Fabrizio Corona da venerdì risulta irreperibile per le autorità italiane, è quindi “legalmente” latitante.
Scappa o è scomparso da quando la seconda sezione penale della Suprema Corte lo ha condannato a 5 anni di reclusione riconoscendolo colpevole del reato di estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali.
Già da ottobre l’ex re dei paparazzi era affidato in prova ai servizi sociali del comune di Milano, doveva scontare con pena alternativa un cumulo di sanzioni definitive.
Dopo la pronuncia della Cassazione molte cose sono cambiate: la pena alternativa è divenuta una opzione legalmente impossibile. Con la condanna di venerdì, Fabrizio Corona non può più sottrarsi al carcere e le porte della galera si sono aperte senza concedergli altra via di scampo.
Corona conosceva i rischi connessi ad una pronuncia sfavorevole della Cassazione e sapeva anche che la considerazione dei suoi comportamenti, esaminati in chiave giudiziaria, non poteva essere positiva. È lecito credere che un uomo scaltro come Fabrizio non potesse sperare in una miracolosa clemenza della Corte.
Ha potuto pianificare una fuga? C’è chi lo descrive già come un latitante “celebre” e lo colloca molto oltre confine. Sembra fiabesco il disegno di coloro che descrivono rotte incerte verso il Brasile.
“Una fuga che si rispetti va pianificata”, lo affermano con rigore i meno possibilisti, che sono coloro i quali credono in un Corona, spaesato e frastornato, bloccato a Milano o comunque vicino ai suoi luoghi abituali e non lontano dagli affetti che lo “richiamano all’ordine”.
Posto che è difficile richiamare all’ordine un personaggio volutamente costruito con le caratteristiche e gli eccessi propri del caos e dell’estremo disordine, c’è da sottolineare che il tempo materiale per pianificare una fuga Corona lo ha avuto! E sicuramente nella sua vita esposta e fruttuosa ha potuto gestire abbastanza danaro, non si può escludere che ne abbia conservata una sufficiente quantità anche per “darsela a gambe” nel momento giusto.
Corona è un padre e certamente sente il richiamo del sangue, la responsabilità verso il figlio e la voce dell’amore. Ma ogni uomo ha una sua personalissima logica, potrebbe darsi che nelle idee di Fabrizio l’onta del carcere, lo stretto ambiente della cella, il rumore dei lucchetti e il riconoscimento della propria colpa siano un maggior danno per sé e per i suoi cari rispetto alla “gloria” di una fuga che tutta l’Italia segue.
Ancora c’è da soffermarsi sulle modalità possibili di questa truffa allo Stato, di questo sberleffo alla giustizia: Corona, vale la pena di ricordarlo, è da tempo un uomo sotto sorveglianza e senza passaporto.
- Quando la legge priva un soggetto dei documenti validi all’espatrio lo fa perché già teme una possibile fuga, in qualche modo l’intento della legge è quello di arginare una “dipartita” del soggetto. Ma il soggetto Corona per ora è ben dipartito pur senza documenti, alla faccia di ogni prevenzione Lui non c’è e non si fa trovare.
Ieri, per caso, ho scoperto che Corona ha più di un sosia, fin’ora ha assoldato questi aitanti giovanotti per rappresentarlo nei locali pubblici, naturalmente dietro compenso … e col danaro in tasca si sa che possono essere allestite le più clamorose e mirabili commedie. A volte le commedie sono anche commedie degli equivoci.
E in questa storia un equivoco c’è ed è pure un grosso equivoco, un ambivalente enigma moderno che riguarda il potere dell’informazione. Mi spiego: la Corona story accende i riflettori su un uomo tatuato, esagerato, esposto, estremo a volte rude e incolto … lo vedete? Attenti! L’uomo a cui state pensando non è Corona, si tratta di un immagine tipo caduta su Fabrizio e sfruttata per produrre danari, un’immagine creata “per soddisfare l’interesse dei lettori e distrarli dalle pene del mondo”.
L’informazione crea mostri e miti che presenta a tutti i fruitori distratti di notizie spazzatura. Come il cibo spazzatura infetta il fisico così le notizie spazzatura infettano la mente.
Ed ecco che i miti o i mostri dell’informazione più becera diventano catalizzatori dell’attenzione del mondo e si stagliano sul palcoscenico delle notizie distraendo l’attenzione dalla crisi economica e dalla disoccupazione, dalla fame e dal futuro che non c’è.
- In rete ci sono più sostenitori di Corona che sostenitori di Grillo, il primo ha fatto più scalpore possedendo Belen del secondo che ha convinto i rappresentanti del Movimento 5 stelle a restituire allo Stato parte dei compensi guadagnati per l’attività politico-amministrativa svolta.
- Ecco il nodo della questione: se alla gente interessa Corona e la sua fuga è pure normale che nella lista Monti si candidi la Minetti … non la Minetti di Berlusconi ma la Minetti cantante, miss, atleta e chi più ne ha più ne metta.
Nella commedia degli equivoci l’ambiguo è la chiave del successo perché stimola la curiosità.
Di contro il cittadino che assiste alla fuga del vip ha diritto a restare disarmato dinnanzi ad uno Stato incapace di fermare Corona è può, a buon diritto, dubitare del fatto che lo stesso Stato riesca a fermare la crisi economica, piuttosto che l’ingiustizia dei Marò in India o che sia capace di imporre al governo venezuelano chiarezza sui velivoli scomparsi a Los Roques.
Insomma Corona è un criminale con i soldi come ce ne sono tanti, non lo dico io ma la Cassazione e se lo dice la legge sarebbe pure ora di uscire da un canovaccio da commedia dei dubbi e ripristinare nel paese un sistema dell’informazione consapevole del suo ruolo, educativo e serio.