14 Dicembre 2012, scuola del Connecticut, scuola di anime innocenti, spari, rumore di dolore, di sangue, di morte….26 vittime, 20 delle quali erano bambini…e buio fu. Un buio che lascia poco spazio alla riflessione perché sommersi dal dolore, dall’amarezza, dall’ingiustizia, dal vuoto.
Spesso ci si chiede a cosa serve formulare pensieri ed indagini consequenziali ad un episodio segnato dalla tragedia che ha trasformato i sorrisi di 26 famiglie in un dolore infinito, incommensurabile.
Ho in mente un film del 2003 di Gus Van Sant, “Elephant”, il quale racchiude tutto il suo capolavoro nella descrizione di un solo giorno durante il quale uno studente che si mostrava timido ed introverso nei confronti dei suoi compagni di classe che continuamente lo prendevano in giro, dopo aver acquistato un fucile, in compagnia di un amico (che successivamente uccide), inizia a sparare all’interno della sua stessa scuola, provocando uccisioni e atmosfere di intenso terrore.
La personalità del protagonista è molto simile a quella del ventenne Adam Lanza, colui che prima ha ucciso la madre, poi ha commesso la strage nella scuola del Connecticut e dopo si è tolto la vita: costui veniva descritto dai compagni come un ragazzo timido, nervoso e con difficoltà relazionali; tuttavia i media lo hanno considerato come affetto da Sindrome di Asperger, un disturbo appartenente alla sfera autistica, suscitando non poche critiche.
Infatti l’ Asan (Autistic self advocacy network) considera impensabile l’idea di associare un disturbo come l’autismo alla messa in atto di crimini, anzi, essi ne sono principalmente le vittime piuttosto che i carnefici.
Non mancano critiche a questa definizione anche da esponenti della penisola, come il giornalista Gianluca Nicoletti il quale reputa impossibile per un autistico “sparare” visto che questa figura ha capacità molto ridotte di autonomia; il giornalista continua affermando la sua preoccupazione verso i genitori di soggetti disabili i quali, oltre a sobbarcarsi le difficoltà dovute ai deficit dei loro figli, potrebbero sospettare che questi ultimi possano armarsi e commettere una strage.
Il giornalista Franco Bomprezzi nel suo blog, fa notare come si è poco attenti nell’utilizzo di determinate definizioni e afferma che l’opinione pubblica sta cercando di svincolarsi da un argomento delicato che necessita di non poca attenzione, ovvero la libertà di utilizzare armi in quantità impressionante.
In questo olimpo di opinioni, mi inserisco con un mio breve contributo: effettivamente etichettare dei soggetti come autistici o affetti da Sindrome di Asperger sembra un po’ affrettato, soprattutto da un punto di vista nosografico, dato che per poter diagnosticare questi disturbi è necessario soddisfare determinati criteri, che non riguardano soltanto la sfera relazionale, ma comprendono anche delle modalità specifiche comportamentali, abilità linguistiche, lo sviluppo cognitivo, la capacità di adattamento all’ambiente esterno e tanti altri, pertanto bisognerebbe prestare maggiore attenzione all’utilizzo di tali terminologie.
Traducendo il profilo che è stato tracciato di Adam Lanza, posso considerare che costui era segnato da una notevole difficoltà di adattamento, che gli comportava un’impotenza ad affermare la sua persona nei suoi contesti di appartenenza e questa “paura di emergere” è controbilanciata da una potente rabbia di chi non riesce ad esserci, con gli altri, per gli altri.
Le sue paure, i suoi vissuti familiari, le sue relazioni con i contesti di appartenenza….tutti in cumulo di tensione, dolore, senso di impotenza, che si traducono in un’aggressività incommensurabile….e buio fu.