Dovrebbe aver già imparato a trattenere la pipì durante la notte, invece questo non accade. Ciò crea angoscia e preoccupazione nei genitori e di conseguenza nel bambino che, già mortificato per un’aspettativa disattesa percepisce il disappunto di mamma e papà.
L’enuresi colpisce il 10% dei bambini tra i 6 e i 10 anni, maggiormente i maschi rispetto alle femmine.
Esistono enuresi di due tipi:
– enuresi primaria, che ricopre 80% dei casi e che avviene nel momento in cui il bambino non ha ancora imparato a non fare pipì a letto. Spesso si tratta di una vera malattia, enuresi notturna primaria isolata, che colpisce i bambini con una capacità della vescica inferiore alla norma (meno del 40%) e i bambini che non producono un sufficiente quantitativo di vasopressina (ormone antidiuretico prodotto dal cervello) che permette all’organismo di produrre meno urina durante la notte. In questi casi sarebbe opportuna una visita dall’urologo che eventualmente potrà consigliare dei farmaci come rimedio a questo disturbo.
Esistono poi altre cause di enuresi primaria. Un non corretto insegnamento della continenza diurna per esempio. I bambini imparano a trattenere la pipì durante il giorno tra i 2 anni e mezzo e i 3, e la notte tra i 3 – 4 anni circa. Un tentativo di insegnamento precoce (prima di iniziare a camminare) o troppo severo come anche troppo permissivo, potrebbe mettere in difficoltà il bambino.
– enuresi secondaria, il bambino sa cosa significhi il controllo della vescica ma capita che sporadicamente faccia pipì a letto.
Solitamente è legata ad un cambiamento o un trauma vissuto dal bambino come la nascita di un fratellino, un cambio di abitazione, la separazione dei genitori. Ma può trattarsi anche di un evento non così palese ai genitori come la visione di scene forti di un film per esempio. Normalmente questa enuresi è limitata ad un breve periodo e si risolve da sola, diversamente meglio parlarne col pediatra.
Come possiamo noi genitori aiutare il bambino che soffre di enuresi?
Sicuramente non sottovalutando il disturbo. Facendo finta di nulla si creerebbe uno stato di complicità di silenzio col bambino che lo porta solo ad alienarsi e non affrontare la realtà. Dunque, evitate le omissioni! Parlarne con lui è un bene, ma fatelo con discrezione e mai di fronte ad altri perchè il bambino potrebbe sentirsi umiliato.
Cerchiamo di contenere la reazione di disappunto o fastidio quando scopriamo il lenzuolo bagnato di pipì, per non gettare il bimbo nello sconforto e fomentare ansia.
E’ consigliabile evitare di cucinare per cena cibi con brodini vari.
Ricordatevi di far fare pipì al bimbo prima di coricarsi a letto.
Si può chiedere collaborazione nel disfare il letto bagnato, questo potrebbe servire come input per superare il momento di disagio.
Se il problema persiste nel tempo, una volta appurato che non si tratti di una difficoltà strettamente fisica, è opportuno rivolgersi ad uno specialista che interpreti il disagio del bambino e lo aiuti a superarlo.