Esistono diverse scuole di pensiero che seguono orientamenti e metodi diversi fra loro; in generale possiamo distinguere due grandi filoni: la psicomotricità educativa e quella terapeutica.
- La psicomotricità educativa accompagna il bambino nella sua crescita armonica e nel suo sviluppo globale; favorendo la comunicazione dapprima corporea e poi verbale (le cui premesse sono la presenza di qualcuno che ascolti e la messa in pratica delle proprie abilità personali), la creatività ovvero la produzione grafica, gestuale, vocale-sonora … che sono un “racconto di se”; l’operatività intesa come la formazione del pensiero.
- La psicomotricità terapeutica viene spesso suggerita dalla scuola o dal pediatra allorché ci si accorge che esistono disturbi dell’espressione motoria; un lento sviluppo psicomotorio, magari immaturo per l’età; disturbi del linguaggio; difficoltà a relazionarsi con i pari o con gli adulti ovvero manifestazioni di aggressività o eccessiva timidezza (inibizione).
La psicomotricità nasce inizialmente come pratica destinata ai bambini con difficoltà o disturbi, che tramite il linguaggio del corpo esternavano, sperimentavano e superavano il disagio; in un secondo tempo è stata estesa a tutti i bambini poiché favorisce lo sviluppo armonico della persona e supporta una crescita serena.
Attualmente di parla di psicomotricità come “disciplina educativa, rieducativa e terapeutica“, il mezzo è il rapporto, la relazione che si instaura con lo psicomotrista.
La disciplina mette in relazione la mente con il movimento, esperienze fondamentali per la formazione del pensiero. Si tratta inoltre di una disciplina preventiva, in quanto il training positivo messo in atto previene i rischi conseguenti ad eventuali periodi di difficoltà che il bambino affronta nel percorso di crescita.
Dimentichiamo troppo spesso che i bambini utilizzano in primis il linguaggio corporeo per esprimersi e per capire, usando questo come primo metodo cognitivo, prima ancora della parola.
Liberi da schemi mentali costruiti, i bambini utilizzano la semplicità della comunicazione: “sorrido perché sono felice e piango perché sono triste”, utilizzando il corpo e le sue espressioni come strumento di esternazione dei propri sentimenti.
Anche per questo motivo noi adulti dovremmo usare molta sincerità con i bambini, usando parole che esprimano ciò che veramente proviamo. Se siamo tristi, non possiamo dir loro che non è vero, che nulla ci turba per un finto quieto vivere…i bambini ci osservano e percepiscono una distonia tra la nostra espressione corporea (viso tirato, sopracciglio corrucciato ecc..) e le nostre parole. Questo genera confusione in loro; la confusione è il nemico numero uno della crescita serena, perché destabilizza, non ci sono più confini certi entro cui il bambino si sente sicuro. Meglio una semplice sincera ammissione “sono triste perché è accaduto qualcosa che non mi aspettavo, succede anche ai grandi di essere tristi, ma poi passerà”.
La psicomotricità, nel pieno rispetto della “globalità umana”, rende al linguaggio corporeo del bambino la giusta importanza, percependolo come espressione emozionale.
La tendenza dell’analisi è quella di dividere in parti la struttura emozionale della persona per poterla sondare e approfondire; la psicomotricità, al contrario, rispetta quella che viene definita “l‘unità psicosomatica“, prendendo in considerazione la struttura somatica, quella affettiva e quella cognitiva….corpo, mente e bagaglio affettivo.
Come tutti gli individui, anche il bambino ha un proprio background costruito e che si sta costruendo e che si esterna nei gesti che compie: dimostra i propri desideri, le paure, le difficoltà, le sicurezze, le incertezze ecc…la mente e l’agito formano una dinamica di comunicazione importantissima se vista in relazione, nella sua globalità. Lo psicomotrista funge in questo contesto da “operatore strutturante e di contenimento”.
In breve, il corpo è inteso come espressione di sè, prima ancora della parola. L’obiettivo è lo sviluppo armonico psicofisico.
La seduta può avvenire individualmente o in un gruppo di bambini. Si svolge in uno spazio attrezzato, solitamente una mini-palestra strutturata con spazi e giochi ben definiti che il bambino imparerà a conoscere e ad usare, scandito da tempi e rituali, anch’essi importanti per lo sviluppo armonico. Sono disponibili materiali “poveri” che stimolano il gioco e la creatività del bambino.
