Prima dell’avvento di Internet il bullismo si praticava nei giardinetti o nei corridoi della scuola, ora, pur non essendo sparito neppure da lì, ha però trovato la possibilità di approdare e rafforzarsi anche in Internet con danni sempre più evidenti.
Nei casi, come dire, “tradizionali”, la vittima poteva comunque, alla fine della giornata, trovare un rifugio sicuro in casa ma nell’era di Internet anche quest’oasi di pace viene preclusa.
Vengono ricevuti messaggi privati o, peggio, pubblici che tutti possono vedere, come: “sei grasso”, “il tuo fidanzato ti tradisce”, “il tuo migliore amico non ti sopporta”, “non sarai mai in grado di fare nulla” e via di seguito.
Sfortunatamente accade molto più spesso di quanto si creda. Molti ragazzini colpiti da questo cyber bullismo iniziano a sentirsi a disagio, diventano vittime di depressione, ansia, anche di idee suicide già studiate ed osservate in diversi centri psicosociali e testimoniati anche da fatti di cronaca recenti. I più forti inizialmente potranno affrontare i fatti con un certo distacco o un senso di divertimento un po’ amaro, ma poi vengono letteralmente schiacciati dalle continue provocazioni.
Sono ancora in via di studio le cause e i motivi per cui alcuni diventano bulli e altre vittime di questo nuovo mezzo tecnologico.
La dottoressa, psichiatra, Elizabeth Arnold del North Carolina ha alcune idee a tal proposito.
Soprattutto nell’adolescenza si ha un forte bisogno di sentirsi accettati perché la percezione di essere diversi dagli altri è molto forte e non ancora interiorizzata, ogni differenza rispetto al gruppo si vive come un senso di inadeguatezza e se si legge una critica o una presa in giro, non è facilmente assorbibile da una psiche ancora fragile, alla ricerca di un equilibrio.
Dunque le ragioni sono le stesse del bullismo “tradizionale”, dove, dall’altra parte, troviamo altri giovani che hanno bisogno di degradare e sminuire gli altri per sentirsi forti e vincenti. Solo il mezzo è cambiato e si è adeguato ai tempi.
I teenagers hanno sempre comportamenti molto estemporanei, istintivi, focalizzano il presente senza pensare alle conseguenze e il loro “futuro” spesso coincide con le successive 48-72 ore!
I bulli non riescono a pensare che le loro parole crudeli possano portare qualcuno al suicidio e le giovani vittime, d’altro canto, non riescono a pensare che tutto ciò è relativo a un ristretto gruppo di persone per un ristretto periodo di tempo e non riescono a proiettare la loro vita altrove. Questo innesca una pericolosa spirale che si ritorce fino a stritolare i ragazzini più deboli.
Il mezzo tecnologico introduce una forza maggiore rispetto ai mezzi precedenti perché lascia l’aguzzino libero di torturare senza guardare la vittima in faccia. Il bullismo richiede una mancanza di empatia e il web crea il distacco adeguato. Inoltre gli dà una fama più immediata e una diffusione maggiore del proprio potere.
I genitori dovrebbero essere sempre coinvolti nella vita “virtuale” dei loro figli, con discrezione, solo a forma di tutela, soprattutto se sopraggiungono dei cambiamenti nel temperamento e nelle abitudini dell’adolescente.
Bisognerebbe anche parlare del problema del cyber bullismo ai figli, essi devono sapere che esiste e che anche voi ne siete a conoscenza. Molti ragazzini, dopo episodi di bullismo su Internet, hanno confessato di non aver detto nulla perché pensavano che i loro genitori non gli avrebbero mai creduto.
Per iniziare un dialogo a tal proposito potreste iniziare chiedendo se ne hanno mai sentito parlare, se conoscono qualcuno che ne sia stato vittima o al contrario carnefice, cosa farebbero se sapessero che un loro amico ne fosse coinvolto.
Cercate di fare attenzione se ci sono dei cambiamenti nelle abitudini dei vostri figli, tipo:
- smettere improvvisamente, da un giorno all’altro, di usare il computer;
- agire nervosamente o soprassaltare se arriva un messaggio;
- mostrare repentino timore o ansia nell’andare a scuola;
- avere episodi di rabbia, depressione e frustrazione dopo l’uso del computer;
- diventare restii ai rapporti con amici e membri della famiglia;
- chiudere o cambiare velocemente le schermate del computer non appena ci si avvicina;
- usare il computer anche di notte;
- diventare ingiustificatamente nervosi se il computer non funziona;
- evitano discussioni su cosa fanno al computer;
- usano diversi profili e identità.
Non abbiate paura di agire e parlarne con loro se sospettate qualcosa, spesso non aspettano altro che essere scoperti!
Bisogna stare molto attenti ai segnali che i nostri ragazzi ci lanciano, spesso non sono solo le parole a comunicare ma gli sguardi, la perdita di appetito, di volontà, di attenzione, di sonno; alcuni arrivano anche a piccoli episodi di autolesionismo come tagliuzzarsi o ferirsi in modo lieve.
Ogni cosa deve essere presa seriamente, senza drammatizzare ma con la dovuta attenzione.
La tecnologia ha cambiato il nostro mondo nel bene e nel male ma non dovrebbe cambiare i valori e ciò che si insegna ai bambini. Dobbiamo ancora insegnar loro come ci si comporta con gli altri e che le cose che dicono e che fanno possono davvero ferire profondamente.
Tratto da www.wakehealth.edu