I geni sono tali sin da bambini ma i “piccoli geni” vanno riconosciuti ed educati debitamente affinché coltivino i loro talenti senza però sentirsi, né in senso positivo né in senso negativo, diversi dai coetanei.
Dei bambini si dice che sono tele bianche su cui genitori, docenti e maestri di sport o arte possono imprimere diverse impronte educative. È giusto sottolineare che però nessuna tela è uguale ad un’altra come nessun bambino somiglia ad un altro! Ed è per questo che la stessa impronta educativa riesce a sortire effetti differenti a seconda della specificità a cui si rivolge.
L’adulto, in qualità di educatore, ha il delicato compito di inquadrare e considerare le attitudini del bambino, le sue peculiarità e le sue caratteristiche, orientando l’educazione proprio in base alle specificità che ogni cucciolo d’uomo possiede.
Ecco che la prima regola di una corretta educazione del bambino diviene l’osservazione: osservando nostro figlio, considerandone le caratteristiche e valutandone le doti possiamo comprenderlo.
La comprensione del bambino è il punto di partenza del percorso formativo: è una condizione indispensabile per strutturare un giusto sistema di comunicazione che sia fattivamente rispettoso dei bisogni del piccolo e utilmente orientato alla soddisfazione delle sue necessità.
I bambini sono tutti diversi tra di loro, inoltre uno stesso bambino può attraversare “fasi” della vita più o meno complesse o impegnative, ogni cucciolo d’uomo vive momenti in cui appare “mutato” e ci saranno occasioni di progresso ma anche fasi di regresso.
Guardando “l’universo bambino” si osservano bimbi più ricettivi e piccoli più svogliati o disinteressati; ci sono cuccioli più disposti a sperimentare le nuove esperienze della vita e altri più timorosi; si incontrano fanciulli più stimolati dall’apprendimenti di altri; esistono bambini che parlano prima e meglio dei loro coetanei; spiccano menti matematiche affascinate dai numeri e intelletti vivaci in grado di intuire processi che ad altri bimbi appaiono complicati e ardui. E il medesimo bambino riesce a vivere momenti migliori e momenti peggiori.
È per questo che non è funzionale avere uno schema educativo rigido, serve piuttosto un piano educativo flessibile volto ad accompagnare il bambino nel concreto cammino della crescita.
Alcuni bambini particolarmente attenti, ricettivi ed intelligenti sono definiti dagli esperti col termine inglese “gifted” che si traduce non propriamente in genio o geniale ma in dotato.
Un bambino è un gifted quando gode di un personale talento che esprime in maniera precoce dimostrandosi, in una materia e in un’arte, più maturo della sua età.
Un gifted è in genere un bimbo molto ricettivo che è stato ben stimolato:
se un cucciolo d’uomo dimostra sin da piccolissimo 12\18 mesi particolari ed elevate capacità attentive non è un errore stimolarlo, in questo senso educarlo all’apprendimento dei numeri e delle lettere sin da piccolissimo potrebbe sortire ottimi risultati. Allo stesso modo la pittura a dito (che non tutte le mamme praticano) è una attività interessante per i bambini è già prima dell’anno può svelare particolari affinità col colore e col disegno, facilitando poi l’approccio agli strumenti di scrittura (penne e pennarelli). Leggere ai bambini favole e filastrocche è un passatempo piacevole che accende le fiammelle della fantasia e stimola l’intelletto dei nostri cuccioli mettendo altresì in luce le loro doti intuitive.
Educare per crescere, cercando e scoprendo i punti di forza del proprio bambino, questo deve essere l’obiettivo di ogni genitore.
- Anche tuo figlio può nascondere una dote particolare … a Te il compito di scoprirla.
Intanto va detto che i talenti sono certamente innati, tuttavia perché si possano esprimere le attitudini debbono essere scoperte ed alimentate. Perciò nei bambini in cui si scorge qualche accenno di genialità l’attitudine individuata va massimamente stimolata e potenziata.
A discapito di ciò che si pensa comunemente i “piccoli geni” non sono poi così rari: considerata la popolazione mondiale degli studenti, i più esperti ricercatori affermano che sono plusdotati circa l’8-10% dei bambini.
Un bambino plusdotato ha uno sviluppo cognitivo superiore allo sviluppo medio di un suo coetaneo.
- Come si fa a capire se un bambino è un “piccolo genio”?
