Google ha creato il ”Death Manager”.
Il nome “Direttor Morte” non è che un nomignolo ad una procedura messa a punto dall’azienda di Mountain View che in realtà si chiama “Inactive Account Manager”.
L’opzione di Google è in pratica un “testamento digitale”.
Noi magari non ci poniamo il problema, ma la cosa certa è che le informazioni che noi inseriamo in rete su noi stessi, ci sopravvivranno alla nostra morte.
I profili sui social network, ma anche tutte le informazioni che immettiamo nel web, restano lì chissà per quanto tempo.
Al momento ad esempio sia Facebook che Twitter danno la possibilità tramite apposite pagine di segnalare il decesso dei proprietari dei profili, ma spesso le procedure non sono facili, anche in rispetto della privacy.
Inoltre non esistono delle vere e proprie leggi che regolano la “reversibilità” di accesso ad account o altro, per cui spesso le informazioni delle persone decedute in rete non sono né di facile reperibilità, tantomeno di facile cancellazione.
Sono nati così alcuni servizi privati come Securesafe o Legacy Locker che danno la possibilità di registrare le proprie “ultime volontà digitali”, ma anche qui le procedure erano difficili da seguire.
“Inactive Account Manager” dovrebbe servire da vero e proprio testamento digitale.
Si accede all’opzione se si è utenti di servizi come Gmail o Youtube e si ha la possibilità di stabilire, in vita, che fine faranno le proprie informazioni.
Si può dunque cancellare la propria iscrizione in automatico dopo un certo periodo di inattività, che va dai tre ai 12 mesi. O addirittura dare fino a 10 contatti da avvisare in caso di inattività dell’account. Degli “eredi digitali”.
Ovviamente Google si riserva il diritto di verificare i nomi e l’utente stesso, e potrebbe contattare tramite avviso telefonico o mail. Il “notaio digitale”.
“Speriamo che questa nuova opzione vi aiuti a pianificare il vostro ‘aldila’ digitale in modo da proteggere la vostra privacy e la vostra sicurezza. Ma anche a rendere la vita dei vostri cari più semplice”,
spiega Andreas Tuerk, manager di Google, che per restare in tema di parallelismi potrebbe essere paragonato ad un funzionario delle “pompe funebri digitali”.