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Milano Area C sospesa: più 25% di ingressi al centro senza pedaggio

di Federica Federico

28 Luglio 2012

La libertà personale finisce laddove incomincia la libertà altrui. La libertà personale finisce laddove incomincia la libertà altrui.

Questo principio di massima è uno dei pilastri del diritto pubblico, nonché uno dei capisaldi della legge intesa in senso civile e contemporaneo.

La legge, considerata secondo la sua più moderna accezione, altro non è che un complesso articolato di norme volte a regolamentare il viver comune con l’obiettivo ultimo di permettere la coesistenza civile e ordinata degli individui nel contesto sociale di appartenenza.

Per riuscire nel suo intento di “ordinamento sociale” la legislazione deve fondare sull’individuazione di precisi valori sociali, deve stabilire una logica gerarchia tra i principi accolti a fondamento del dettato normativo e deve realizzarne la tutela disponendo rigide e certe regole di legge.

La certezza dei principi ispiratori è certezza della legge nella misura in cui la norma e la sua fattiva applicazione non possono violare i capisaldi dell’ordinamento.

Ciò posto, ragioniamo sulle aree urbane ad alta densità di popolazione interessate da un comune uso incondizionato di mezzi di trasporto inquinanti e privati, ragioniamo sulle conseguenze dell’inquinamento in termini di polveri sottili a Milano e sulla ben nota emergenza smog: il risultato logico, prima che legale o politico, si risolve nella necessità ineluttabile di tutelare la salute pubblica.

Ed ecco che una norma limitativa del traffico in un’area urbana tecnicamente è il risultato di una scelta politica fondata sull’altissimo e indefettibile principio di tutela della salute collettiva.

ara c milanoL’Area C a Milano, tanto discussa, criticata e osteggiata fu de facto il tentativo di tutelare la salute dei milanesi. Lo scopo ultimo del progetto è abbassare le polveri sottili, ridurre l’inquinamento, moderando, di conseguenza, i rischi per la salute umana.

Non è detto che l’Area C sia stata perfetta, in realtà non è mai stata pacificamente accettata e neanche è detto che abbia reso la città più vivibile e godibile; è certo, invece, che ha ottenuto il suo scopo ultimo ed ha concorso ad indurre una riflessione sulla pressante esigenza di ripulire l’aria di Milano.

Normalmente vale il brocardo latino dura lex sed lex, per cui i precetti di legge in quanto tali pretendono l’adesione di tutti i cittadini e non ammettono violazioni.

Dinnanzi al provvedimento di sospensione delll’Area C, appena pronunciato dal Consiglio di Stato, sono caduti dei miti: si è sgretolata la massima giuridica appena esposta (dura lex sed lex) è andata in frantumi l’intangibilità del diritto pubblico alla salute collettiva.

I fatti:

una società di parcheggi del centro di Milano (l’autorimessa Mediolanum parking) ha adito l’autorità giudiziaria sostenendo che il proprio interesse, di genere privato e di carattere economico, è stato leso dalla istituzione dell’Area C.

In pratica il ridotto afflusso di veicoli nell’area milanese indicata come Area C ha determinato un sensibile calo di utenza per i parcheggi esistenti nella medesima zona e di conseguenza ha cagionato un danno economico a chi ne è proprietario e gestore.

Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere il provvedimento della giunta Pisapia limitativo del traffico urbano nell’Area C, lo ha fatto in via cautelativa e nelle more della decisione del Tar della regione Lombardia.

AREA C milano

Ecco perché i segnali di accesso all’area C sono stati spenti, ecco perché la roccaforte dell’Area C è stata nuovamente violata dal passaggio delle polveri sottili (pardon, delle auto, dei furgoni e dei motocicli) ed ecco perché nessuno dovrà più pagare il pedaggio.

Il risultato:

Nella sola prima giornata di “Area C liberamente accessibile” l’afflusso al Centro di Milano è aumentato complessivamente del 25%.

Dato che va considerato tenendo conto del fatto che siamo a fine luglio e che al momento diverse attività sociali e lavorative sono o cessate per la pausa estiva o quantomeno sopite.

I dati relativi al traffico nell’Area C sono stati raccolti dall’AMAT, Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio di Milano.

I dubbi del cittadino:

milano antismog il cittadino comune, dinnanzi al provvedimento cautelare del Consiglio di Stato, impatta con l’incertezza della legge e si domanda se è ammissibile che un interesse privato e per di più economico possa forzare, scardinare e mortificare il bene pubblico, nella fattispecie il diritto alla salute.

A Palazzo Marino si studiano le contromosse.

C’è chi si dimostra propenso ad attendere la delibera del Tar, dichiarando la propria fiducia nelle istituzioni, nell’ordinamento e nei suo principi ispiratori.

Stando alle dichiarazioni rilasciate lo stesso sindaco Giuliano Pisapia pare orientato in questo senso, ha detto: «Il diritto alla salute deve prevalere su interessi di carattere economico. Mi sembra che il Consiglio di Stato abbia anteposto l’interesse personale al l’interesse pubblico e non si è tenuto conto che il Comune ha già predisposto una convenzione con tutte le autorimesse».

C’è chi invece spinge per l’emanazione di una “delibera bis” che ripristini la limitazione alla circolazione nell’Area C.

Laddove, l’emanazione di una nuova delibera, sarebbe si una provocazione politica, ma certamente corrisponderebbe anche ad una testimonianza di determinazione istituzionale, di forza amministrativa e di coerenza morale.

L’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran ha esternato una dichiarazione logica oltre che condivisibile: «Se tutti lasciassero a casa l’auto senza Area C, non ci sarebbe stato bisogno di introdurla». E di fatto sarebbe, sempre ed ovunque, auspicabile un uso più corretto e appropriato dei mezzi di locomozione inquinanti.



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