Sin da molto piccoli i bambini utilizzano penne o matite per mettere nero su bianco immagini, lettere e numeri e istintivamente impugnano il loro strumento di scrittura in una maniera consona affinchè il loro operato sia soddisfacente.
Scrivere a mano significa acquisire specializzate capacità motorie attraverso le quali il piccolo compie dei movimenti manuali che si orientano all’interno di un quadro di riferimento (nella maggior parte dei casi i fogli).
Dall’età della scuola dell’infanzia vi sono maestre o genitori che insegnano ai loro piccoli la scrittura delle prime letterine e dei numeri e può capitare che vi siano difficoltà in tal senso in quanto il piccolo può produrre un numero o una lettera in maniera distorta o speculare. Questi disturbi appartengono alla sfera della disgrafia che comprende in senso più generico difficoltà nell’elaborazione scritta.
La scrittura speculare è stata trattata anche in antichità ed è stata denominata bustrofedica (etimologicamente significa inversione del bue): essa non godeva di una direzione fissa ma, una volta che il soggetto terminava di scrivere lungo un rigo, questi andava a ritroso lungo il senso opposto, stile aratro in un campo.
Nel momento in cui si andava a ritroso, le lettere venivano scritte in forma speculare, per tale motivo in documenti antichi si può notare questo peculiare stile di scrittura.
Attualmente questi deficit prestazionali possono dipendere dagli assetti cognitivi, emotivi e corporei del bambini, pertanto sarebbe interessare contestualizzare la scrittura del piccolo nel suo sviluppo complessivo.
Nel momento in cui non si riscontrano deficit dell’apprendimento, questa difficoltà tende ad essere temporanea, di solito sparisce intorno ai sette/otto anni.
Le lettere che maggiormente sono invertite sono “b” e “d” e “p” e “q”.
Pertanto qualunque sia la condotta del bambino e qualunque sia la tempistica di un’eventuale risoluzione della difficoltà, è sconsigliato esercitare su di lui una pressione temporale affinchè risolva al più presto questo problema.
Incutere un atteggiamento di ansia potrebbe comportare un disagio nel bambino che attraversa sia la sfera cognitiva che emotiva:
- cognitiva perché non gli permetterebbe una concentrazione adeguata finalizzata a svolgere il suo compito in maniera soddisfacente;
- emotiva, perché un bambino di scuola primaria non gode ancora un assetto psichico integro, pertanto persone ansiogene potrebbero influenzare il suo stato di benessere psicofisico.
Quindi, mi sento di affermare senza alcuna riserva che sia assolutamente giusto il detto “Sbagliando si impara”; spesso dai propri errori non solo si possono correggere determinate difficoltà, ma sforzarsi un minimo senza un aiuto costante e talvolta pressante rappresenta un ottimo elemento per temprare lo sviluppo del bambino.
Ciò non esclude la presenza di un adulto che possa facilitargli il compito, come un insegnante o un genitore, ma costoro devono munirsi di pazienza e dolcezza affinchè seguano e guidino un percorso evolutivo del bambino che sia quanto più naturale ed autentico possibile, con poco allarmismo e molta dolcezza nei gesti.
Ovviamente se ci si accorge che questa problematica non viene risolta in maniera soddisfacente e dunque alla base possano sussistere deficit nel ricordo del movimento manuale nella produzione numerica o della lettera oppure difficoltà nella rievocazione della forma di entrambi gli elementi succitati, è necessario recarsi da Specialisti del settore.