Italia, 13 gennaio 2012, ore 21:45:07 (orario riportato nella relazione tecnica eseguita dai periti, incaricati gip di Grosseto Valeria Montesarchio, di realizzare la perizia sulla scatola nera della Costa Concordia), inizia l’incubo per le 4.229 persone a bordo della nave da crociera Costa Concordia.
A causa di una rischiosa manovra di avvicinamento, definita poi “inchino” nel corso dell’inchiesta, che avrebbe dovuto omaggiare del saluto della nave gli abitanti dell’isola del Giglio (GR), la maestosa imbarcazione urtò uno degli scogli presenti a Le Scole.
Gli attimi vissuti nei minuti successivi a quell’impatto, le manovre, gli ordini presi e quelli omessi, l’emergenza non conclamata e le affannose e difficoltose operazioni di salvataggio sono entrate ormai a far parte della nostra storia, una più che triste pagina di storia italiana.
A distanza di un anno da quella tragica notte, nella quale persero la vita ben 32 persone, di cui due risultano ancora disperse, e ne rimasero ferite 110, senza ovviamente contare tutti coloro che hanno subito traumi psicologici in seguito alla vicenda vissuta, molti dei passeggeri sopravvissuti ieri sono tornati in quel luogo, vicino a quelle acque, accanto al relitto che ancora giace di fronte l’Isola del Giglio.
Non solo provenienti dalle regioni italiane quali la Lombardia, la Toscana, la Sardegna o la Sicilia, bensì anche stranieri accorsi dalla Francia, dalla Spagna, dall’Olanda e persino dall’America.
Le cerimonie commemorative, dedicate in particolar modo alle vittime e alle famiglie di queste ultime, hanno preso il via nella mattinata di ieri, quando lo scoglio che ha scalfito la fincata sinistra della nave, provocandole uno squarcio di circa 70 metri, dopo aver giaciuto a lungo nello scafo stesso, è stato riposizionato nel suo luogo d’origine, a Le Scole.
Alle ore 11:00, presso la Chiesa dei Santi Lorenzo e Massimiliano al Porto, è stata officiata la Messa di Suffragio dall’arcivescovo monsignor Gugliemo Borghetti, alla quale si è seguita la consegna delle onorificenze, da parte del sindaco dell’isola, Sergio Ortelli, ai corpi di soccorso che hanno operato durante l’emergenza.
Il pomeriggio è stato invece dedicato all’apposizione di una lapide di bronzo sul Molo Rosso in memoria delle vittime del naufragio ed una targa alla memoria dedicata a tutti i gigliesi che quella notte si prodigarono nel prestare i primi soccorsi ai naufraghi impauriti.
Sempre per commemorare l’altruismo degli abitanti dell’Isola del Giglio, alle ore 18:00 è stato poi indetto un concerto di musica classica presso la Chiesa di San Pietro a Giglio Castello.
Le celebrazioni sono poi ultimate alle ore 21:45, ora dell’impatto, quando tutti i presenti hanno osservato un minuto di silenzio in ricordo delle 32 vittime, ognuna delle quali è stata rappresentata con il lancio di una lanterna luminosa.
In quest’atmosfera dedicata al ricordo e alla sofferenza di tutti coloro che hanno vissuto la tragedia, non sono di certo mancate le dichiarazioni di alcuni dei grandi protagonisti dell’intera vicenda.
Tra questi ricordiamo Gregorio De Falco, il capo della sezione operativa della guardia costiera di Livorno, reso celebre in tutto il mondo dal comando impartito telefonicamente al comandante Francesco Schettino, con il quale gli intimava di ritornare a bordo.
“Non sono un eroe – ha affermato De Falco ai giornalisti – Abbiamo capito subito che si trattava di una situazione di estrema difficoltà. Noi siamo stati molto tempestivi, altro che intervento tardivo: certo si poteva fare di più se avessimo avuto la collaborazione che dovevamo attenderci …. Penso che quella notte abbiamo fatto un buon lavoro…… Qualcuno ha detto che il nostro intervento fu tardivo. Non è così, come diceva Madre Teresa di Calcutta <<Ho la sana consapevolezza di tutto ciò che si poteva fare e io l’ho fatto>>”.
Il capitano omette ogni riferimento al comportamento tenuto quella notte da Schettino, identificato da tutti, all’epoca dei fatti, come un uomo vile e codardo, incolpato dalla magistratura di aver abbandonato la nave quando a bordo vi erano ancora molti passeggeri da trarre in salvo.
E proprio in merito alle operazioni di salvataggio prestate quella notte, negli ultimi giorni la Guarda Costiera ha diffuso, attraverso i media, un nuovo video girato durante le prime operazioni di soccorso prestate ai naufraghi impauriti rimasti a bordo della nave che lentamente si stava adagiando sul fianco destro.
Tale video è stato inoltre associato a quello registrato da una telecamera ad infrarossi, già esistente sul web dal 10 aprile del 2012, che documenta anche le fasi dell’avvistamento della Costa Concordia.
Ma per quanto tempo ancora gli isolani dovranno “fare i conti” con l’ingombrante presenza del relitto che ormai giace lì da un anno?
Secondo Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, non è possibile fissare una scadenza in quanto tale naufragio deve essere considerato come un “fatto eccezionale” e, in quanto tale, anche la sua rimozione deve essere considerata tale.
Un’operazione complessa, unica nel suo genere che deve tener conto delle variabili ambientali, delle condizioni metereologiche, oltre, ovviamente, alle difficoltà di esecuzione.
Per quanto riguarda invece l’inchiesta ancora in corso, atta a giudicare i reali responsabili del naufragio, il procuratore di Grosseto Francesco Verusio ha dichiarato:
“Nell’immediatezza del naufragio della Costa Concordia realizzammo subito che Francesco Schettino fosse il massimo responsabile. Poi studiando le convenzioni internazionali, le procedure e le responsabilità nei vari ruoli marittimi, abbiamo individuato altri. Ma è indubbio che la sua condotta incredibile fu determinante nell’incidente: mise il timone a mano, cambiò rotta e navigò a vista, fino all’urto”.
Dunque, nonostante il numero degli indagati sia salito a 12, Verusio conferma la sua iniziale teoria, quella che vede Schettino come personaggio determinante nell’affondamento della nave.