Cosa sanno del concetto ideale di lavoro e della festa de 1° maggio i nostri bambini? Come va raccontata loro la parabola dell’ “onore del lavoratore e della nobiltà del lavoro” ovvero come si può spiegare ai bambini la festa del lavoro?
Labor Day – come spiegare ai bambini la festa del lavoro attraverso il movimento delle 8 ore giornaliere
A seconda dell’età del nostro bambino, e in genere a partire dalla scuola primaria, è giusto collocare il lavoro all’interno della vita di ciascuno di noi come parte importante, fondamentale, ma non assoluta. Assolutizzare il lavoro è sempre sinonimo di sacrificio ed espone a una concezione del lavorare distorta: non si vive per lavorare, si lavora per dare un apporto alla società, per realizzarsi e trasferirne la soddisfazione nella propria esistenza.
Di fatto la festa del lavoro nasce per affermare anche questo, ovvero che il lavoro è un diritto e chiama a sé atri diritti correlati come quello del giusto tempo lavorativo nel rispetto della dignità del lavoratore.
In inglese i giorno dedicato a celebrare il lavoro e i lavoratori è il Labor Day e affonda le radici storiche nel movimento sindacale delle otto ore giornaliere che sosteneva la necessità e il diritto dei lavoratori di dedicare otto ore al lavoro, otto allo svago e alla famiglia e altrettante otto al riposo.
Italia e lavoro
I nostri sono i figli di un’Italia mortificata dalla crisi economica. Più frequentemente di quanto non si possa immaginare, i bambini che nascono oggi vivono accanto a genitori “banalmente” preoccupati di far quadrare i conti a fine mese, angosciati dal pensiero di mantenere il posto di lavoro (in un periodo in cui la parola recessione diviene sinonimo di contrazione della produzione e perdita delle posizioni lavorative) o semplicemente precari a vita.
Spiegare ai bambini la festa del lavoro partendo dalla Costituzione
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, articolo 1 della Costituzione italiana. Oggi, 1° maggio dell’anno 2024, questa affermazione di principio che senso assume?
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” è storicamente l’ordine fondamentale della Costituzione italiana, assunto come principio di ogni legge e disposizione normativa, sancito al primo comma e come primo capoverso del primissimo articolo della nostra carta fondamentale.
Che cos’è la Costituzione in breve
Va da sé che partendo dal dettato del 1° articolo della Costituzione, è necessario chiarire ai bambini cos’è a Carta Costituzionale. In una massima esemplificazione, essa è l’insieme delle norme fondamentali del nostro Stato, racchiude tutti i principi base che l’Italia assume come principi guida e regole fondamentali dell’organizzazione delle istituzioni e delle relazioni Stato-cittadini.
L’Italia è fondata sul lavoro, che significa?
Affermare che un paese, sia esso l’Italia o qualsiasi altro, fonda sul lavoro vuol dire ancorare la crescita dello Stato alla forza produttiva dei cittadini e alla produzione stessa. Vuol dire, ancora, assumere il lavoro come strumento di partecipazione dell’individuo alla vita pubblica.
Del resto è storicamente vero che la collettività cresce di pari passo con la capacità di produrre ricchezza e generare progresso. In un paese in cui lavorano tutti, ciascuno nel proprio ambito, con le proprie competenze, adoperando il proprio estro ed il proprio genio, ci si arricchisce, ci si emancipa e si conquistano potere e libertà.
Il lavoro è libertà
La libertà dell’individuo, il suo benessere sociale e familiare, come la sua pace civile risiedono potenzialmente nel lavoro! In questo senso il lavoro è il verbo positivo che ogni società civile dovrebbe affermare e difendere.
Nel lavoro l’uomo trova la propria dimensione perché attraverso la produzione si genera soddisfazione morale ed economica. Senza considerare che il valore del danaro non è solo monetizzabile, più idealmente avere del danaro spendibile permette all’individuo di interagire con la società.
Lavorando si percepisce un compenso come risposta positiva alla produzione e con esso si soddisfano i bisogni della vita (bisogni individuali, familiari ma anche sociali).
Per spiegare ai bambini la festa del lavoro indichiamo loro, con concretezza, cos si fa con i soldi risultato de lavoro
Con i soldi guadagnati lavorando:
- le famiglie in formazione acquistano (o dovrebbero acquistare) la casa ove far crescere i loro figli;
- le neo mamme comperano per i nascituri il corredino;
- i genitori pagano le tasse e con esse finanziano la scuola e quindi investono sull’istruzione dei figli (i propri e quelli degli altri);
- i nonni sostengono le famiglie e aiutano nella gestione dei bambini, soprattutto quando la mamma ed il papà sono costretti ad allontanarsi dai piccoli a causa dell’impegno lavorativo.