I bimbi plusdotati dimostrano la loro spiccata intelligenza sin da piccolissimi e “la genialità” si può palesare già all’età di 3-4 anni.
I bambini più intelligenti in genere sono anche i più sensibili: sono profondamente “fragili” e risentono molto dei richiami che quindi vanno mossi più come esperienze di riflessione che non come rimproveri perentori o aggressivi.
I “piccoli geni” hanno un grande cuore, di norma riescono a percepire i sentimenti degli altri e partecipano alla altrui gioia o tristezza, sono capaci di straordinari gesti di condivisione e appaiono affettuosi verso i bambini in difficoltà.
Tuttavia è facile che facciano i capricci soprattutto quando inciampano in un loro errore: di solito sono narcisisti e non accettano di sbagliare, non è raro che piangano dinnanzi alle sconfitte e spesso la “sconfitta” altro non è che “un’impresa impossibile” ovvero un obiettivo molto molto avanzato rispetto alla loro età anagrafica (per esempio un bimbo di 5 anni che già fa le moltiplicazioni è probabilmente dotato di una particolare abilità matematica ma potrebbe facilmente innervosirsi dinnanzi a una operazione che non riesce a risolvere!)
I piccoli geni normalmente hanno una sorprendente capacità memonica e malgrado ciò possono detestare le poesie scolastiche che non trovano “utili”. Può capitare che un gifted memorizzi intere frasi di una favola dopo averla ascoltata appena due o tre volte o ricordi senza sforzo luoghi e percorsi visitati o compiuti solo poche volte.
Un gifted non si accontenterà mai di una risposta evasiva, così ad un perché curioso di un piccolo genio nessun adulto può rispondere con un semplice “perché è così”; il gifted non è semplicemente curioso, è un bambino che letteralmente pretende di trovare delle risposte plausibili e vuole metabolizzarle analizzandole in maniera razionale e personale.
I piccoli geni hanno un vocabolario ricco e godono di un lessico forbito, sono capaci di discorsi “da adulti” e interagiscono facilmente con bambini più grandi riuscendo a confrontarsi su tematiche mature rispetto alla loro età. Questo non si percepisce solo in relazione ai saperi canonici (matematica, scienze e lettere) ma anche nell’ambito del gioco.
I “piccoli geni” si stancano facilmente dei giocattoli perché una volta che ne hanno comprese le dinamiche questi bambini ritengono che l’enigma sia risolto e il problema sia superato.
La velocità di apprendimento di un gifted può creare persino problemi a scuola perché i sistemi mnemonici e ripetitivi dell’apprendimento tradizionale possono risultare limitanti quindi non stimolanti per il “piccolo genio”.
Un gifted ha limiti attentivi molto alti, infatti se sta facendo qualcosa che gli interessa è assai difficile orientarlo verso un’altra attività.
Ai bambini ambiziosi e capaci di alti margini di concentrazione è opportuno non concedere giochi elettronici a profusione. Infatti se di norma il gioco elettronico crea stress e dipendenza, queste controindicazioni comuni si amplificano quando al videogame resta incollato un gifted. Sono preferibili i giochi che stimolano la fantasia e le scoperte, quelli che favoriscono la manualità e indirizzano verso le manifestazioni artistiche.
Un gifted è facilmente un tipo cerebrotonico, in questo senso è auspicabile che il genitore aiuti il bambino a scoprire anche le potenzialità del suo corpo oltre a quelle della sua mente, ciò è realizzabile favorendo il movimento e gli sport. Va favorita anche la socializzazione con i coetanei con cui il gifted deve imparare a rapportarsi pure su un piano fisico – ludico, buonissimi gli sport di confronto e di gruppo.
- Perché dovrei capire o sapere che mio figlio è un “piccolo genio”?
Quando in un bambino si rintraccia una particolare intelligenza questa “genialità” del bambino non deve essere considerata né come un vanto né come una condizione discriminate, essa è semplicemente una qualità del bambino che è importante identificare per orientare l’educazione del cucciolo d’uomo, per non confondere genio e negligenza, eccellenza e non curanza, noia e scostumatezza, vivacità intellettiva e iperattività.
Ecco che osservare per crescere, ritorna in fine ad essere la regola prima dell’educazione a cui si accompagna il compito di comprenderne il bambino e di considerarne le qualità discutendo le caretteristiche del bambino anche con gli educatori e con le figure di riferimento diverse dai genitori.