Negli ultimi mesi il mistero della morte di Melania Rea è rimasto sospeso, legato alla cosiddetta super perizia ovvero alle risultanze delle perizie della genetista Sara Gino e dell’anatomopatologo Gianluca Bruno.
Ebbene i risultati di tali indagini peritali sono stati depositati ieri.
L’esito della super perizia non è di pubblico dominio, ne sono venute subito a conoscenza le parti antagoniste a cui il giudice Tomolini ha però chiesto di non lasciare trapelare alcuna indiscrezione.
La super perizia era attesa ed è essenziale ai fini del processo.
Perché da essa si dice che dipendano le sorti di Parolisi?
Ai periti si chiedeva di stabilire essenzialmente tre cose:
- A che ora è morta Melania? La sua morte è esattamente collocabile tra le 14:30 e le 15:00 come dice il referto autoptico già agli atti oppure è possibile che sia avvenuta più tardi?
- Il Dna nella bocca di Melania è il risultato del noto bacio della morte oppure no?
- Come è avvenuto il delitto, qual è stata la sua dinamica? In altre parole in che modo l’assassino ha ucciso Melania e quale potrebbe essere stata l’arma del delitto?
Già l’entomologo aveva stabilito un dato certo ed essenziale: dalle risultanze della perizia entomologica, consegnata lo scorso 27 agosto, emergeva che Melania è certamente morta nel bosco delle Caasermette, lì dove il suo cadavere fu rinvenuto.
L’entomologo né è certo: il dato inequivocabile risulta da una ricostruzione termica dei luoghi e dallo studio complesso e dettagliato dell’habitat del bosco e dei suoi microorganismi.
Marco Liorni ieri, a La Vita in Diretta, ha condotto uno speciale sulla super perizia del caso Rea. Durante la trasmissione è emerso che già trapelano le prime indiscrezioni.
Si vocifera che i periti non avrebbero potuto determinare l’ora della morte di Melania.
Se così fosse questo sarebbe un dato a favore della difesa di Parolisi. Salvatore Parolisi ha costruito la sua difesa anche sull’incertezza dell’ora del decesso della moglie. Da un certo punto in poi Parolisi è a Ripe di Civitella e cerca Melania, ciò restringe il lasso temporale in cui lui avrebbe potuto ucciderla.
Perché la perizia non è giunta a una conclusione certa sulla morte della giovane mamma di Somma Vesuviana?
Intanto l’autopsia presenta una falla insanabile: nel momento del ritrovamento del cadavere di Melania non fu rilevata la temperatura interna del corpo.
I periti non hanno potuto appurare cosa Melania avesse mangiato: la madre che la sentì al telefono dice che la figlia aveva mangiato una piadina e del formaggio; il marito sostiene che la moglie avesse ingerito solo del latte.
Le due cose simili sotto il profilo alimentare avrebbero tempi digestivi e di smaltimento differenti. I medici forensi non conoscendo con esattezza quale fu il pasto di Melania non possono tirare conclusioni inequivocabili. Discorso analogo vale per il caffè poiché non si sa con certezza a che ora la bevanda è stata ingerita.
Insomma pare che nelle 1000 pagine dell’elaborato depositato ieri non si leggerebbe nulla di certo circa l’orario della morte e l’incertezza dipenderebbe dall’assenza di dati di partenza sicuri e determinati.
Cosa resta contro Parolisi?
Le accuse mosse a Salvatore fonderebbero solo su molti indizi. A questo punto vale la pena precisare che il codice penale richiede a fondamento di una condanna l’accertamento effettivo della responsabilità penale, per cui indizi e analisi comportamentali non basterebbero a motivare penalmente una colpa.
La difesa della famiglia Rea tentò pure di far valere una perizia criminologica che proprio in ragione del principio della responsabilità penale fu rigettata.
Il prossimo 29 settembre è prevista una nuova udienza che vedrà i periti protagonisti nell’esposizione delle loro conclusioni. Il processo nel suo primo grado di giudizio (che ricordiamo si sta celebrando con il rito abbreviato) si dovrebbe chiudere presumibilmente a novembre.