Mamma e figlio rappresentano un intreccio amoroso che è tanto più stretto e fisico quanto più piccolo e indifeso è il bambino.
Quando la nascita non sia stata complicata o rischiosa, subito dopo il primo vagito i neonati vengono adagiati sul petto della mamma e immediatamente gli viene offerto il seno. A contatto col corpo materno i bambini ritrovano le sensazioni vissute durante lo sviluppo intrauterino, immediatamente ristabiliscono un rapporto fisico con la mamma e recuperano le percezioni che nutrivano nel ventre.
Il parto, anche il più naturale e dolce, interrompe la vita intrauterina e da il via a quella extrauterina; in questo senso la nascita è sempre un trauma, il bambino appena nato deve inevitabilmente subire un processo di adattamento alla vita fuori dal corpo materno. La ginecologia e la neonatologia moderne favoriscono l’immediato contatto fisico tra mamma e bambino, anche dopo un taglio cesareo, proprio perché è ormai chiaro che il contatto immediato, pelle a pelle, tra mamma e figlio favorisce l’adattamento alla vita fuori dal ventre.
Il rapporto neonato – mamma è addirittura extrasensoriale nei primi 6 mesi di vita del figlio, non è un caso che la madre si svegli al minimo sussulto del bambino, che ne percepisca il bisogno di cibo oppure la necessità di essere cambiato o consolato.
Nelle prime settimane di vita il figlio non riconosce se stesso come un essere diverso dalla mamma.
Nelle prime fasi della sua vita il bambino non ha ancora piena consapevolezza di sé e della propria autonomina corporea e mentale, il neonato si continua a sentire “parte del ventre materno”. Nel processo di distacco dalla madre e di elaborazione del “sè”, inteso come identità autonoma, il contatto fisico con la mamma è essenziale.
Non è inusuale che il neonato cerchi costantemente il contatto pelle a pella con la mamma. Il neonato vuole la madre non solo per soddisfare il bisogno di alimentarsi ma anche come strumento di conforto.
L’abbraccio della mamma ed il suo seno non sono vizi ma “ponti verso il mondo” perchè più il neonato verrà fisicamente coccolato e accudito più opportunità gli si daranno di superare positivamente l’adattamento alla vita extra uterina.
La mamma è dunque il tramite tra il bimbo e il mondo, accompagna il figlio alla conquista della vita e dell’autonomia.
In questo processo di accudimento del bambino la mamma diventa la figura di riferimento del piccolo, di norma quella prevalente perché solitamente è la donna che in maniera principale si occupa del bambino e dei suoi bisogni.
Col passare dei mesi i figli fanno i primi ed importanti esperimenti di autonomia.
Tra gli 8 ed i 14 mesi i bambini prendono piena coscienza di sé e incominciano a sperimentare le emozioni del mondo, complice anche una più ampia autonomia fisica, infatti a quell’età lo sviluppo motorio medio consente al bambino di gattonare prima e poi di camminare.
A queste sperimentazioni motorie si correlano altre esperienze emotive: il bambino che gattona o cammina va alla scoperta del mondo. In questo momento di crescita i bambini toccano tutto ciò a cui arrivano, le mamme definiscono questa una “fase pericolosa”.
Il bambino nei primi esperimenti di motricità deve imparare a gestire se stesso nel mondo relazionandosi con gli spazi e con gli oggetti, riconoscendo i pericoli e superando i propri limiti fisici.
· Questo è anche il momento in cui il piccolo comprende che la mamma è un’entità autonoma e diversa da lui; pian piano il figlio capisce pure che la madre è una persona coinvolta anche in una pluralità di affetti, interessi ed emozioni non sempre coincidenti e concordanti con le sue trepidazioni di bambino.
Nel momento in cui il bambino realizza che “la mamma non è solo sua” si possono manifestare le prime crisi di gelosia e la cosiddetta ansia da distacco.
– Cosa fare se il bambino piange disperatamente ogni qual volta la mamma si allontana da lui? E come comportarsi se il piccolo non vuole proprio rimanere senza sua madre?
Le manifestazioni di “attaccamento alla mamma” non possono essere sminuite ma neanche devono essere sopravvalutate, sono fisiologiche tappe del processo di emancipazione del bambino.
L’ansia da distacco si vince con la pazienza e si affronta gradualmente:
– se vostro figlio dimostra difficoltà a staccarsi da voi rassicuratelo; nel farlo tenete conto che i bambini molto piccoli non hanno ancora la percezione del tempo e la sofferenza che provano a causa del distacco non si può lenire tentando di quantificare il tempo dell’attesa. In pratica è inutile tentare di spiegare al bambino che la mamma mancherà solo per 5 minuti.
– lasciate il bambino con le persone di cui più si fida e che conosce, persone con le quali ha già un rapporto affettivo e di intimità, scegliete magari i nonni;
– non abbiate fretta, per incominciare favorite il gioco del bambino in compagnia di queste persone ma preferibilmente in casa vostra, cioè nei luoghi in cui il piccolo si sente sicuro e protetto. Mentre nonni e bambini, per esempio, giocano voi allontanatevi, cambiate stanza e cercate di “eclissarsi”, staccatevi dal campo di azione del bimbo pian piano prima solo per qualche minuto e poi sempre per più tempo. Anticipando il pianto del bambino e quindi ricomparendo prima che lui possa lamentare la vostra assenza gli dimostrate che voi ci siete, ritornate e ricomparite anche senza sofferenza;
– dopo qualche esperimento ben riuscito allontanatevi da casa, fatelo senza trasmettere ansie al bambino e se tornando lo trovate in lacrime spiegategli in maniera semplice cosa avete fatto traducendo, se è possibile, le vostre attività a suo vantaggio: “Mamma è andata a lavoro, lo fa perché così possiamo comperare la pappa o il giocattolo”; “Mamma è andata a comperare i pannolini” ecc…
– ai bambini più grandicelli dai 18 mesi in su la mamma può lasciare un proprio oggetto “un pegno d’amore” che dimostri la presenza affettiva della madre e ne “prometta” il ritorno.
Quando non sfocia in episodi di agitazione, stress e angoscia incontrollata l’ansia da separazione è un fenomeno del tutto normale che non deve sconfortare le mamme.
Come si previene o cura l’ansia da separazione?
L’ansia da separazione si risolve e sopratutto si previene abituando il bambino a godere delle cure di altre persone diverse dalla mamma e, in questo senso, favorendo il rapporto del piccolo con quelle che possono essere le figure di supporto più costanti (papà, zii e nonni).
Le mamme sono donne ed hanno bisogno di spazi personali e sociali, anche non solo lavorativi. E, tenuto conto di ciò, le madri per prime non devono manifestare “paure o remore” nell’affidare i bambini ai nonni, al papà o alle zie. Un bimbo accudito per qualche ora da una nonna, anche se piccolissimo, farà un’esperienza affettiva importante che concorrerà alla sua autonomia e che probabilmente ridurrà anche le sue ansie da distacco dalla mamma rendendolo più disponibile a rimanere senza la “donna della sua vita” per qualche ora!