Nell’ aula “Emilio Alessandrini” del Tribunale di Taranto, luogo ove si è svolta la 12° udienza del processo in Corte di Assise per l’omicidio di Sarah Scazzi, ieri si sono succeduti alla sbarra ben 9 testimoni. Tra questi, la deposizione più attesa è stata quella della sorella minore della famiglia Serrano, Dora.
La teste è stata ascoltata in merito al suo racconto su delle presunte avances subite da Michele Misseri, l’uomo che continua a dichiararsi unico colpevole dell’assassinio della ragazza, avvenuto, secondo le affermazioni del contadino, dopo un rifiuto di quest’ultima a delle sue proposte sessuali.
Ecco il racconto:
“Una sera, quando io ero ragazzina, le mie sorelle mi chiesero di andare sul terrazzo e di mettere al riparo i vasi con le piantine. Arrivò Michele Misseri per aiutarmi e mettemmo a posto i vasi. Finita questa cosa si avvicinò e mi disse alcune parole, tipo: <<amma’ fa’ na’ cosa? (Dobbiamo fare una cosa?)>>. Poi mi sfiorò il braccio destro e io scappai via. Tornai giù dalle scale e andai in camera mia senza riferire nulla a nessuno”.
Un episodio celato per quasi 30 anni. Dora, oggi 44enne, ha deciso di rivelare l’accaduto dopo l’arresto del cognato, autoaccusatosi di aver molestato ed ucciso la nipote Sarah:
“Raccontai l’episodio a mio marito e dopo l’arresto di Michele anche a sua moglie Cosima. In seguito mi contattarono gli avvocati Russo e Velletri, gli ex avvocati di Sabrina Misseri, perchè avevano bisogno di una testimonianza in favore di Cosima, ma questo fatto che mi è capitato è vero. Avevo 15 anni quando avvenne l’episodio ed ero a casa dei miei genitori, in via Martiri d’Ungheria. C’erano papà, mamma, Emma e mi pare Concetta, ma non ricordo bene”.
Il racconto è stato poi confermato dal marito della donne che, nonostante alcune incongruenze, ha confermato la realtà dei fatti.
Ma il vero “colpo di scena” si è verificato nel corso della deposizione della minore di casa Serrano.
Infatti, durante l’esposizione della teste, l’impassibile Cosima, seduta di fianco alla figlia Sabrina Misseri, entrambe accusate dei reati di concorso in omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere, scoppia per la prima volta in lacrime.
Gli occhi lucidi e il viso rigato dal pianto hanno abbattuto un muro di indifferenza, hanno ceduto il posto alla costante espressione enigmatica e impassibile che mai aveva abbandonato il volto della donna in tutto questo tempo.