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Ragazza incinta rischia la vita perchè non può abortire

di Alessandra Albanese

27 Aprile 2013

El Salvador è un piccolo stato di un milione di persone dell’America centrale.

Una ragazza di 22 anni in questo ultimo periodo è al centro di un dibattimento etico e morale in tutto il paese.

La donna è affetta da una grave malattia del sistema immunitario, la Les (Lupus eritematoso sistemico) e, come se non bastasse, soffre anche di insufficienza renale.

E’ incinta, al quarto mese di una gravidanza che potrebbe portarla alla morte.

Il bimbo che porta in grembo nascerà morto perché anencefalico.

Lei ha chiesto di abortire, ma nel suo paese l’aborto non è legale, così come in molti paesi del centro America, in Cile e in alcune isole caraibiche come la Repubblica Dominicana.

Se la donna ricorresse all’interruzione volontaria di gravidanza rischierebbe 8 anni di galera.

Il caso è arrivato fino al ministero della salute, ed il ministro Maria Isabel Rodriguez sembra favorevole ad una soluzione di questo genere. Al momento il Tribunale Supremo sta ancora studiando il caso.

Anche i rappresentanti dell’Onu a El Salvador si sono interessati, così come Amnesty International. Roberto Valent, rappresentante Onu afferma: “La sua sopravvivenza dipende dalle autorità e ogni ritardo è crudele e disumano”.

Sul caso vige però il veto della chiesa (pensiamo che sull’emblema della bandiera di El Salvador è riportato il motto: Dios Union Libertad).

Il vescovo Josè Luis Escobar avvisa: “E’ uno stratagemma per conseguire la legalizzazione dell’aborto. Chiedo all’Alta Corte di ricordare che per la Costituzione una persona umana è tale dal concepimento”.

Varrebbe commentare, ma al momento limitiamoci alla cronaca.


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