Età: 29 anni
Nazionalità: italiana
Professione: Cooperante di pace, da due anni di stanza ad Algeri, attivamente impegnata per il Comitato Italiano per lo Sviluppo dei Popoli
Oggi è emblema di coraggio e, causa l’eco del rapimento dal cui giogo è stata appena resa libera, Rossella Urru è divenuta la vivente testimonianza del bisogno di pace che alcune terre lontane hanno, vivendo l’oppressione della violenza armata e sanguinaria.
La cooperante di pace sarda si staglia nella memoria di tutti avvolta in un ampio scialle bianco che le vola intorno sospinto dal vento del deserto.
Adesso, mentre ritorna a casa, porta nella nostra patria una nuova tangibile e viva figura della libertà:
Rossella, con la sua esperienza, testimonia la libertà di amare per condurre pace.
Laddove l’espressione della pace non dovrebbe per i governi del mondo essere una mera dichiarazione d’intenti, quanto piuttosto un fattivo impegno e un dovere politico, civile e umano (prima ancora che umanitario).
Rossella Urru è libera!
I fatti:
Rossella Urru, Cooperante di pace per il Comitato Italiano per lo Sviluppo dei Popoli, da due anni lavorava ad Algeri, la sua opera incideva in modo particolare nelle zone sahariane. Ed il deserto del Sahara algerino è ampio, duro e misterioso: corre fino ai confini con il Mali e con il Niger.
Il 23 ottobre 2011 Rossella Urru e due suoi colleghi spagnoli, Ainhoa Fernandez de Ruincon e Eric Gonyalons, furono rapiti.
Il sequestro avvenne notte tempo nel campo di Rabouni, a Tindouf.
Fu un rapimento deciso, studiato e violento.
Stando alle ricostruzioni rese note dalla autorità uno dei colleghi della Urru avrebbe subito tentato di opporsi ai sequestratori ottenendo, però, una risposta estrema e assolutamente intransigente: infatti, durante le fasi concitate del sequestro, un colpo di arma da fuoco venne sparato e uno degli ostaggi (proprio quello che tentò di opporre resistenza) fu ferito ad un piede.
Il luogo del sequestro non era casuale: a Tindouf vive la più grossa comunità di saharawi, ovvero gli abitanti dell’ex Sahara spagnolo che attualmente rifiutano sovranità marocchina .
I sequestratori, in quella terribile notte di nove mesi fa, giunsero armati a bordo di pick-up, fecero irruzione nel campo decisi e violenti, centrarono il loro obiettivo e si tuffarono nella notte lasciandosi inghiottire dal buio.
Da subito molti interrogativi si aprirono: perché i cooperanti di pace? Perché il popolo saharawi? E soprattutto chi ha compiuto, voluto e orchestrato il rapimento?
Dopo 270 giorni Rossella Urru è libera. La notizia della liberazione è stata ufficializzata dal ministro degli esteri Giulio Terzi nel tardo pomeriggio di ieri.
Ciò che è dato sapere al momento è che autore del rapimento è sarebbe stato un gruppo islamico dissidente di al-Qaeda. Gli ostaggi sarebbero stati nascosti nel deserto nella zona ai confini tra Mali e Niger.
Fonti affidabili riportano le responsabilità del sequestro al Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa occidentale – MUJAO: Movimento Unicità e Jihad dell’Africa Occidentale.
Per qualcuno, però, questa ricostruzione è fallace perché tale gruppo dissidente sarebbe troppo piccolo e troppo poco organizzato.
Nei mesi scorsi trapelò un’indiscrezione scottante: il Mujao avrebbe chiesto, per la liberazione di Rossella Urru, trenta milioni di euro, ricevendo un secco diniego dalle autorità italiane ed internazionali.
Non è dato sapere cosa e quanto precisamente “sia costata la liberazione” delle Urro né quale macchinosa mediazione vi sia dietro. Ciò che certamente si impone all’attenzione di tutti è il bisogno di pace che la vicenda di Rossella testimonia inequivocabilmente.
L’Italia del popolo ha avvertito questa esigenza di pace e, fuori dai canali istituzionali, è intervenuta con una mobilitazione popolare al grido di Rossella libera. Oggi questa Italia gioisce di una gioia che è solidale amore verso una connazionale onorevole, meritevole e straordinariamente coraggiosa. La festa dell’uomo comune non corrisponde all’entusiasmo per un successo politico conquistato sul piano della mediazione internazionale, è, piuttosto, espressione di speranza, di ammirazione e di senso profondo della patria perché Rossella è oggi la figlia e la sorella di tutti noi (come anche suo padre ha detto ieri, in una pubblica dichiarazione, a Roma dinnanzi al Campidoglio).
A Samugheo, il paese di origine della Urru in Sardegna, la notizia è stata accolta da gioia festante.
“E’ tutto vero“, ha presto confermato il fratello Mauro Urro. La madre ha dichiarato la sua gioia esprimendo la speranza e il vivo bisogno di riabbracciare la figlia: “Sono emozionatissima, non vedo l’ora di riabbracciarla“, sono state le sue prime dichiarazioni dinnanzi agli organi di stampa.
Oggi Rossella è libera, il paese la ritrova e con le i ritrova e rinsalda valori nobili ed importanti, questa nostra figlia e sorrella che ha condotto la pace nel deserto porta a Noi quella pace come testimonianza di speranza ed auspicio di un mondo migliore.