Molto spesso, soprattutto all’inizio dell’anno scolastico, si incontrano mamme e papà che sono alle prese con la nuova programmazione della vita dei propri figli. Spesso i bambini devono fare già i conti con la pianificazione scolastica, che in molti casi prevede l’orario a tempo pieno, dunque significa tornare a casa già tra le 4 e le 5 del pomeriggio, per due o tre volte a settimana.
A questo impegno, già sufficientemente oneroso per i bambini, si aggiungono le più svariate e multiformi attività.
Corsi di ogni tipo e di ogni livello, da quelli ludico-ricreativi, a quelli sportivi o anche culturali. Fanno la comparsa corsi tradizionali e sempre gettonati come il nuoto, o l’allenamento di calcio e basket per finire con altri, più raffinati, quali corsi di lingua straniera, musica o scacchi.
Viene da chiedersi quanto queste siano scelte propriamente fatte dai bambini e per loro o quanto non siano frutto di una mancata realizzazione da parte di un genitore in quell’ambito o anche, a volte, la volontà di colmare presunte lacune o incapacità, da parte di mamma e papà, di far passare il tempo adeguatamente ai propri figli.
E’ sempre importante valutare l’impegno dei bambini in modo proporzionale alle loro effettive esigenze e attitudini.
Non diamo per scontato che sia tutto utile, oltretutto, in molti casi, i bambini non sono in grado di decidere autonomamente, tendono ad accettare questi impegni senza realmente rendersi conto dell’effettivo investimento in termini di tempo e di energie.
I nostri figli sono spesso molto esigenti per le loro prestazioni e non acquisire buoni risultati li pone spesso poi in condizione di stress, competizione forzata, ansia da prestazione, con una conseguente diminuzione di autostima, dando luogo all’effetto contrario di quello sperato, cioè uno sviluppo disarmonico dal punto di vista emotivo.
Sottoporre un bambino ai ritmi di un manager rampante in carriera non è propriamente formativo e il buon senso deve sempre prevalere, senza innescare meccanismi di appagamento sociale anzitempo, senza le dovute cautele e difese caratteriali che si svilupperanno solo in età adulta.
Senza contare le difficoltà organizzative di chi ha più di un figlio e deve fare gincane azzardate, finendo per creare frustrazione e tensione in tutti.
I bambini super impegnati trasformano sovente lo stress in aggressività. Cui prodest?
La maggior parte degli psicologi, sono concordi nell’indicare limiti ragionevoli agli impegni extrascolastici.
- Innanzitutto si consiglia di lasciare che i bambini si orientino verso attività davvero gradite o utili, concordate insieme.
- In secondo luogo, si suggerisce di lasciare ampio tempo libero da gestire ai bimbi e dove poter, liberamente, svolgere giochi di fantasia e di ruolo per sviluppare la propria creatività.
I nostri figli hanno anche bisogno di essere capaci autonomamente di impegnare il proprio tempo e di riscoprire il piacere di stare con la famiglia, inventarsi delle attività con “poco o nulla”, non avere tutto preorganizzato e preconfezionato da tabelle di marcia e, perché no, a volte, annoiarsi. Gestire piccoli momenti di “noia”, sostengono gli esperti, è formativo per imparare a non dare nulla per scontato, imparare ad affrontare situazioni che poi, in età adulta, non si ha più la capacità di affrontare con serenità e spirito di adattamento e anche per sviluppare capacità di autogestione e spirito di iniziativa.
Dunque, come per tutto, vale la regola di non esagerare e fare tutto senza perdere di vista l’interesse del bambino e la sua naturale propensione a divertirsi.