Uomo genere maschile + Donna genere femminile = Coppia genere “famiglia”.
La coppia, intesa come cellula elementare della collettività (ovvero come famiglia) è da recepire come la culla del futuro sociale: i figli sono la speranza del domani e la loro nascita e crescita garantisce l’arricchimento del tessuto sociale.
Ma questo processo di evoluzione collettiva che attraverso l’incontro dell’uomo e della donna porta all’ampliamento ed alla rigenerazione della società come viene ripagato dallo Stato e di cosa ha bisogno?
– Necessita di sostentamento, di danaro ed in primis di Lavoro;
– necessità di serenità, di equilibrio nella coppia e, quindi, di cooperazione;
– necessita di rispetto del ruolo della Donna che troppo spesso è ancora chiamata a lottare per l’affermazione della sua “identità femminile” come identità di genere non discriminabile.
La donna non è più l’angelo del focolare o meglio non è più soltanto deputata ad accudire casa e figli …
… quell’angelo ha spiegato le ali e, pagando con fatica e dedizione il prezzo dell’emancipazione, oggi molte professioni e ruoli sociali si tingono di rosa; tanti lavori vengono gestiti da donne, mogli e mamme che oltre ad istruire i figli, accudire i mariti e gestire la casa producono reddito, lavorano per se stesse, per la propria famiglia e per la società.
Alla figura della donna lavoratrice si accompagnano, tuttavia, dei “Ma” importanti e gravosi, osserviamoli insieme:
- La donna lavora Ma ottiene una retribuzione più scarsa di quella garantita ad un uomo. Dagli approfondimenti compiuti dalla Commissione Europea, che ha mappato le condizioni del lavoro femminile, (http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/gender-pay-gap/index_en.htm) emerge che le donne guadagnano in media il 17% in meno rispetto agli uomini.
- La donna lavora Ma il 71,3% del lavoro familiare resta a suo carico (dati INPS, Istat e Ministero del Lavoro tratti dal “Rapporto sulla coesione sociale 2011″), col risultato che dopo il “lavoro stipendiato” l’impegno femminile si sposta su casa e figli. Considerando l’insieme del lavoro esterno alla casa e delle attività di cura della famiglia, una donna lavoratrice mediamente si impegna ogni giorno 1 ora e 3 minuti in più rispetto al suo partner lavoratore. Per le coppie con figli il divario medio di tempo a svantaggio delle donne è addirittura superiore.
- La donna lavora Ma sovente le sue competenze non sono stimate come quelle maschili (a parità di titoli la donna è spesso sottovalutata), si registra persino una più lenta progressione di carriera. E ciò anche quando le donne godano di titoli di istruzione elevati uguali o maggiori rispetto a quelli posseduti dai colleghi maschi.
- La donna lavora Ma la condizione di pari opportunità col maschio non è ancora una certezza garantita. Ciò che più comunemente si domanda una donna – lavoratrice in età fertile è se avere un figlio possa ledere la sua carriera
È innaturale che una donna debba chiedere a se stessa ciò:
“Avere un figlio farà male alla mia carriera professionale?”
- La donna lavora Ma dopo la nascita di un bambino è frequentemente costretta ad interrompere la sua carriera o a limitarla non potendo tornare ad un lavoro a tempo pieno. Nel nostro paese ciò dipende anche da fortissime carenze in termini di Welfare, infrastrutture e ammortizzatori sociali.
- La donna lavora Ma, guadagnando in media il 17% in meno rispetto agli uomini, beneficerà di una pensione più bassa rispetto ai colleghi maschi. Ciò espone al rischio di povertà più donne che uomini.
La donna lavora Ma è anche Madre, Generatrice ed Educatrice … un motore sociale che meriterebbe maggiore considerazione e rispetto … e Garanzie al 100%
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