Tutti esempi, questi, di ciò che il lavoro determina nella vita dell’uomo. Nessuna delle cose appena citate (a titolo di mero esempio) potrebbe mai realizzarsi né mai si realizza ove manchi il lavoro e con esso il danaro.
Con una spiegazione del genere non corriamo il rischio di lasciare intendere al bambino che tutto gira intorno ai soldi?! Di fatto, che tutto ruoti intorno al danaro non è un luogo comune o un frase fatta, è, piuttosto, una verità dinnanzi alla quale non dobbiamo piegarci ma per la quale dobbiamo lottare. Qui non si tratta di avidità o di arricchimento, si tratta di disporre di una quantità di danaro giusta per condurre una vita dignitosa, questo è un diritto di tutti inaccessibile senza lavoro.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione. Recita una canzone.
Lottare per il lavoro, non solo i proprio ma per il lavoro dignitoso accessibile a tutti
Oggi non parlerò ai miei figli del lotte che furono dei lavoratori, ma delle lotte che saranno e di quelle che restano da combattere.
Ai bambini dobbiamo raccontare che il lavoro è un bisogno personale e sociale. Dal punto di vista personale il lavoro ci dimostra che abbiamo delle capacità manuali e intellettuali, sappiamo ideare e creare, realizzare cose che funzionalmente migliorano la nostra vita. Lo facevano già i nostri antenati nella preistoria quando dal legno realizzavano utensili.
Dal punto di vista sociale, invece, il lavoro ha una ricaduta sul divenire del mondo, per esprimere il concetto con parole semplici possiamo dire che il lavoro cambia il mondo. Qualsiasi lavoro lascia un suo segno nella società. Non si tratta solo di una questione economica: il ciabattino che ripara una scarpa così come il medico che cura la tosse sono egualmente capaci di imprimere un cambiamento al mondo.
Visto così, il rapporto tra l’individuo, il danaro e il lavoro non può e non deve essere un privilegio o una concessione, esso è e deve rimanere un diritto capace di garantire pari dignità a tutti i lavoratori indipendentemente dal lavoro svolto. Ogni lavoro è prezioso, ogni lavoratore sostiene la società e concorre alla sua pace e civiltà sociale.
Una favola da raccontare ai più piccoli (in età prescolare e fino ai 5-6 anni) per spiegare ai bambini la festa del lavoro
C’era una volta un Re, vecchio e stanco che non voleva morire. Il primo giorno dell’anno radunò a corte tutto il suo popolo: ad ogni contadino diede un soldo per ogni semino piantato durante l’anno passato; ad ogni pastore un soldo per ogni pecora nata in quello stesso periodo; ad ogni muratore assegnò un soldo per ogni costruzione fatta e ad ogni coppia donò un soldo per ogni figlio.
A tutti promise che avrebbe dato ancora più soldi per ogni altro “bene” messo a frutto nel regno durante l’anno che si stava aprendo e così li congedò.
Al primo giorno dell’anno successivo molti furono i soldi che il Re dovette distribuire per mantenere la sua promessa. Il contadino aveva comperato più semi e piantato più piante; il pastore aveva fatto nascere tante pecorelle; il muratore aveva acquistato più calce e costruito molte case; le mamme ed i papà avevano sfamato i loro figli col soldo del Re e perciò avevano avuto la possibilità di metterne al mondo altri.
Il regno era divenuto bello vivo e rigoglioso perché tutti, nessuno escluso, avevano visto circolare i soldi del Re e avevano lavorato per metterli a frutto. Circondato da tanto bene, il Re stesso si sentiva meno stanco e meno vecchio, la bellezza del suo regno e l’energia dei suoi sudditi allontanarono persino la morte.
Questa favola è adatta per raccontare ai bambini in età prescolare e fino ai 5-6 anni che il lavoro e la circolazione del danaro producono effetti positivi dimostrando loro che lavorare è un diritto nobilitante dell’uomo, una conquista sociale e una manifestazione della libertà personale che produce bene per tutti.
Articolo aggiornato e implementato il 1 maggio 2024, articolo originario 1 maggio 2013