Solitamente il luogo comprende due aree:
- una per l’attività motoria: sono presenti cuscinoni e materassi di gomma piuma e di diverse forme, materiali per travestimenti (mantelli, cappelli…), tubi di plastica, peluche, palle di varie dimensioni;
- una di “decentramento“, ben delimitato, in cui lavorare con disegni, costruzioni, manipolazioni per favorire la creatività, la manipolazione e il linguaggio, la grafica.
Il tempo della seduta è diviso in 3 momenti strutturati, accompagnati da un rituale che richiama lo “stacco” dei tempi:
- uno iniziale di gioco a favore di una manifesta espressione motoria
- un secondo di racconto (storia o favola) più cognitivo
- un ultimo che riguarda l’espressione grafica, di linguaggio, manipolazione (plastica).Questi tre modi di espressione hanno il comune obiettivo di manifestare la propria emotività in linguaggi diversi.
In un ambiente ludico, lo psicomotrista cerca di instaurare un rapporto di empatia col bambino, conquistandone la fiducia passo dopo passo. Non giudica, ma accoglie l’individualità del bimbo nelle sue espressioni, lo rassicura e si mette in comunicazione con lui su piani che vanno al di là della comunicazione bambino-adulto, ma che si basano sulla reale comunicazione del corpo. Fornisce risposte adeguate ai bisogni del bimbo e ascolta la globalità espressiva. Accompagna il bambino nel percorso di individuazione e sviluppo delle proprie capacità tramite il movimento, la condivisione con i pari, trovando una propria identità e dunque un proprio collocamento, favorendo lo sviluppo armonico della personalità in un training evolutivo che mira alla disinvoltura logico-concettuale-operatoria. Per livello “operatorio” si intende essere in grado di esternare, esprimere, ciò che si è svolto nella pratica tramite l’azione.
Usando strumenti non verbali ma utilizzando il linguaggio del corpo (postura, gesti, motoria ecc..) lo psicomotrista arriva a comprendere i reali bisogni del singolo, fornendo risposte adeguate. I benefici, oltre il percorso di crescita personale, sono visibili anche a livello scolastico.
Possiamo sintetizzare gli obiettivi: accettare se stesso e gli altri, riconquistare fiducia in se e negli altri e dunque vivere la crescita e l’apprendimento con serenità, collaborare e condividere con gli altri usando termini propri e consoni.
L’ambiente ludico favorisce l’approccio positivo del bambino giacche il gioco è per eccellenza il metodo ideale per scoprire se stesso e “sperimentare” il mondo.
In particolare il gioco è importantissimo per i bambini in età prescolare e nei primi anni delle elementari. Il potenziale creativo, libero da vincoli, si esterna in un ambiente che il bambino percepisce come protetto, qui si sente accettato e non giudicato. Esponendosi, il bambino mette in gioco se stesso, si racconta e si relaziona con gli altri e col mondo che lo circonda. L’approccio positivo pone le basi per uno sviluppo armonico, equilibrato.
In questo percorso la cui durata varia da bambino a bambino, è importante la collaborazione di chi è presente nella vita come punto di riferimento: genitori e insegnanti in primis. Lo psicomotrista li ascolterà all’inizio della terapia, per avere un’idea dell’ambiente in cui il bimbo vive e delle interazioni. Viene richiesta una collaborazione nell’attuazione di un programma pedagogico univoco, per evitare confusione nel bambino e perseguire obiettivi comuni. Il lavoro di equipe è essenziale per la buona riuscita della terapia. I genitori e gli insegnanti hanno la possibilità di approfondire la conoscenza del proprio figlio, partecipando alla crescita corretta, all’evoluzione del bambino, utilizzando tutti i canali di ascolto possibili.
Essere consapevoli del proprio corpo, imparare a capirlo, a rispettarlo è una base fondamentale per la crescita serena e per porsi in relazione con gli altri.
“Sentire” il proprio corpo nella sua globalità, in una posizione di spazio ben definita, articolando i movimenti fa sentire il bambino parte del mondo che lo circonda; trovare una collocazione dà un’importanza, un ruolo che lo rende attivo e lo sprona ad esprimersi.
La psicomotricità aiuta il bambino a trovare la giusta coordinazione dei movimenti e l’equilibrio, importanti per lo sviluppo psicomotorio.
La psicomotricità è uno strumento “in più” che possiamo offrire ai nostri figli per favorire uno sviluppo sereno e armonico durante la crescita.