Recentemente è stato abbandonato un neonato nella «culla per la vita» della clinica Mangiagalli di Milano, versione tecnologica dell’antica «ruota degli esposti».
Una donna straniera ha lasciato questo bimbo di una settimana, dal peso di 1 chilo e 700 grammi. Era vestito con una tutina azzurra e con un biberon contenente latte materno; il reparto che l’ha accolto lo ha chiamato Mario, essendo il 6 luglio, giorno dedicato a Santa Maria Goretti.
Questo strumento era entrato in funzione 5 anni fa ma è questa la prima volta in cui è stato effettivamente utilizzato.
La ruota o ruota degli esposti era un meccanismo girevole, situato in un’apertura di un muro, di solito costruito in legno, diviso in due parti chiuse, una verso l’interno ed un’altra verso l’esterno, che permetteva di collocare, senza essere visti dall’interno, gli esposti, cioè i neonati abbandonati.
Facendo girare la ruota, il bambino veniva fatto entrare all’interno della struttura, generalmente un ospedale o una chiesa, dove si poteva dargli assistenza. Spesso vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire che era stato messo un neonato, e, a volte, vi era anche una feritoia nel muro dove mettere offerte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti.
La prima ruota compare in Francia, nell’ospedale dei Canonici di Marsiglia nel 1188, poi si diffondono in tutta Europa, fino al 1923 in cui vengono definitivamente abrogate. In realtà antichi conventi ne conservano ancora la struttura funzionante, oggi usata soprattutto per lo scambio di merci tra l’interno e l’esterno, soprattutto nei conventi di clausura.
Il dramma dei bambini abbandonati si è riproposto ai giorni attuali; infatti non di rado giungono notizie di casi drammatici di cronaca in cui sono stati rinvenuti bambini appena nati, a volte con il cordone ombelicale ancora attaccato, abbandonati e poi morti di stenti o freddo.
Sicuramente l’attuale legge vigente da ampio margine di possibilità alle donne che non si ritengono in grado di potersi occupare dei loro figli, o semplicemente non vogliono, garantendo loro, in completo anonimato, la possibilità di partorire e lasciare i loro bimbi in ospedale, mettendo questi ultimi in condizione di adottabilità. Questo permette inoltre alle mamme di usufruire di un’adeguata assistenza per evitare patologie che possono portare anche a conseguenze gravi.
Da questa situazione crescente è nata la necessità di ripristinare nuovamente la “ruota degli esposti” per chi, per ignoranza della legge o altri motivi, non voglia neppure il ricovero, con grave pericolo per la salute, oppure può esserci chi decide in un secondo tempo di non potersi più prendere cura del piccolo.
Naturalmente le forme delle attuali “ruote” sono più avanzate dal punto di vista tecnologico e sanitario, proprio come nel caso di Milano.
Nel dicembre 2006, presso l’ospedale “Policlinico Casilino” di Roma, ha preso a funzionare un presidio denominato: “Non abbandonarlo affidalo a noi” che, come le antiche “ruote”, garantendo riservatezza e anonimato, fornisce assistenza e soccorso ai neonati abbandonati.
La mamma non deve fare altro che schiacciare un pulsante che permette ad una saracinesca di alzarsi e far così comparire una moderna incubatrice dove poter accomodare il bambino. Per mezzo di un sensore volumetrico, scatta un allarme che avverte della sua presenza un neonatologo che subito lo assiste deponendolo in una culla termica e ricoverandolo nel reparto apposito dell’ospedale.
In tutta Italia, attualmente vi sono 40 culle per la vita.
Se da un lato tutto ciò ci appare triste, d’altro canto è uno specchio dei tempi da cui non si può sfuggire o peggio mettere la testa sotto la sabbia.
La condizione che deve essere protetta è senza dubbio quella più debole di madre e figlio che in questo modo vengono tutelati.