Pillola del “quinto giorno dopo”
Dopo un acceso dibattito protratto per mesi, dall’inizio di Aprile la famosa pillola dei “5 giorni dopo“, altrimenti conosciuta come ElleOne è in commercio anche nel nostro paese, ma le polemiche non si placano.
In un’istanza al Ministro della Salute, Renato Balduzzi, un gruppo di parlamentari, nella fattispecie i parlamentari per la vita, nell’intergruppo bipartisan che conta in tutto 85 rappresentanti tra parlamentari e senatori, chiede che l’ElleOne sia sospeso.
La ragione di tale richiesta risiederebbe nella promiscuità di interpretazione del farmaco, perlomeno ciò è quanto sostengono i gruppi pro-life, che sarebbe proposto come anti-concezionale, ma celerebbe un principio abortivo da qui la definizione del farmaco “immorale e illegale“.
Il gruppo ne sostiene l’immoralità in quanto, a loro detta, farmaco abortivo; mentre l’illegalità risiederebbe neilla contrarietà ai principi sanciti dalle leggi 194 del 1978 e 405 del 1975, che dispongono in materia.
In realtà l’ulipristal, la pillola dei 5 giorni dopo, è una contraccezione di emergenza (così definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) la cui efficacia perdura fino a 120 ore dopo il rapporto non protetto o non sicuro, con una percentuale di successo molto alta, che si aggira attorno al 98%.
Il principio del farmaco si basa sulle caratteristiche dell’anti-progestinico teso a ritardare l’ovulazione e dunque non permettere la fecondazione.
Laddove l’ovulo sia già fecondato (a causa di rapporti precedenti), potrebbe impedirne l’impianto in utero e qui sorge la contraddizione con la legge 194 sull’aborto; per bypassare l’incaglio basta sottoporsi, per una chiarezza della situazione, all’individuazione della quantità dell’ormone beta HCG nel sangue, a conferma della presenza di una gravidanza.
La negatività di tale test è condizione essenziale per accedere alla prescrizione medica del farmaco, necessaria per ottenere la somministrazione, che deve essere assunto entro le 120 ore dal rapporto.
L’Italia è da sempre un paese in cui convivono forte spinte progressiste e tendenze tradizionaliste, volte alla conservazione di valori etico-morali di stampo religioso.
Trovare un equilibrio che accontenti tutte le parti è un’impresa ardua, per questo motivo la polemica è sempre in agguato e il dibattito costantemente aperto.