La giornata del 2 giugno è trascorsa accompagnata dalla celebrazione della Festa della Repubblica, regalandoci un evento rappresentativo dell’appartenenza italiana: i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati scarcerati dopo quasi 4 mesi di detenzione in India.
Dopo la lunga permanenza in carcere, recentemente la loro prigionia era stata “alleggerita” dalla concessione di un trasferimento in una struttura più congeniale.
I marò hanno trascorso 104 giorni sotto varie forme di carcerazione, indossando sempre le uniformi per ricordare il loro status di militari dello Stato italiano. Ieri sera, per la prima volta, hanno tolto le divise per indossare abiti civili, accingendosi al trasferimento presso l’Hotel Tridente, già alloggio della delegazione italiana, dove attenderanno fino al 18 giugno l’inizio del processo a loro carico.
Malgrado l’isolamento dalla famiglia e dalla patria, la carcerazione in terra straniera e la lontananza, i due militari hanno sempre mantenuto un comportamento fiero e forte.
Ancora una volta i marò non hanno rilasciato dichiarazioni, aderendo all’invito alla prudenza richiesto loro dalla delegazione italiana.
Le condizioni richieste per la scarcerazione sono la cauzione, che ammonta a 290mila euro tramite garanzia e il divieto di allontanamento dalla zona di Kochi.
Con la scarcerazione su cauzione, si è raggiunto un importante obiettivo, grazie alla collaborazione dei ministri della Difesa, degli Esteri, della Giustizia con le amministrazioni, che hanno svolto un doveroso lavoro di impegno comune, fortemente sostenuto dall’opinione pubblica e dai movimenti politici.
Il Presidente del Consiglio Mario Monti esprime soddisfazione ma sottolinea l’obiettivo da perseguire: riportare in Italia i due militari. Il Presidente dichiara: “Un obiettivo importante della nostra azione e’ stato cosi’ raggiunto. Il risultato oggi conseguito e’ frutto dell’incessante impegno dei ministri e delle rispettive Amministrazioni, nonché’ dello stretto coordinamento al quale abbiamo improntato l’intera operazione, rivolta ad una finalità’ cosi’ rilevante non solo per i due militari, ma anche per la dignità’ nazionale dell’Italia, profondamente sentita dall’opinione pubblica e dalle forze politiche“.
Prossimo obiettivo sarà smontare il chargesheet, ovvero il dossier accusatorio tra cui compaiono imputazioni assurde quali omicidio volontario. La difesa ha chiesto la posticipazione della prima udienza di primo grado in virtù della discussione della Corte Suprema di New Delhi circa la petizione italiana che sostiene l’incostituzionalità della giurisdizione indiana, prevista per il 26 luglio. L’istanza non è stata accolta, il dibattimento processuale si svolgerà per stabilire le dinamiche dell’accaduto circa l’incidente del 15 febbraio in cui persero la vita due pescatori indiani.