I tempi cambiano e la scuola si adegua. In una società come la nostra dove tutto sembra orientato e spesso dominato dalla tecnologia, anche la scuola cerca, malgrado la crisi, di stare al passo coi tempi.
In realtà ben presto dovrà fare passi da gigante visto che dall’anno scolastico 2015-2016, progressivamente, tutte le classi di scuole medie inferiori e superiori dovranno adottare libri digitali o in versione mista (cartacea più contenuti digitali integrativi).
Così facendo, oltre a ridurre il peso, tante volte colpevolizzato, dei libri, le informazioni saranno sempre aggiornate ed eventualmente integrate.
In quest’ottica futurista è possibile pure immaginare che anche i compiti verranno fatti on line in apposite sezioni, con la possibilità di integrare lezioni perse o appunti mancati. Guardandoci indietro, in effetti, i progressi dalla penna e calamaio sono stati innumerevoli.
Già solo pensando all’insegnamento della matematica, il pallottoliere è stato un comodo ausilio per molti fin dai tempi più antichi, sotto forma di abaco, cioè tavolette con scanalature dove si metteva un leggero strato di polvere (sabbia), sul quale era facile fare dei segni e cancellarli. Poi è stato trasformato quasi in un gioco didattico vero e proprio per avvicinare ai calcoli e ai concetti astratti dei numeri anche bambini che non sapevano ancora scrivere o leggere, per permettere la scrittura posizionale e le operazioni elementari.
L’evoluzione del pallottoliere è stata attuata con i regoli in colore, ottimo metodo usato ancora attualmente da alcune maestre per l’acquisizione dei concetti matematici e soprattutto per i primi conticini.
Si basa sull’uso di alcuni blocchi ideati dal belga Cuisenaire che sono di diversa misura e rappresentano i numeri da uno a dieci, composti da tanti segmenti uguali quanti il numero che rappresentano, inoltre, sono di diverso colore.
I bambini devono prima familiarizzare con il materiale attraverso attività ludiche, costruendo delle figure semplici come una casetta o una barca e poi capire che c’è una certa regolarità che li contraddistingue in base al colore o alla lunghezza, dunque è un approccio essenzialmente induttivo. Si imparano così i concetti di uguaglianza e diseguaglianza, a sommare o sottrarre i vari elementi, componendo e scomponendo i regoli fino al concetto di divisione e moltiplicazione.
Qualche insegnante ha preferito ai regoli il metodo analogico della linea del venti, giudicato più immediato, semplice e attuale.
Ideato dal professore Camillo Bortolato, valorizza le capacità intuitive e le potenzialità del bambino, una sorta di apprendimento della matematica con il cuore, ossia mediante un approccio naturale che attui un riconoscimento di qualcosa che già conoscevano intuitivamente. Partendo dal presupposto che i concetti matematici sono già presenti e insiti nei bambini, si tirano fuori questi concetti senza introdurne altri.
I conti vengono effettuati creando una sorta di lavagna mentale secondo regole che già abbiamo nella nostra mente, posizionando una sorta di pallottoliere nella nostra mente, file di palline che dopo un po’ si leggono in automatico, come l’idea di contare con le dita che è un approccio molto diretto e comprensibile per i bambini anche in età prescolare.
Rispetto ai regoli che presupponevano un lungo percorso di istruzioni, la linea del 20 può essere usata immediatamente, con gioia e stupore, consentendo di fare addizioni e sottrazioni che in fondo hanno il semplice significato di “aggiungere” e “togliere” associando visivamente delle immagini.
Questo metodo sembra anche un ottimo ausilio per i bimbi che hanno problemi di discalculia, ipovedenti o ipoacusici, oltre che stranieri con difficoltà linguistiche. Il proseguimento naturale è poi rappresentato dalla linea del cento e del mille per i bimbi più grandi.
Un altro valido sussidio della didattica in matematica è rappresentato dai blocchi logici che partono dal presupposto che i bambini devono esplorare la realtà, avere le “mani in pasta”, attraverso l’esplorazione spontanea o guidata. Il materiale pratico consta di 48 pezzi differenziati in quattro forme (triangolo, rettangolo, quadrato e cerchio) in tre colori (rosso, giallo e blu), di due spessori (spesso e sottile) e due grandezze diverse (grande o piccolo).
Tutte le forme vengono utilizzate per creare delle operazioni logiche di associazione, confronto e discriminazioni nell’ambito della sempre valida teoria dell’insieme. Una volta i pezzi erano di legno, oggi sono in plastica o addirittura si trovano in programmi per computer.
Ecco che il passo è breve per comprendere come, essendo i nostri figli così legati al digitale, gli si dovesse dare poi un posto di tutto rispetto anche nella didattica.
L’avvento della La Lavagna Interattiva Multimediale, detta anche L.I.M. o lavagna elettronica, è essenziale per il progresso didattico.
Si tratta di una lavagna su cui è possibile scrivere, disegnare, allegare immagini, visualizzare testi, riprodurre video o animazioni, inoltre è possibile installare software integrativi che permettono di interagire al meglio con gli alunni.
Naturalmente non solo in campo matematico ma anche logico, testuale, linguistico, ecc…
I bambini saranno affascinati da questo strumento molto più simile al loro modo di apprendere e divertirsi. Uno strumento adatto ad attività di gruppo e integrative come a quelle più individuali e di verifica.
Crisi permettendo, ci auguriamo che tutte le nostre scuole vengano al più presto dotate di questo ausilio che parli con un linguaggio più attuale e diretto che già appartiene ai bimbi.