Alcuni studiosi italiani, coordinati da Valter Tucci del Dipartimento Neuroscience and Brain Technologies (NBT) di IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), in collaborazione con i ricercatori di Harwell Oxford e dell’ University of Minnesota, hanno rilevato la presenza di alcuni geni capaci di regolare il sonno.
Tali geni, denominati Gnas, vengono ereditati da entrambi i genitori, con la differenza però che quelli paterni restano “spenti” nel corso di tutta la vita, permettendo così a quelli materni di operare in modo da regolare sia la fase REM (Rapid Eye Movement) che quella N-REM (Non-Rapid Eye Movement).
“L’imprinting genomico – spiega Tucci – è un meccanismo epigenetico molto importante che riguarda solo una piccola percentuale di geni del nostro genoma. In particolare noi ci siamo concentrati sul gene Gnas che, in alcuni tessuti, è espresso solo dall’allele materno, mentre l’allele paterno è mantenuto silente per tutta la vita. Per la prima volta abbiamo dimostrato la sua importanza nella corretta regolazione delle due fasi del sonno e in alcuni meccanismi ad esse associate”.
Tale dimostrazione è avvenuta attraverso lo studio effettuato su topi da laboratorio, durante il quale i ricercatori hanno attivato i geni paterni latenti.
Il risultato:
- Si è potenziata la fase N-REM, compromettendo quella REM;
- Riduzione dell’ apprendimento di situazioni pericolose;
- Alterazione della percezione temporale;
- Perdita di memoria;
- Depressione;
- Irritabilità;
- Riduzione dell’attenzione.
Quindi, in sintesi, è il solo gene materno che opera da regolatore, mentre quello paterno, se attivato, crea un grave squilibrio, come conclude lo stesso coordinatore della ricerca, Tucci:
“Avere individuato l’espressione dell’allele materno dello GNAS come responsabile di tale bilanciamento, ci permette di iniziare a studiare l’epigenetica del sonno con particolare attenzione verso le cause e le possibili soluzioni di determinati disturbi”.