Il percorso di crescita dei figli è naturalmente articolato, i loro itinerari evolutivi non sono prevedibili in modo certo nè risulta sempre semplice, per un genitore, leggere i significati e calarsi nelle dinamiche dei comportamenti dei bimbi. Mamma M. è alle prese con una “inaspettata” paura della sua G.. La piccola manifesta il timore di essere aggredita da altri bambini, al parco ed al nido la sua serenità viene rotta da questa fobia.
Alla richiesta di mamma M.risponde la Dott.ssa Morè Rita, pedagogista di Vita da Mamma. Qui di seguito la domanda giunta al nostro indirizzo:
<< Salve. Mia figlia G. di 2 anni e 3 mesi ha iniziato circa a settembre ad avere un pò di timore, al parco giochie, dei bimbi “sconosciuti” (soprattutto piu grandi, spesso la travolgono o la cacciano a malomodo..).
Ora anche al nido (è il secondo anno che fa) inizia a piangere non appena le si avvicina un bambino, anche se non le fa o ruba niente. Oggi ho collegato alcuni episodi successi all'asilo con la favola di cenerentola che vuole continuamente che le leggiamo. E' fissata col vestito strappato dalle sorellastre… non vorrei che avesse paura che i bimbi che si avvicinano le vogliano strappare i vestiti…. (un giorno, dopo l'asilo G mi ha detto: ” G. ha pianto, paura dei bimbi, maglietta”) .
Ora non so cosa e come fare e spero che non sia un sintomo dell' essere poco socievole… anche se con i fi gli dei nostri amici non ha di questi problemi… spero di essere stata chiara, grazie in anticipo, M.>>
Ecco i consigli della Dott.ssa Morè:
Alla tua G. è capitato quello che capita a tanti bambini: subire l’aggressività di bambini sconosciuti e più grandicelli.
E’ chiaro che ciò l’ha intimorita e il timore le resta anche al nido perché pensa che l’esperienza negativa possa ripetersi. Non teme, invece, i figli dei tuoi amici che sicuramente non le hanno mai mostrato aggressività. Al parco giochi è facile che alcuni bambini mostrino aggressività. Vogliono sentirsi padroni dei giochi, gestirli senza interferenze, perciò ogni nuovo arrivato, soprattutto se più piccolo, è considerato un intruso che può minacciare la propria libertà di gioco. G. però, nel contempo, mostra di comprendere, anche se a livello inconscio, di non avere gli strumenti per opporsi a quei bambini più grandicelli, di capire che deve crescere.
Non è un caso, infatti, che continuamente rimandi alla favola di Cenerentola che, dopo essere stata costretta a subire per anni le angherie delle sorellastre, viene prescelta dal principe e si riscatta dalla sua posizione servile. Le fiabe hanno una grande importanza per i bambini, li aiutano nella loro crescita. Esse recano importanti messaggi, parlano delle pressioni e tensioni interiori in un modo che il bambino inconsciamente comprende. E quel che è più importante offrono esempi di soluzioni alle difficoltà e avversità che il bambino incontra. La tua G. ha scelto Cenerentola. Scrive Bruno Bettelheim, uno dei più grandi della psichiatria contemporanea, che “Cenerentola guida il bambino dalle sue più gravi delusioni verso lo sviluppo della propria autonomia, dell’operosità, di una positiva identità personale”.
Dunque G. si sente Cenerentola. Questa identificazione l’aiuta ad accettare la condizione di impotenza, ma solo perché sa bene che, come Cenerentola, se ne emanciperà. Cenerentola le infonde quella speranza nel futuro necessaria per affrontare la tensione e l’angoscia che l’assale quando avverte che altri bambini hanno dei grandi vantaggi su di lei. A te non resta che assecondarla e, se posso darti un suggerimento, prova a leggerle tu questa fiaba la sera quando G. nel suo lettino è pronta per la nanna. Leggere le fiabe ai propri bambini, soprattutto quelle che per loro hanno un significato particolare, è un’ottima terapia. G. sentirà che anche tu condividi quella speranza che lei ha nel proprio futuro, si sentirà approvata quando nella sua fantasia si prende la rivincita sulla minaccia costituita da quei bambini più grandicelli del parco giochi.