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Relazione tra fratelli psicologia, consigli pratici per mamma e papà

di Dott. Giuliano Gaglione

27 Agosto 2012

Per la stesura di questo articolo preferisco non astenermi da un coinvolgimento emotivo che scatta automaticamente, nel quale si proiettano sentimenti che senza dubbio mi appartengono, in quanto la famiglia Gaglione ha generato un pargolo 14 mesi prima della nascita del sottoscritto.

Dunque quelle immagini rifrangenti nella mia mente, pur se non sono esemplificative di una relazione oggettiva tra fratelli, possono fungere da preludio e da chiave ispiratrice per poter descrivere un legame che si instaura tra questi angioletti.

Nasce il primogenito, indiscutibilmente si stravolgano gli equilibri familiari, l’amore sconfinato che si riflette sul neonato diventa motore accecante che permette di sovrastare la stanchezza e i sacrifici che vengono compiuti per garantirgli il massimo del benessere, vedasi notti insonni e quant’altro.

A distanza di tempo il piccolo scopre che la mamma ha un fratellino nella pancia e dopo poco egli viene messo alla luce.

Nasce così un nucleo familiare in cui due generazioni creano un’alchimia indescrivibile, in cui l’amore diviene motore fondante di una giornata all’insegna di pappe, biberon e pannolini.

Lentamente i piccoli crescono ed iniziano a condividere oggetti, giocattoli e soprattutto l’affetto di mamma e papà; pertanto può spesso capitare che tra i due possano iniziare i primi screzi con la tacita finalità di ottenere le attenzioni dei propri genitori.

Compito fondamentale di questi ultimi è quello di non propendere per uno a discapito dell’altro, altrimenti possono avvenire delle risonanze affettive per entrambi a lungo termine, in particolare si possono riscontrare fenomeni come una rabbia “soffocata” da parte di chi non ha ottenuto sufficienti cure oppure un fenomeno di dipendenza affettiva in quello che è stato protetto a volte esageratamente.

Pertanto i genitori divengono spesso un faro che potrebbe influenzare significativamente una relazione tra fratelli, i quali spesso si trovano coinvolti inconsapevolmente in dinamiche familiari spesso loro celate; la crescita di due fanciulli equivale ad un percorso alato di cui spettatori sono i genitori e tutti coloro che vogliono bene a questi due angioletti, i quali, giorno dopo giorno, segnano le tappe di un’esistenza condivisa costituita da giochi, dialoghi, passeggiate e tutto ciò che potrebbe fungere da collante per uno spirito di colleganza che unisce un’intera famiglia.

Ovviamente non è possibile generalizzare su tutti i tipi di legami che si instaurano tra i più piccoli, ovviamente ognuno di loro si può differenziare dall’altro per peculiari caratteristiche, può esservi un genio della matematica o un futuro musicista.

È dunque lapalissiano che il binomio gene-ambiente rappresenta anche in questo caso l’incipit per poter descrivere questo tipo di relazione; in particolare si possono analizzare differenti fattori alla base di tratti distintivi tra due o più fratelli: c’è il fattore “natura” la quale ha garantito una predisposizione naturale di ognuno verso una determinata disciplina; oppure c’è chi desidera differenziarsi dal fratello (o dalla sorella) nutrendo altre passioni; ancora c’è chi si lascia trasportare da un gruppo di riferimento (ad esempio quello dei pari) coltivando interessi differenti dal congiunto e così via.

Nonostante possano esservi differenziazioni caratteriali, fisiche e comportamentali tra fratelli, lo spirito di colleganza che li unisce permette loro di garantire spesso un confronto, una esplicitazione di se stessi che comporta nell’altro una spinta emozionale che non lo lascia indifferente.

Ecco come, tra fratelli, così come per l’intera famiglia allargata, ci possono essere separazioni anche oltreoceano, comportamenti talvolta non accettati, si possono condividere gioie, dolori, interessi, passioni, un crogiolo di elementi che non lasciano comunque spazio all’indifferenza.



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