Ogni bambino ricerca nell’osservazione e nell’indagine della sua famiglia le origini di un percorso familiare di affetti e di appartenenza.
La ricerca di sé attraverso l’identificazione familiare parte molto presto: già intorno ai 3 anni il bambino classifica le figure di riferimento che lo circondano e si spinge verso la comprensione dei loro ruoli quando chiede ai genitori qual è il loro nome proprio, qual è quello dei nonni, che lavoro fanno i grandi della famiglia, dove sono nati e cosa hanno fatto nella vita.
I bambini intuiscono presto che ciascuno di noi è elemento di una singolare realtà familiare e comprendono altrettanto velocemente che una famiglia è fatta di persone che vivono percorsi sentimentali intrecciati, convergenti e combinati.
All’interno del nucleo familiare il piccolo acquisisce quei valori di cui sarà messaggero e testimone da adulto. Grazie agli affetti familiari il bambino sviluppa una personale idea e un personale concetto d’amore, condivisione e sostegno.
La famiglia è, dunque, il luogo dell’educazione e dell’esempio, è il contesto ove l’individuo traccia la mappa sentimentale dell’esistere.
In questo complesso percorso di crescita tutti i membri della famigli hanno un ruolo importante.
Un tempo le famiglie erano numerose, popolate di figli e nipoti, fratelli e cugini; allora i nonni erano “giudici morali”, custodi della saggezza popolare, guide carismatiche.
Oggi l’Italia vive di micro famiglie: due genitori, un bambino e i nonni (spesso 4)
In pochi anni le famiglie hanno cambiato volto, hanno assunto un assetto strutturale completamente diverso dal patriarcato delle famigli affollate, quelle numerose famiglie d’un tempo che abitavano la stessa casa e crescevano sotto la direzione dei padri sono ricordi che dal passato echeggiano nelle memorie letterarie …
… mi vengono in mente “Francesca e Nunziata” di Maria Orsini Natale o la famiglia Toscano nel romanzo di Verga i Malavoglia.
Oggi il tasso di figli per donna è pari a 1,42; il 46,5% delle coppie italiane ha un solo figlio; il Censis conteggia 24 milioni di micro famiglie in Italia e afferma che quello dei piccoli nuclei familiari è un fenomeno in crescita, negli anni novanta erano 20 milioni, ben 4 milioni in meno.
Il lavoro femminile, la crisi occupazionale e quella economica, il carovita,un welfare insufficiente ed arretrato sono le prime cause delle culle vuote, delle maternità rimandate sino al punto da divenire “attempate” e della scelta, spesso sofferta, di avere meno figli.
A Milano il 40% degli abitanti è single, le scuole sono popolate di extracomunitari a testimonianza del fatto che il futuro dell’Italia nasce nel nostro paese ma proviene da radici anche differenti.
Le persone single, adulte, in età di matrimonio ma spesso ancora precarie, costituiscono i moderni nuclei familiari quelli figli dellla crisi socio economica e incarnati da una sola persona. È una realtà su cui riflettere.
In questo rinnovato assetto socio-familiare “gli anziani” si aggiudicano un ruolo chiave.
I nonni del 2012, benché abbiano tra i 60 e i 75 anni, sono sempre più spesso elementi attivi della società e se non producono più reddito certamente generano risparmio:
i nonni fanno da baby sitters, rappresentano la più valida e diffusa alternativa al nido e sono il migliore ammortizzatore sociale di cui lo Stato possa godere.
L’Italia fonda sui nonni? Si, in larga parte è così.
I nonni sprint degli anni duemila accudiscono i nipoti, aiutano le madri che lavorano, guidano per accompagnare i bambini a nuoto o in palestra e sovvenzionano le attività sportive, quando occorre pagano una rata del mutuo o fanno la spesa per i figli, se non ci sono abbastanza danari per iscrivere i bambini al nido fanno da baby sitters … ma tutto ciò è possibile?
L’Italia è uno dei paesi con la più alta aspettative di vita al mondo, il 42% delle famiglie con figli piccoli in Italia può godere dell’aiuto di 4 nonni.
La cultura moderna ci aiuta a preservare la salute e ci da strumenti sufficienti per avere cura del nostro corpo e del nostro spirito ed i nonni più predisposti ad allenare mente e cuore, a leggere, ad approcciare alle nuove tecnologie, a mantenersi attivi ed autonomi sono anche persone più felici e realizzate.
Avere cura dei nipoti è un impegno gravoso e rappresenta una enorme responsabilità ma fa bene:
una recente ricerca condotta in Svezia presso il Karolinska Instututet e pubblicata sul British Medical Journal afferma che prendersi cura dei nipoti allunga la vita dei nonni.
I nonni sprin che si prendono cura dei nipoti possono sperare di vivere più allungo: l’accudimento dei bambini allungherebbe di 6 anni la vita dei nonni e di 5 la vita delle nonne.
I nipoti innescano un meccanismo naturale di riattivazione che vivifica i nonni. Badare ai nipoti non determina solo un nuovo avviamento fisico, occuparsi dei piccoli soddisfa e gratifica i nonni permettendo loro di sentirsi ancora elementi attivi della società.
I legami familiari in Italia sono da sempre un valore fondamentale, nel Nord Europa nonni e nipoti non vivono una vicinanza simile a quella italiana e i rapporti parentali sono più lenti.
Ma come possono i nonni rendersi utili ed essere apprezzati senza entrare in conflitto con i genitori?
I genitori devono fidarsi dei nonni, lasciando loro anche degli spazi di autonomia educativa nei confronti dei nipoti. Ma i nonni devono riconoscere ai genitori il loro ruolo di educatori principali. In pratica le regole sono quelle imposte da mamma e papà ed è necessario che tutti le rispettino, i figli come i nonni devono riconoscere l’autorità genitoriale.
È nel rispetto dei ruoli e delle competenze che le famiglie crescono e disegnano i loro equilibri; quanto maggiore è il rispetto tra le parti tanto più serena sarà la famiglia e migliore risulterà l’educazione dei bambini.