Sono state rese note oggi le motivazioni con cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano lo scorso 6 dicembre ha assolto in secondo grado Alberto Stasi dall’accusa di aver ucciso la sua fidanzata, Chiara Poggi.
Il delitto di Garlasco è una realtà “rimasta inconoscibile nei suoi molteplici fattori rilevanti, la maggior parte dei quali sono condizionati unicamente dal caso”, “l’assoluzione di Alberto Stasi in primo grado merita di essere confermata, si tratta di una sentenza immune da vizi”
Per il giudice a latere Fabio Tucci, estensore delle motivazioni, il gup di Vigevano “ha compiuto uno scrupoloso studio del materiale probatorio sottoposto al suo esame, dandone conto in motivazione in modo chiaro ed esauriente […]. Egli ha mostrato di possedere salde conoscenze nel campo dei problemi epistemologici della prova penale, e di quella tecnico-scientifica in particolare”.
I periti nominati in primo grado dal giudice di Vigevano, Stefano Vitelli, – si legge ancora nelle motivazioni – “hanno adottato approcci metodologici di acclarato vaglio scientifico, unica via che conduce al risultato probatorio che, dal punto di vista della scienza, è corretto attribuire alla presenza – ma come si vedrà soprattutto all’assenza – dei ‘segni’ che è stato possibile assicurare all’indagine”, ed hanno portato “all’ineccepibile affermazione della contraddittorietà e all’insufficienza della prova della colpevolezza di Stasi per l’efferato omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007”.
I giudici della Corte d’Assise d’Appello si soffermano, in particolare, su quello che dall’accusa è sempre stato ritenuto un indizio “forte”: il sangue non trovato sotto le suole delle scarpe di Stasi, nonostante il ragazzo avesse attraversato la villetta di casa Poggi. Ma nelle motivazioni si legge: “Mentre il rinvenimento della traccia ematica sotto la suola della scarpa avrebbe dimostrato che è stato calpestato il pavimento macchiato di sangue, nelle specifiche condizioni nelle quali è stato possibile esaminare le scarpe dell’imputato l’assenza di imbrattamenti ematici non prova il mancato passaggio sul pavimento”. Le tracce potrebbero essersi cancellate anche con “il semplice strofinio delle suole sullo zerbino di ingresso della caserma” o per altri motivi, scrive il giudice Fabio Tucci.
La risposta dei giudici della Corte d’Assise d’Appello ai quali la parte civile, al termine del suo intervento nel processo d’appello, aveva posto questa domanda è eloquente: “L’’imputazione nel presente giudizio è stata formulata nei confronti di un solo imputato, Alberto Stasi. La risposta al quesito relativo all’identità della persona che, in alternativa all’imputato, pose termine alla vita di Chiara Poggi con la violenza che è emersa negli atti non è indicata nei capi di imputazione. Essa dunque è estranea al giudizio devoluto a questa Corte”.