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Iperattività adulti: c’è correlazione tra l’iperattività del bambino e quella dei genitori?

di Dott. Giuliano Gaglione

25 Giugno 2012

Cosa accadrebbe in una famiglia se uno solo o entrambi i genitori fossero iperattivi?
Nel caso lo siano tutti e due mi viene da pensare che si sfaterebbe il mito secondo cui “gli opposti si attraggono”; tuttavia potrebbe capitare che, oltre al bambino anche i genitori siano travolti in questo turbinio incontrollabile di pensieri e movimenti tali da creare una famiglia in “eterno (ed assiduo!) divenire.

Secondo gli studi genetici si è riscontrato che il 57% dei genitori il cui bambino era affetto da ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività) presentava la medesima problematica; inoltre si è scoperto che le cause genetiche del suddetto disturbo superano di gran lunga quelle ambientali (tra il 70% e il 91% per le cause genetiche e tra il 10% e il 30% per quelle ambientali).

Possono essere in realtà molteplici le cause sul versante psicologico che comportano l’iperattività negli adulti: innanzitutto mi viene da considerare questa affezione come la risultante di processi psichici, ahimè, non sempre e completamente equilibrati.

Secondo molte persone in costante attività “chi si ferma è perduto”; ma è davvero così? Io credo che inconsapevolmente queste persone pensino: “Chi si ferma… soffre”.

Cari lettori, l’iperattività è una risposta ad un disagio che può riguardare infinite circostanze, ma che vengono vissute, consapevolmente o no, con malessere.

Immaginiamo l’abitazione di una famiglia iperattiva: il caos regna sovrano, si va avanti e indietro per casa senza uno scopo ben preciso, i dialoghi sono inconcludenti perché non hanno un inizio e una fine, non ci sono regole familiari a cui riferirsi con attenzione, il disordine imperversa inesorabile, soprattutto sulle scrivanie che pullulano di fogli malfermi.

Mi viene senza dubbio da pensare che questo disordine domestico non sia altro che il riflesso di un disordine mentale; tuttavia ciò su cui conviene focalizzare l’attenzione è capire come la famiglia reagisca a questo turbolento modus vivendi: potrebbe sentirsi soddisfatta e dunque in equilibrio con questo suo stile di vita, c’è chi potrebbe sentirsi rassegnato, chi vorrebbe creare un aspirapolvere gigantesco e spazzare via in un batter d’occhio quelle montagne di carte che invadono la casa, o ancora potrebbe accadere che qualche membro della famiglia accusi un altro di essere disattento, impulsivo quando in realtà si potrebbe scoprire che anch’egli possiede le stesse caratteristiche, oppure “the last but not the least”, c’è chi, dopo una giornata all’insegna della frenesia e dell’iperattività si sente amareggiato e anche un po’ sconfitto interiormente in quanto reputa di non aver fatto nulla di produttivo.

Insomma, un crogiolo di situazioni familiari possono ruotare attorno al concetto di iperattività; la discriminante per capire se è necessario correre ai ripari oppure no è intuire se questo ritmo è funzionale o meno all’equilibrio dell’intera famiglia, dunque la domanda che ogni nucleo dovrebbe porsi è: “ Ce la sentiamo di cambiare?”

Dunque, se si accetta tale modus vivendi non è possibile agire più di tanto, a patto che non sia una persona esterna alla famiglia, la quale, preoccupata per le dinamiche presenti nella stessa, cerca di indagare su eventuali disequilibri familiari.

Nel momento in cui sia riconoscibile il desiderio di cambiare, si può iniziare a ragionare su come poter individuare un percorso volto ad una rinascita, in cui il passato potrebbe con facilità fungere da base su cui poter impiantare il seme dell’evoluzione.

Associata alla parola “rinascita”, c’è senza dubbio “cambiamento” e talvolta il cambiamento comporta “crisi”; quindi se una famiglia , a maggior ragione quella iperattiva dove non ci sono limiti e regole ben precise e dove si vive un po’ alla rinfusa, decide di intraprendere un percorso, deve essere consapevole che le sue problematiche non si risolvono in un batter d’occhio.

Dunque, adulti iperattivi, spesso può capitare che molti di voi vogliono controllare la situazione, decidere come e quando gestire un percorso di cura, in ogni suo passo; se iniziate a mollare inizialmente la cima, siete a buon punto per rinascere.



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