Melania Rea, non è più solo un nome, è l’emblema della violenza sulle donne, è un caso di cronaca difficile e doloroso, è una madre violentemente separata dalla figlia.
Molti giornali, numerosissimi siti web e diverse trasmissioni televisive hanno seguito il caso Rea; non in pochi hanno diffuso le foto del cadavere. Le foto del cadavere di Melania sono immagini rubate dalla scena di un crimine, sono rappresentazioni di un dramma e figurazioni dolorose. Dinnanzi a quel corpo riverso sul terreno, guardando le foto delle impressioni di sangue che avevano penetrato la terra solitaria del Bosco delle Casermette, di fronte ai particolari della coscia sfregiata è d’obbligo interrogarsi. È lecito chiedersi se l’informazione ha bisogno di tutto questo, se necessariamente essa debba passare attraverso questi “dettagli impressionanti”. Ed è corretto domandarsi quali dovrebbero essere i limiti della buona informazione?
Melania era una mamma ed è morta lasciando una figlia che oggi ha appena 2 anni, questa bambina un giorno navigherà per la rete e troverà le foto della sua mamma cadavere. È corretto? È lecito? È ammissibile?
- Abbiamo esposto allo psicologo di Vitadamamma, il dottor Giuliano Gaglione, i nostri dubbi. Qui di seguito il parere dell’esperto:
E’ trascorso più di un anno dall’omicidio di Melania Rea e i media non smettono di informare il pubblico su ogni notizia che emerga dalle indagini e da qualunque fonte che trasmetta recenti notizie.
La stampa, la tv, le radio continuano a trattare l’argomento con notevole interesse perché, come ormai è noto, attorno all’assassinio della donna, ruotano molteplici episodi che non coinvolgono solo la stessa, ma anche il marito Salvatore, i genitori nonché la loro figlia Vittoria, la quale, a causa di questa tragedia è divenuta succube di un polverone che potrebbe turbarle non solo il presente, ma anche il futuro.
Ad esempio, la bambina, ormai divenuta soggetto, anzi, oggetto inevitabile di questa trama dai colori oscuri, potrebbe trovarsi al cospetto di situazioni in cui osserverebbe le fotografie della madre defunta e questo potrebbe assolutamente nuocere al suo equilibrio psichico.
A tal punto invito i lettori ad immedesimarsi nella mente della piccola.
Facciamo un esempio:
- Immaginiamo ad un episodio che potrebbe averci turbato significativamente al punto tale che il solo ricordo (definito “Flashbulb memory”) ci comporta un marcato stato di tensione
- Se tale ricordo è poco recente ed è stato elaborato in maniera adeguata, la sua rievocazione magari non comporta lo stesso dolore vissuto in passato, tuttavia non è un ricordo assolutamente benefico
- Se ci sono segni tangibili ad esempio cicatrici, macchie indelebili e così via, l’associazione con il ricordo increscioso potrebbe mantener ancor più viva una ferita non sempre ben rimarginata.
Dunque, adattiamo queste premesse al caso della piccola Vittoria e consideriamo che:
- La bambina è in tenera età e dunque non ha un’identità integra capace di elaborare non solo il lutto della madre, ma anche ogni evento, spesso increscioso ad esso associato, vedasi la reclusione del padre.
- La bambina non solo potrebbe realizzare, nonostante la sua giovanissima età, che la madre sia defunta ma si ritroverebbe altresi ad imbattersi nella continua visione delle sue immagini in TV o sui giornali.
- L’associazione madre defunta – continue foto potrebbe amplificare non solo il dolore che la piccola prova, ma anche il senso di smarrimento dovuto a tutti gli episodi concernenti questa tragedia che volenti o nolenti la potrebbero coinvolgere a breve e a lungo termine.
Quindi, sarebbe assolutamente opportuno stare costantemente con la piccola garantendole un futuro quanto più equilibrato possibile con la consapevolezza di una perdita avvenuta in tenera età; a tal punto desidererei spendere due parole sul fenomeno dell’elaborazione del lutto da parte di bambini molto piccoli: è importante far capire col passare del tempo che “il viaggiatore” purtroppo non può acquistare il biglietto di ritorno. In particolare bisogna riferire alla bambina che non è stata colpa della madre se le è stata sottratta, anzi, sarebbe preferibile non effettuare discorsi di “vittime e colpevoli” che potrebbero comportare nella bambina emozioni di rabbia non esperite direttamente.
Ciò che davvero conta è permettere a Vittoria di elaborare quanto più approfonditamente possibile tale lutto, magari alcuni discorsi sono più complessi a farsi anziché ad evitarsi , tuttavia nei tempi e con linguaggi opportuni è assolutamente importante affrontare questa drammatica situazione