Cosa si intende con l’espressione “i tre giorni della merla”? Come, quando ma soprattutto perché è nato questo modo di dire? In questo articolo Vita da mamma cerca di comprendere le origini e le tradizioni legate ai giorni più freddi dell’anno.
I giorni della merla
L’espressione “i tre giorni della merla” fa riferimento a una vecchia ma ben radicata tradizione italiana, diffusa soprattutto nella pianura padana, che identifica gli ultimi giorni di gennaio (29, 30 e 31) come i più freddi dell’anno. Non vi è nulla di scientifico in tutto ciò, tuttavia dietro queste leggende spesso si cela un fondo di verità.
Risalire alle origini di questo detto non è facile. È risaputo che le leggende nel corso degli anni possono intrecciarsi più e più volte fino a tramutarsi in storie completamente diverse da quella originale, un cambiamento che rischia di determinarne anche la definitiva scomparsa.
Per rintracciare questi miti qualcuno, in particolar modo le mamme o le nonne, si affidano ai vecchi sussidiari, così chiamati una volta i libri di testo usati nelle scuole elementari (libro unico di cultura generale). Tra le loro pagine infatti è possibile trovare alcune delle più tradizionali versioni della storia dei giorni della merla, racconti che narrano di questo uccello e del suo disperato tentativo di superare indenne il freddo inverno.
La breve storia dei giorni della merla
C’era una volta una merla bianca che, per ripararsi dal freddo gelido di fine gennaio, si rifugiò con i suoi piccoli in un comignolo. Gli uccelli trascorsero lì ben 3 giorni e ne uscirono solo il 1° febbraio, certi di aver ormai superato il rigido inverno.
Una volta fuori, mamma merla e i suoi piccoli notarono un importante cambiamento: le loro piume non erano più bianche come la neve bensì apparivano nere come la pece. Il fumo e la fuliggine del camino li aveva scuriti donando loro quel caratteristico piumaggio nero che conosciamo oggi.
Nel corso degli anni questa stessa leggenda ha subito delle piccole variazioni. La più nota e ben più triste della precedente racconta la storia di mamma merla che, nascosta nel comignolo con i piccoli, attende speranzosa il ritorno di papà merlo, partito in cerca di cibo.
Dopo giorni di ricerche, il merlo tornò sul tetto dove si era nascosta la sua famiglia ma non riuscì a trovarla. Al loro posto, rintanati nel camino, c’erano degli uccelli neri. Il merlo non sapeva che la fuliggine aveva annerito le candide piume di mamma merla e dei suoi piccoli. Non riconoscendoli, papà merlo volò via lasciando morire di fame la sua famiglia.
I giorni più freddi dell’anno
Le storie qui sopra proposte farebbero luce sul cambiamento di colore dei merli: una volta bianchi, oggi questi uccelli si presentano con il corpo ricoperto da piume nere e il becco giallo/arancione. Esiste invece un’ulteriore leggenda che spiegherebbe perché gli ultimi tre giorni di gennaio sono considerati i più freddi di tutto l’inverno e perché vengono associati proprio alla merla.
Tutto avvenne per una mera vendetta dello scontroso e irascibile gennaio nei confronti di una merla bianca che lo aveva deriso e beffeggiato. Per portare a termine il suo piano, gennaio, che contava solo 28 giorni, chiese 3 giorni in prestito al mese successivo, ossia febbraio, che si mostrò disponibile ad aiutarlo.
Forte di quelle giornate in più, il mese stizzito e furioso diede così sfogo a tutta la sua ira scatenando una tremenda tempesta di neve che gelò ogni cosa. La merla si rifugiò nella canna fumaria di un camino acceso e vi uscì solo il 1° febbraio, quando il freddo cominciò a diminuire. Ovviamente il fumo del camino aveva tinto le sue piume di nero.
Se vuoi approfondire questa leggenda, leggi: I giorni della merla, storia per bambini
I giorni della merla secondo Sebastiano Pauli
Letterato, archeologo e antiquario religioso nato nel 1684 e deceduto nel 1751, Sebastiano Pauli pubblicò nel 1740 l’opera “Modi di dire toscani ricercati nella loro origine”. Nella stessa si parla dei giorni della merla, o meglio vengono fatte due ipotesi sul significato di questa espressione, entrambe riguardanti il fiume Po.
