sulla considerazione delle leggi come strumenti del più giusto vivere.