Le foto di Valeria Lukyanova arrivano da Odessa e sono made in Ukraine, stando al suo profilo face book.
Le immagini della modella (o presunta tale) sembrano uscite da una moderna versione dei film Barbie o da uno dei giornaletti per bambine dedicati a queste mitiche bambole. Ed invero i ritratti di questa Barbie in pelle (più che carne) ed ossa impressionano.
Le fotografie che circolano in rete non solo sono equivoche, al punto che qualcuno parla di una vera e propria bufala, ma sono persino inquietanti. Esse rappresentano la realizzazione fattiva di una ossessione: raggiungere la fama!
Il “capriccio” di questa Lady Barbie, infatti, non è meramente traducibile nel divenire “bella” come una vera bambola, ma è – se possibile – ancora più pericoloso. Se fosse vera Valeria Lukyanova userebbe la manipolazione chirurgica del suo corpo per perseguire l’affermazione della sua persona ed il successo. Al momento il suo profilo face book conta 9985 curiosi.
Ove mai Valeria esistesse come persona fisica, ove mai ottenesse in tal modo un certo successo la sua fama sarebbe veramente sua o dei suo chirurghi? Trionferebbe il corpo “medicalmente” trasmutato mentre dell’animo, del talento e delle capacità non vi sarebbe traccia alcuna?
Valeria Lukyanova: Capelli lisci e biondi, pelle color plastica Barbie, occhi celesti o verdi a seconda delle lenti a contatto, lunghe ciglia, bocca sensuale, corpo scolpito. Il tutto sarebbe il risultato di un complesso di interventi chirurgici costati, secondo l’Huffington Post, più di 800 mila dollari.
Antesignana del “bella come Barbie” fu Sarah Burge, nel 2009 si stimò che avesse investito 500 mila sterline in interventi estetici volti a somigliare il più possibile alla bambola della Mattel.
La chirurgia estetica continua ad alimentare accese polemiche d’opinione; non di rado il “ritocchino” viene biasimato. Spesso la cattiva considerazione degli interventi estetici è condizionata dal fatto che certa chirurgia visibile ed esposta, pubblicizzata in tv e in internet, usata come strumento di successo mediatico, testimonia un uso errato e distorto del bisturi.
Si tratta della chirurgia che personalmente uso chiamare vip: seni taglia terza che diventano quarta o quinta per essere al meglio esibiti innanzi alle telecamere, donne (attrici, presentatrici, cantanti e show girl) che festeggiano le sessanta primavere ed hanno un viso “fermo” a vent’anni prima, labbra così grandi da sembrare “incontenibili”.
È, poi, innegabile che il ricorrente e comune ritocco alle labbra, agli zigomi ed alle palpebre uniformi molto i volti creando un oggettivo fenomeno di “somiglianze artificiali”.
Ebbene questa chirurgia da copertina tradisce il senso più apprezzabile degli interventi estetici comuni che dovrebbe essere non quello di esagerare, vincere e ingannare il tempo (in stile “La Morte ti fa Bella”) quanto, piuttosto, quello di correggere gravi difetti costituzionali o post traumatici.
Ci sono nasi e seni che hanno curato depressioni, ansie e paure, oltre che evidenti “deficit” fisici. Ecco che i bisturi non sono tutti uguali.