La prima supposizione fa riferimento alla leggenda dei soldati piemontesi. Questi avevano il compito di trasportare da una riva all’altra del fiume Po un pesante cannone chiamato “Merla” perché di colore nero. Un’impresa non certo facile a causa della forte corrente che precludeva loro ogni possibilità di riuscita.
Decisero così di attendere l’arrivo di gennaio, in particolar modo gli ultimi giorni del mese. In quel periodo infatti il clima invernale del nord diventava sempre più rigido e il vento gelido ghiacciò il corso d’acqua. Quella gelata permise ai soldati di attraversare a piedi il fiume ghiacciato e di trasportare il cannone dall’altra parte della riva senza eccessivi sforzi.
Anche la seconda ipotesi è ambientata sulle rive del Po ma, contrariamente alla prima, la protagonista stavolta è una Nobile Signora di Caravaggio, nota con il nome “de Merli”. La donna doveva attraversare il fiume per poter raggiungere il marito ma riuscì ad adempiere al suo dovere solo a fine gennaio, ossia quando il fiume fu completamente gelato.
Un’antica leggenda
Non è possibile datare con assoluta certezza la nascita del mito dei giorni della merla; è tuttavia comprovato che si tratta di una tradizione molto antica. Citata da Pauli nel XVIII secolo, è possibile ritrovarla addirittura negli scritti XIII secolo.
Non tutti sanno o ricordano che Dante ne fece menzione nel XIII canto del Purgatorio quando giunge nella seconda cornice. Ecco cosa si legge nei versi dal 121 al 123:
“tanto ch’io volsi in sù l’ardita faccia,
gridando a Dio: “Omai più non ti temo!”,
come fé ‘l merlo per poca bonaccia.”.
Con questa frase la nobildonna senese Sapia, che espiava la sua pena tra gli invidiosi, fece riferimento ad una favola molto diffusa nel Medioevo. Secondo quest’ultima, un merlo si fece beffe di tutti quando, convinta di aver superato l’inverno, uscì fuori allo spuntare dei primi tiepidi raggi di sole.
Curiosità sui giorni più freddi dell’anno
Come detto in precedenza, non vi è nulla di scientifico in tutto questo, quelle narrate fino ad ora sono e restano delle leggende, delle credenze popolari tramandate nel corso dei secoli. È tuttavia innegabile che negli ultimi giorni di gennaio le condizioni meteo siano tra le più rigide dell’inverno.
Ma bisogna tener conto anche delle eccezioni! In quel caso però, è interessante notare come la saggezza popolare abbia provveduto a coniare un proverbio in grado di fornire un’ulteriore interpretazione:
“Se i giorni della Merla saranno freddi, allora la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo”.
I giorni della merla e l’estate di San Martino
Altra curiosità sulla tematica è la particolare corrispondenza tra due santi che potremmo definire omonimi: San Martino, celebrato l’11 novembre, e Santa Martina, festeggiata il 30 gennaio. Queste due ricorrenze inoltre segnano due eventi contrapposti:
- l’estate di San Martino: si verifica quando, ad autunno ormai inoltrato, i primi periodi di freddo subiscono una breve interruzione e, secondo il proverbio, è possibile godere di 3 giornate di bel tempo riscaldate da un tiepido sole;
- i giorni della merla: secondo vecchie credenze popolari, il 29, il 30 e il 31 gennaio sono i giorni più freddi dell’inverno.
Ma non è tutto! Tra le due ricorrenze intercorrono esattamente 80 giorni, al centro dei quali (40esino giorno) ricorre il solstizio d’inverno (fissato per abitudine e comodità al 21 dicembre). Una simmetria quasi perfetta, due ricorrenze diametralmente opposte, come possono esserlo la luce ed il buio, tenute in perfetto equilibrio dal giorno più corto dell’anno.
Aggiornamento articolo originario pubblicato il 29 Gennaio 2013