Mariano Apicella, professione cantante. È così che viene presentato il concorrente della squadra degli “eletti”.
Di fatto Apicella è un cantante, come lo è Den Harrow:
il primo gode di una “contemporanea popolarità” amplificata dal favore amichevole che lega il neomelodico napoletano all’ex presidente del consiglio;
il secondo ha segnato parte della storia della dance italiana degli anni 80 … oltre ad aver pianto dopo un furto di panini in una precedente edizione dell’isola, accadimento pure assai noto. E non a caso se si cerca Den Harrow su google si casca subito nel video del suo celebre pianto:
I due (Apicella e Den), da due diversi pianeti della musica, si sono reciprocamente insultati e dal palcoscenico dell’Isola dei Famosi 2012 hanno regalato al popolo dei telespettatori un triste spettacolo di vivaci improperi e gratuite “lusinghe”.
Naturalmente lo spunto dello scontro era “il giudizio”, la cosiddetta nomination … lascia perplessi il fatto che una espressione del gioco, una indicazione di voto, possa scatenare cotanto biasimo ed ire così furenti e vive. Il giudizio dinnanzi al pubblico pesa come un fendente conficcato nel cuore o una nomination è forse un atto di lesa dignità?
Di fatto non c’è limite al peggio e l’ultima puntata ha riservato un momento di massima bassezza televisiva.
Uno dei protagonisti è ancora lui Mariano Apicella e “la vittima” è il notissimo Cristiano Malgioglio.
Il gruppo degli “eletti” (e trovo che questo nome – affibbiato ai naufraghi dalla produzione – corrisponda ad una provocazione meravigliosamente riuscita e del tutto calzante) guarda alcuni spezzoni della vita sull’altra Isola – quella dei naufraghi, detti “eroi” (anche qui il sapore provocatorio è vivo) – e commenta con passione e vivacità ciò che vede ed ode.
Apicella, appunto, dinnanzi a pacifiche affermazioni di Malgioglio lo definisce candidamente “ricchione”.
Vladimir Luxuria, in veste di persona ragionevole, sana e civile, prima che di inviata speciale, pacatamente ma sentitamente si indigna.
Savino dallo studio, con eguale pacatezza sottolinea che l’identità sessuale è dato che attiene alla sfera intima e personale dell’individuo ed è inammissibile che se ne faccia un uso strumentale, volto ad offendere e mortificare.
Questa “ira pacata”, questo perbenismo senza “prese di posizione o punizioni” eclatanti offende Cristiano Malgioglio. Difendendo anche la sua reale dignità d’artista serio, navigato e affermato Cristiano evoca le capacità di conduzione di Simona Ventura, di Massimo Giletti e di Mara Venier ed afferma che Loro, Presentatori esperti e seri, non avrebbero acconsentito a dare spazio, visibilità e “lustro” a una tale volgarità.
Malgioglio dice “mi avrebbero difeso … mi hanno sempre difeso” ebbene io da Mamma seduta dinnanzi al video con la mia famiglia ho bisogno di aggiungere alla frase di Malgioglio “ci avrebbero difeso”, “avrebbero difeso il pubblico”.
La televisione italiana sta, da qualche anno a questa parte, vivendo di reality, cavalcando l’onda delle debolezze dell’uomo esposte in televisione come possibili attrazioni e facili catalizzatori d’interesse. Questa televisione “verità” mette in luce il meglio ed il peggio della razza umana, pregi e difetti di chi accetta di vivere dinnanzi alle telecamere senza filtri … spesso da senza filtri si passa a senza freni ed ecco che accadono bassezze come questa:
Fece scuola Aldo Busi che condusse un’isola all’insegna della provocazione, mettendo non raramente in difficoltà Simona Ventura, la cui professionalità e attenzione fu allora palese (non a torto, dunque Malgioglio la evoca nel suo sfogo).
Vale, dunque, la pena interrogarsi sulla reale portata di questa televisione provocatoria, tanto provocatoria da divenire volgare e persino meschina.
Quella donata da Apicella al pubblico italiano è una parola meschina, è una meschina volgarità e per il solo fatto di averla pronunciata colui che l’ha detta “meriterebbe” di vergognarsi – di provare vergogna o di essere messo in condizione di provarla. La produzione mandando in onda l’offesa viola la dignità di colui a cui è diretta o del pubblico tutto?
Se la televisione fa uso della volgarità la società sarà “incitata” a fare altrettanto?
Era necessario mandare in onda una simile cattiva parola?
Una ristrutturazione della moralità e dei costumi, una rivoluzione culturale che giunga alla civile e rispettosa accettazione del diverso deve passare attraverso una televisione più pulita se non più seria?
A queste domande di fatto può rispondere solo il telespettatore con un atteggiamento di critica attenta e puntuale che è auspicabile ricada nella scelta televisiva.