Ieri, 23 maggio 2012, si è svolta la Giornata Mondiale della Tiroide.
In molte Asl del territorio nazionale sono stati effettuati controlli gratuiti a questa ghiandola, la cui disfunzione, e le varie patologie che ne derivano, si sta sempre più diffondendo, anche tra i giovani.
Infatti alcune statistiche rilevano che più del 10% della popolazione si ammala di gozzo. Percentuale che sale ben oltre il 20% se si considerano alcune popolazioni giovanili di determinate aree del nostro Paese.
Ma tale giornata non è stata dedicata solo ed esclusivamente alla prevenzione. Molti medici, soprattutto gli endocrinologi, hanno approfittato dell’ evento per formulare una richiesta inerente al commercio del sale iodato.
Secondo gli specialisti, infatti, sostituire il sale comune con quello iodato in un’alimentazione quotidiana, permetterebbe una maggiore prevenzione contro le malattie della tiroide.
Pronta la risposta del ministro della Salute Renato Balduzzi in merito a tale problematica:
“L’importanza dello iodio e della sua assunzione indispensabile con la dieta ormai è una informazione nota a tutti: in molti Paesi del mondo, tra cui l’Italia, lo iodio è presente in quantità così esigue nel suolo, nelle acque e negli alimenti, che il fabbisogno minimo giornaliero necessario per una normale attività tiroidea non può essere soddisfatto”.
Il ministro aggiunge inoltre, sempre attraverso il messaggio di saluto inviato ieri all’Associazione Italiana Tiroide (AIT), all’Associazione Medici Endocrinologi (AME), alla Società Italiana di Endocrinologia (SIE) e al Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE), che è in atto una proposta affinchè si agevoli la vendita del sale iodato in tutti gli esercizi commerciali:
“È in corso un intervento di modifica della legge n. 55 del 2005 che ad oggi non prevede sanzioni agli obblighi previsti; in particolare sono state inserite sanzioni (da € 1.000,00 a € 10.000,00) in caso di mancata disponibilità di sale iodato nei punti vendita; mancata disponibilità di sale iodato nell’ambito della ristorazione pubblica, quali bar e ristoranti e di quella collettiva, quali mense e comunità; mancata esposizione della locandina informativa negli esercizi di vendita in prossimità degli espositori”.