Si è svolta ieri a Grosseto, presso il Teatro Moderno, la prima udienza preliminare per il processo sul naufragio della Costa Concordia che la notte del 13 gennaio 2012 causò la morte di 32 persone, di cui 2 risultano ancora disperse, oltre ai numerosi feriti tra i passeggeri e i membri dell’equipaggio.
Sono state consegnate al gup Molino oltre 200 richieste di parte civile tra le quali anche quella del Comune del Giglio, l’isola dove tutt’oggi giace il relitto della nave. Il Comune ha chiesto il risarcimento dei danni subiti, quantificati in 80 milioni di euro “per gli evidenti irreparabili danni alla propria identità alla sua naturale vocazione turistica e alla sua immagine destinata ormai ad essere associata a tale tragico evento. Senza dire poi – si legge nella richiesta di costituzione di parte civile effettuata dall’avvocato difensore del comune stesso – del più completo stravolgimento di una delle più belle aree paesaggistiche del suo territorio e della sua costa, del porto, della vita dell’isola e della popolazione, così come della macchina amministrativa che nei tempi successivi al naufragio subì un blocco”.
Anche la compagnia Costa Crociere si è costituita parte civile dopo aver già patteggiato, lo scorso 11 aprile, il pagamento di un milione di dollari, sanzione che le ha consentito di uscire dall’inchiesta sul naufragio. L’avvocato della compagnia Marco de Luca ha così motivato la richiesta
“Noi abbiamo subito un enorme danno per la perdita della nave e chiederemo di essere parte civile nel processo”.
È stata inoltre presentata dal pool di avvocati di “Giustizia per la Concordia” la richiesta di risarcimento di 500 mila euro per ogni passeggero della nave che ha riportato danni in seguito alla tragedia. In merito a ciò, gli avvocati della Costa Crociere hanno fatto sapere che la compagnia è “pronta a pagare tutti i risarcimenti alle eventuali parti civili con le proprie risorse, con risorse addizionali, con i suoi azionisti; tuttavia ricordo che finora abbiamo transato, trovando un accordo, con l’80% delle persone che erano sulla nave”.
Per quanto riguarda gli indagati invece, l’unico a presenziare all’udienza è stato il comandante Francesco Schettino dopo aver ricevuto l’autorizzazione a lasciare la dimora di Meta di Sorrento (NA).
Secondo quanto dichiarato da uno dei suoi avvocati, le responsabilità della tragedia sono da attribuire alla compagnia Costa e non al comandante Schettino:
“Schettino sbagliò a fidarsi troppo della gestione della Costa Crociere ed emerge sempre più che è un uomo che ha avuto un incidente sul lavoro, non lo si può criminalizzare”.
Il gup ha poi rinviato l’udienza a mercoledì 17 aprile al fine di poter esaminare tutte le carte.