Dopo cinque ore di camera di consiglio il Gup di Teramo ha pronunciato l’attesa sentenza che chiude il primo grado del processo per l’omicidio di Melania Rea: Salvatore Parolisi è stato condannato all’ergastolo.
Marito della vittima e padre della piccola Vittoria, Salvatore, l’ex Caporal Maggiore dell’esercito, il compagno infedele ed il bugiardo, torna in carcere e da imputato per l’omicidio della moglie diviene dinnanzi alla legge colpevole.
È stato considerato colpevole di avere ucciso Melania Rea nel bosco delle casermette il 18 aprile 2011, l’imputazione di omicidio è stata considerata aggravata da futili motivi e da vilipendio di cadavere.
Alla condanna all’ergastolo si accompagna, come pena accessoria e connessa, la decadenza dalla patria potestà. Vittoria è al momento affidata alle amorevoli cure dei nonni materni.
Per la famiglia Rea quella appena trascorsa non rappresenta la giornata della vittoria: <<Non ha vinto nessuno>>, ha detto papà Gennaro. Ed è vero, ha perso la famiglia, intesa come valore ideale, ne è stata violata la sacralità perchè Melania fu una donna maltrattata, una giovane innamorata che per la sua dedizione ad un uomo che non l’amava e non le era fedele ha probabilmente pagato con la morte. E, soprattutto, non ha vinto nessuno perché resta una bambina orfana di madre e con un padre che le dovrà essere “rappresentato” nel modo meno traumatico possibile. Salvatore è il padre fautore ed autore di una tragedia incredibile, tragedia che coinvolge Vittoria non come mera spettatrice ma come ulteriore vittima.
A Vittoria deve andare il rispetto e l’attenzione degli organi di stampa e alla famiglia Rea va riconosciuta profonda ammirazione per la compostezza, l’integrità e la dignità espresse pur patendo il più profondo dolore possibile.