Il Corriere della Sera ha oggi reso noto parte dei verbali redatti lo scorso 4 aprile dai periti e dagli esperti incaricati dal gip Valeria Montesarchio di analizzare sia la scatola nera che la strumentazione di bordo, affinché fosse fatta maggior chiarezza su ciò che accade la fatidica notte del naufragio della Costa Concordia.
Stando a quanto pubblicato, la scatola nera risultava essere in avaria già dal 9 gennaio, ben quattro giorni prima della tragedia.
Secondo poi le informazioni trapelate nel corso dell’indagine, il guasto fu segnalato alla ditta che si occupava della manutenzione della suddetta il giorno successivo, 10 gennaio, concordando una riparazione per il giorno 14, quando la nave avrebbe attraccato presso il porto di Savona, luogo mai raggiunto dalla nave.
I periti, come si evince dai verbali inerenti la perizia svolta, hanno inoltre accertato alcuni malfunzionamenti nei sistemi di bordo del Concordia, in particolare le porte stagne risultavano aperte e alcune mappe risultavano essere non idonee alla navigazione.
Inoltre si è tentato di effettuare una ricostruzione dei fatti attraverso il computer di servizio in quanto la scatola nera (VDR) cessa le sue registrazioni alle ore 23:36 del 13 gennaio, tralasciando così le operazioni di abbandono della nave.
Purtroppo però anche il computer di servizio risulta carente di alcune tracce, nella fattispecie non risultano registrate le fasi dell’incidente né quelle più concitate dell’evacuazione della nave. I periti, a tal proposito, sottolineano che tale mezzo di registrazione può essere facilmente raggiunto da chiunque e, conseguentemente, anche la sua manomissione risulterebbe facilitata.
La compagnia armatrice ovviamente si difende rispondendo alle accuse in primis sul malfunzionamento della scatola nera:
“La scatola nera aveva segnalato solo un codice d’errore che non significava assolutamente che l’apparecchio Vdr non funzionasse. Non c’è norma o convenzione internazionale che prescriva che in una situazione del genere la nave non possa navigare”.
Proseguendo poi la sua “difesa” in merito all’apertura delle porte stagne e alle carte nautiche:
“Non ci risulta che i dati presenti nel VDR supportino questa affermazione (le porte stagne risultavano aperte in seguito a dei problemi al sistema di controllo n.d.r.) come verrà chiarito al termine dell’attuale fase procedimentale…… La nave era equipaggiata con tutte le carte nautiche, cartacee ed elettroniche, necessarie per l’effettuazione dell’itinerario previsto, come verrà dimostrato al termine dell’Incidente Probatorio. È compito del comandante in base al piano di viaggio che lui stesso stabilisce, accertarsi che la nave sia dotata di ogni ulteriore carta nautica. Ma ciò che più giova ricordare è che la nave non avrebbe mai dovuto navigare così vicina alla costa”.