Napoli. Il rogo che ha distrutto Città della Scienza è di origine dolosa. Ma và? Viene da dire.
Camorra, eversione, qualsiasi cosa sia non erano necessari i RIS di Parma per scoprire che un incendio che ha avuto 10 ceppi, quasi tutti dal lato mare, quello meno controllato, nel giorno di chiusura della struttura non fosse “casuale”.
Ieri è stato detto che la camorra si batte con l’istruzione e la cultura. E la camorra si accanisce proprio contro questo, contro lo strumento che può sconfiggerla.
E quando si parla di camorra non si deve pensare soltanto ai boss, al traffico di droga, ma si deve anche pensare agli “atteggiamenti mafiosi” di cui troppo spesso ci si macchia: fallimenti pilotati, evasione fiscale, anche e perfino l’inciviltà che ti fa pensare: “perche io lo posso fare”, e metti la macchina in doppia fila, non rispetti la coda alla posta, scavalchi il turno in ospedale. Perché io lo posso fare.
In questi atteggiamenti la cultura, l’istruzione vince. E quando una struttura si erge a simbolo di cultura e istruzione, allora può essere pericolosa.
A parte l’ironia, forse fuori luogo, ma che sorge spontanea, si aspettano gli esami della Polizia scientifica, ma ormai è quasi certo il dolo nell’incendio che ha incenerito una struttura modello, un fiore all’occhiello. Gli investigatori sono molto più cauti e dunque al momento non esprimono alcuna certezza se non quella evidente dell’incendio doloso.
Forse semplicemente Città della Scienza è stata bruciata per una questione di estorsione, o forse perché era più fruttuosa “da morta” con gli indennizzi dell’assicurazione che “da viva” con i dipendenti da pagare da quasi un anno.
La cronaca delle ultime ore da al momento una sola risposta.
La squadra investigativa è composta dal Procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dal pm della Dda Michele Del Prete, oltre agli investigatori di Squadra mobile, Digos e Carabinieri.
L’inchiesta è stata affidata alla Direzione distrettuale antimafia. Il che potrebbe voler dire che si segue la pista dei possibili appalti, della ricostruzione di Bagnoli, o delle minacce estorsive.
Si guarda anche in un’altra direzione: cioè un atto eversivo. Ipotesi che potrebbe essere avvalorata dalla precisione chirurgica dell’operazione.
Anche se il sistema antincendio era funzionante, il fuoco si è sviluppato velocemente. Poi, altra cosa che è risultata atipica, è stato il numero di chiamate arrivate ai vigili del fuoco: soltanto due, quando in casi del genere sono numerose. Personalmente questa considerazione mi sembra poco appropriata: se così fosse potrebbero essere coinvolte un milione di persone, cioè tutti i napoletani che eventualmente accortisi dell’incendio non l’hanno denunciato…
Il questore di Napoli Luigi Merolla ha anche affermato che si stanno prendendo in considerazione anche delle riprese di alcune telecamere.
Ieri poi anche il Ministro della Giustizia Severino si è recata sul luogo e ha affermato “Napoli ce la farà. Questa cenere deve rappresentare un faro su quello che è accaduto e su quello che non deve più accadere”.