Una coltre di fumo denso e nero si alza sul cielo di Bagnoli: fuoco e fiamme hanno inghiottito la “Città della Scienza”.
Nella serata di ieri, lunedì 4 marzo 2013, un incendio indomabile si è propagato nei capannoni di “Città della Scienza” a Bagnoli, il rogo ha letteralmente distrutto tutto il polo tecnologico.
Oggi il luogo simbolo della bonifica dell’ex polo industriale dell’Italsider non esiste più, la cittadella dedicata alla divulgazione scientifica e il suo preziosissimo indotto sono svaniti.
Le immagini girate nella tarda serata di ieri marcano il dolore nel cuore di Napoli e dell’Italia tutta: tra le fiamme si intravedono solo gli scheletri dei più prestigiosi capannoni partenopei.
L’Italsider fu il più vasto polo industriale del mezzogiorno, dopo “l’era del ferro” e lo smantellamento delle acciaierie sono partiti laboriosi piani di recupero dell’area.
- Correva il 1905 quando “120 ettari di Napoli” vennero “invasi” da un processo di industrializzazione destinato a rivelarsi lesivo per il territorio e per il patrimonio culturale e turistico partenopeo. Allora il potenziale turistico del sud d’Italia non veniva neanche considerato come un’ipotesi di sviluppo. È stata la storia ad imporre la rivalutazione dei territori feriti dagli impianti industriali. Ed a metà degli anni 80 Napoli ha dovuto fare i conti con il fallimento del progetto industriale che nel frattempo aveva prolungato in mare le sua lingue di ferro. I pontili dell’Italsider nel mare di Coroglio erano i fendenti da cui la città doveva ripartire distruggendo per ricostruire.
- E nel 2003 (a processo di bonifica già incominciato) l’abbattimento delle torri-caldaia dell’ex Italsider di Bagnoli dimostrò all’Italia e al mondo che la città di Napoli era pronta a puntare su se stessa.
- Il complesso di Città della Scienza venne alla luce negli anni ’90, “sulle macerie del ferro” la Fondazione Idis costruì una parte importante del “futuro di Napoli” dimostrando che all’Ilva c’erano alternative produttive virtuose, fruttuose e rispettose del territorio.
Citta della Scienza è stato un polo tecnologico virtuosamente produttivo registrava una media di 350 mila visitatori l’anno. Il polo tecnologico era articolato intorno a 4 grandi capannoni, sedi logistiche di incubatori per le imprese e di un centro di divulgazione scientifica sul modello de La Villette a Parigi.
Le fiamme hanno mangiato il futuro: nella serata di ieri la cittadella della scienza è andata in fumo.
L’incendio si è propagato con una velocità impietosa, i vigili del fuoco prontamente accorsi sul posto hanno dovuto fare i conti con un rogo difficile da gestire. Nel polo tecnologico il fuoco ha trovato di che nutrirsi, nei capannoni vi era moltissimo il legno e le fiamme non hanno risparmiato nulla.
Il fumo annunciava il rogo dominando il cielo di bagnoli. Fortunatamente il vento ha portato la coltre di fumo densa e nera verso il mare (prima che il vento soffiasse i funi verso il mare aperto la cittadinanza era in allarme si temevano intossicazioni da fumo).
Le autorità non si pronunciano ancora sulla natura del rogo, fanno solo sapere che non si può escludere l’ipotesi di un gesto criminale e che certamente non vi sono vittime. Tuttavia è più corretto dire che nessuno è rimasto fisicamente coinvolto nell’incendio, avvenuto a tarda sera attorno alle 21.30 e nel giorno di chiusura del polo tecnologico.
È giusto sottolineare che delle vittime del rogo ci sono eccome: sono vittime di questo fuoco i lavoratori del polo, 160 famiglie, le forze dell’indotto e i napoletani tutti.
Sul posto molti residenti affranti hanno dichiarato: “E’ come se bruciassero le nostre case”.