Ho iscritto i miei figli a scuola per l’anno scolastico 2013-2014.
Quest’anno si fa tutto on-line.
Ti iscrivi al sito del Ministero, iscrivi il ragazzo, aspetti la mail di conferma.
Peccato però che spesso devi comunque chiamare la segreteria per altre istruzioni. Quando va bene ti basta telefonare, in altre occasioni si è lo stesso costretti ad andare in segreteria, prendere appuntamento, aspettare l’impiegata amministrativa.
E soprattutto devi pagare. Si perché si sa che la scuola non ha fondi sufficienti per fare tutto quello che i ragazzi devono fare.
Sul sito della scuola di mio figlio il dirigente (che sarebbe il preside) precisa: il suddetto contributo non sarà impiegato per retribuire personale scolastico. Sono contributi volontari.
Cosa sono i contributi dei genitori alla scuola?
I contributi deliberati dal Consiglio d’Istituto vennero istituiti con la finanziaria per il 2007 dalla legge 296/2006.
Vengono destinati direttamente all’istituto scolastico, tant’è che il bollettino postale, o il bonifico è intestato direttamente alla scuola e non al Ministero dell’Istruzione.
Vigendo però il principio della gratuità scolastica non è consentito alle scuole di chiedere contributi per lo svolgimento delle attività curriculari (es fotocopie, materiale didattico ecc), a meno che non si tratti di rimborso di spese come gite o assicurazione RC, sempre che la scuola l’abbia sottoscritta.. In più queste spese non dovrebbero superare i 25 euro.
I contributi sono VOLONTARI, cioè non possono essere imposti ad alcun genitore o alunno, e chiunque sostiene che senza il pagamento di questi contributi un alunno non può essere iscritto a scuola dice una falsità.
Principalmente i contributi scolastici sono detraibili dalle tasse. In sede di dichiarazioni dei redditi viene detratto il 19% dell’importo del contributo a patto che si sia conservata la ricevuta di versamento e che nel versamento sia evidente la voce: EROGAZIONE LIBERALE PER INNOVAZIONE TECNOLOGICA, AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA, EDILIZIA SCOLASTICA. Almeno una di queste voci.
E allora se la scuola chiede un contributo volontario bisogna versarlo o no?
Diciamo che pagare per l’istruzione dei figli, soprattutto se non sono quote esorbitanti, fa bene alla scuola ma fa meglio al figlio, che disporrà di strumenti maggiori e più idonei. Spesso come scritto in precedenza le scuole sono realmente con i fondi al minimo. Se però le famiglie non riescono neanche a versare un minimo contributo sappiate che la legge consente di usufruire in maniera totale della offerta scolastica. In fin dei conti siamo ancora un paese con uno stato sociale.