Melania Rea scompare dalle altalene di Colle San Marco in Ascoli Piceno il giorno 18 aprile 2011; alle ore 16:24 Salvatore Parolisi , dopo aver chiesto aiuto ai proprietari ed agli avventori del ristorante Il Cacciatore, da l’allarme.
Una donna è scomparsa, si è allontanata dalle altalene dell’area gioco di Colle San Marco per andare alla toilette e non ha più fatto ritorno. Ciò secondo la ricostruzione del marito Salvatore Parolisi, ultimo ad averla presumibilmente vista in vita e, attualmente, unico indagato per il suo omicidio.
Di fatto ai bagni del medesimo ristorante da cui viene lanciata la richiesta di soccorso Melania non è mai arrivata, lì nessuno l’ha vista.
La telefonata con cui si chiede l’intervento dei carabinieri parte dal ristorante Il Cacciatore alle 16:24, stando alla ricostruzione dei fatti operata da Parolisi e da coloro i quali lo hanno assistito nelle prime ricerche (ovvero i proprietari del bar – ristorante di cui sopra) tra l’allontanamento di Melania e la richiesta di soccorso intercorre un lasso di tempo di circa un ora.
Bruno Vespa nella sua trasmissione Porta a Porta giorno 13 marzo 2012 ha trasmesso il sonoro originale della telefonata di allarme partita dal ristorante Il Cacciatore. Così per la prima volta, dopo un anno di indagini, il pubblico ed i familiari di Melania hanno udito la viva voce di Salvatore Parolisi mentre chiedeva aiuto.
Cosa svela quella telefonata e cosa è accaduto nell’ora precedente ad essa, ovvero immediatamente dopo la presunta scomparsa di Melania?
Parolisi sarebbe entratonel bar Il Cacciatore alle ore 15:30; subito si sarebbe mosso verso i bagni tornando dai quali avrebbe chiesto a tutti se era stata vista una donna e descrivendola. Dinnanzi alla negativa risposta dei titolari l’ex militare avrebbe con gli stessi effettuato un primo sopralluogo nelle immediate adiacenze del ristorante.
I testimoni descrivono Parolisi come molto “sopra le righe”, particolarmente agitato, estremamente emozionato. Emerge dalle testimonianze rilevate che l’uomo avrebbe, poco dopo l’arrivo al bar – ristorante, persino dato di stomaco e secondo i ricordi di chi lo ha accompagnato nelle prime perlustrazioni l’uomo avrebbe presentato conati di vomito.
Stava male per lo choc della scomparsa della moglie?
Di fatto l’allontanamento di Melania, così come descritto dal marito e nella tranquillissima Ascoli, non rappresentava ex sé un fatto abbastanza grave da giustificare una reazione emotiva tanto “smisurata”.
Il vomito, i conati, il malessere e l’agitazione sembrerebbero prefigurare più profonde e sconvolgenti verità e consapevolezze.
Col passare dei minuti e delle ore i testimoni ricordano un Parolisi sempre meno agitato, addirittura, ancor prima di lanciare l’allarme, ad un certo punto pare che abbia preso un caffè. Ecco che il comportamento complessivo dell’uomo non convince, il personaggio è stonato e complicato da comprendere: vomita, poi si calma e prende un caffè, poi si agita nuovamente e al momento di lanciare l’allarme si sottrae, “scappa in bagno” e domanda alla titolare dell’esercizio commerciale di parlare “per suo conto” con i carabinieri.
Da cornice fa l’abbigliamento improprio che l’ex caporal maggiore portava al momento della scomparsa: non aveva giubbotto ed indossava solo un completino sportivo a mezze maniche e con gambe scoperte, poco indicato nella giornata del 18 aprile 2011 caratterizzata da un clima ancora piuttosto rigido.
Perché Salvatore Parolisi sta così male? Cosa, poi, lo acquieta? E cosa a tratti nuovamente lo sconvolge?
Di norma una scomparsa può avere molte spiegazioni e prima di pensare al peggio si ipotizza un malore, uno smarrimento o un incontro imprevisto. Chi cerca una persona scomparsa di norma è in un primo momento moderatamente preoccupato e manifesta un’ansia crescente solo col passare delle ore se ed in ragione del fatto che la persona sparita non si trova. Parolisi, invece, parte nelle ricerche di Melania agitatissimo, sconquassato, devastato al punto da vomitare e pian piano, poi si va come assestando.
Durante la trasmissione di Bruno Vespa dello scorso 13 marzo Paolo Crepat, psichiatra, sottolinea la “contraddizione” palese dell’atteggiamento di Parolisi che da un lato manifesta una grande paura e da un altro trova la calma per fermarsi dinnanzi ad una tazzina di caffè. Lo psichiatra spinge a riflettere sulla discontinuità dei comportamenti di Salvatore nella immediatezza della scomparsa di Melania.
Gennaro Rea, zio della vittima, dopo la messa in onda del sonoro originale della chiamata ai carabinieri di Ascoli si sofferma su un dato palese: Salvatore Parolisi sembra mettere da subito in scena un racconto articolato ed artefatto. Quella telefonata doveva essere funzionale all’ottenimento di un aiuto non era necessario narrare gli avvenimenti, bastava chiedere un immediato soccorso in ragione di una ancora “semplice” scomparsa.