Salvatore Parolisi dalla sua cella scrive lettere d’amore alla presunta amante.
Le missive non raggiungeranno mai la donna, le autorità nelle more del giudizio limitino i contatti tra Parolisi e colei che ne avrebbe animato l’istinto omicida, almeno stando alla ricostruzione operata dalla Procura.
Salvatore si dichiara soffrente in gabbia, prigioniero innocente, descrive il suo percorso come quello di un incolpevole e lo vede, perciò stesso, volto alla “meritata libertà”.
Sta di fatto che Salvatore Praolisi resta il solo imputato nel processo per la morte della moglie Melania.
La donna, a cui l’uomo rivolge il suo amore, ha finito col divenire compartecipe di un dramma dei sentimenti assai complicato e violento. Indipendentemente dalla morte di Melania e dalla identità del suo assassino, la presunta amante ha dovuto fare i conti con la vigliaccheria e la falsità di Salvatore Parolisi.
Il rapporto con la presunta amante (più delle diverse e numerose scappatelle ed insieme alla passione per i trans) smascherano un uomo incapace di gestire responsabilmente la proprie condotte sessuali e sentimentali.
Parolisi si macchia, dunque, di un reato morale perpetrato contro l’istituzione della famiglia ed a danno di una moglie dedita ed amorevole: Salvatore è reo di essere un traditore bugiardo.
E la dubbia moralità dell’ex Caporal Maggiore non migliora neanche dietro le sbarre.
La famiglia Rea, sempre dignitosa, corretta e saggia malgrado il dolore, sottolinea che Salvatore Parolisi mai ha scritto una missiva per loro o per Vittoria, pur avendo profuso molte parole per la giovane presunta amante.
Durante la trasmissione di Bruno Vesta “Porta a Porta”(puntata del 13 marzo 2012) viene messo in onda il sonoro di una intercettazione ambientale registrata durante la detenzione di Parolisi grazie ad una cimice collocata nella sua cella. Parla Parolisi, racconta della sua posizione processuale e delle aspettative che ha verso Vittoria, si sfoga col suo compagno di cella.
Trapela dalle parole, dal tono e dall’umore un Salvatore irascibile, rancoroso e probabilmente disaffezionato alla famiglia della moglie.
In merito al processo Parolisi sostiene che i suoi avvocati lo spingerebbero a confessare. Dice che secondo i legali, a fronte di una spontanea confessione, potrebbe sperare in una pena pari a 5 o 6 di reclusione.
L’illogicità di questa dichiarazione e la sua infondatezza sono palesi: per le modalità, la tipologia e l’efferatezza del delitto è impossibile ed impensabile una condanna tanto irrisoria. Certamente Parolisi non riporta le indicazioni dei suoi avvocati in queste parole.
Le affermazioni che Parolisi riserva ai giudici sono irrispettose, ma ciò è “normale” perché sempre il detenuto manifesta esasperazione verso chi ne determina la carcerazione. Tale rancore e nervosismo di Salvatore non può e non deve determinare “analisi” psicologiche volte a giudicarne la colpevolezza o a ipotizzarne l’innocenza.
Colpisce molto,invece, l’ “esame” che “papà Salvatore” fa della condizione di Vittoria: Salvatore Parolisi non si sofferma ad analizzare lo stato della piccola figlioletta, non ragiona sul suo benessere, sulla evidente necessità di stabilità affettiva che prioritariamente le va garantita e su ciò che è meglio per lei ma ribadisce solo e con forza che vuole vedere la figlia!
Il diritto di vederla che il padre potrebbe teoricamente vantare prevale sul benessere della bambina? Certamente No
Salvatore sostiene che i Rea gli impediscono di vedere Vittoria. Infatti, secondo il detenuto Salvatore Parolisi, sarebbe imputabile ai Rea il fatto che l’incontro, sperato, chiesto e desiderato ancora non ha avuto luogo.
Dalle Parole di Salvatore emerge una contrapposizione familiare per la quale i Rea (che si ricordi sono Vittime) sarebbero i cattivi ed i Parolisi i buoni.
Ma quale realtà ha costruito nella sua mente questo padre?
I Rea sono stati investiti della tutela di Vittoria dal Tribunale per i Minori di Napoli; i Rea, superando ogni personale sofferenza, stanno traghettando Vittoria nella sua difficile metabolizzazione del lutto; i Rea cercano, perseguono e pretendono il bene della nipote.
L’incontro, della cui assenza si lamenta Parolisi, non ha avuto luogo perché mancavano le condizioni idonee affinché avvenisse, ovvero non vi erano le debite garanzie di tutela in favore di Vittoria.
Intanto si attende la super perizia e l’esame chiesto dalla difesa di Parolisi per accertare l’ora del delitto Rea, ora, che come determinata dal primo referto autoptico, è discussa dal collegio difensivo.