Uno studio condotto da Garret Fitzgerald, direttore dell’Institute for Traslation Medicine and Therapeutics della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, rivela che non è la quantità di cibo che fa ingrassare quanto il tempo in cui lo facciamo.
La ricerca, effettuata sui topi, ha messo in evidenza che l’eliminazione dalle cellule del grasso di un gene che compone il nostro orologio interno fa in modo chei topi, che di solito si alimentano di notte, iniziano a mangiare di giorno, diventando obesi senza aumentare le quantità di cibo ingerito.
Lo studio si basa sui cambiamenti del metabolismo causati da uno sfasamento dell’orologio biologico all’interno delle cellule di grasso che, comunicano con il cervello attraverso l’ormone della leptina, il cui rilascio aumenta il consumo di energia e diminuisce l’assunzione di cibo.
Quando, però, questo orologio biologico si altera si modificano anche le comunicazioni dei geni che controllano il rilascio nel sangue di due acidi grassi omega 3, l’EPA ed il DHA.
In conclusione, quando i topi mangiano fuori orario i livelli di questi grassi all’interno delle cellule del grasso nel sangue e nell’ipotalamo diminuiscono e, di conseguenza, l’espressione dei geni che controllano il senso dell’appetito vengono modificati.
Gli scienziati sono riusciti anche a sanare queste alterazioni somministrando ai topi l’EPA ed il DHA.