L’acne giovanile è l’incubo di molti adolescenti.
Si manifesta in età adolescenziale, tra i 12 e i 20 anni circa, e segue le fasi dello sviluppo della pubertà durante la quale il sistema ormonale subisce grandi cambiamenti.
L’acne viene stimolata dal lavoro prodotto dagli ormoni sessuali, in particolare gli androgeni, presenti sia nei ragazzi che nelle ragazze. Colpisce le ghiandole sebacee presenti in zone definite: in particolare il viso ma anche la schiena e il tronco in generale, interessando gli arti superiori e il petto in qualche caso.
Gli ormoni sessuali agiscono esercitando una sovra-stimolazione delle ghiandole sebacee indotte così a produrre maggior sebo, con la conseguenza di formare un “tappo” in prossimità della ghiandola, che si manifesta sulla parte esterna della cute. Questo è ciò che noi chiamiamo comunemente punto nero, meglio conosciuto come comedone.
Le condizioni del punto nero possono degenerare a causa di un’infiammazione della parte che porta alla formazione di pustole, papule e nei casi più gravi a noduli.
L’acne non colpisce tutti gli adolescenti, e le forme sono di diversa entità sia per tipo di lesione causata sia per zona colpita e per gravità.
Sembra esista una predisposizione a sviluppare il disturbo, che può essere aggravato da fattori variabili quali la pulizia, l’inquinamento, un’alimentazione scorretta e lo stress.
Per alimentazione scorretta si intende alimentazione ipercalorica, che incide peggiornado l’acne, oltre a far aumentare di peso.
Un tempo si pensava che alcuni alimenti (cioccolato, salumi, formaggi) tendessero a far comparire l’acne, è stato dimostrato che questa teoria è infondata, ferma restando la più generale regola dell’influenza negativa dell’alimentazione ipercalorica.
Esistono farmaci (come il cortisone), così come cosmetici, che influenzano l’acne: in alcuni soggetti la debellano, in altri l’aumentano.
Negli adolescenti le manifestazioni maggiori sono quelle legate all’acne lieve: punti neri e bianchi e formazioni papulose, i così detti “brufoli”. Più rare sono le forme pustolose e nodulose che portano anche alla formazione di cisti.
Risvolti psicologici:
Solitamente il problema dell’acne si risolve spontaneamente con la crescita dell’individuo, a volte supportato da terapie o trattamenti.
Quando l’adolescente si trova a vivere il problema, è molto importante considerarne l’impatto psicologico. I disagi estetici possono essere alla base di imbarazzo e perfino vergogna, andando a influire negativamente nei normali rapporti sociali, in particolare con i pari. Possono essere causa di insicurezza, poca stima in se stessi, eccessiva timidezza e chiusura verso l’esterno. Queste ripercussioni sono degne di considerazione. Comprendere il disagio del figlio, proporre la consulenza di un dermatologo, specialista in grado di suggerire una terapia di guarigione o quantomeno miglioramento della cute, equivale ad accogliere una richiesta tacita, a volte sottintesa.
L’errore che spesso si commette, da genitori, è quello di sottovalutare l’impatto psicologico, sminuendo il problema, che equivale a “sminuire il ragazzo”. Questo atteggiamento è da evitare perché nuoce all’autostima del ragazzo in un momento tanto delicato della vita quanto è quello dell’adolescenza.
Le terapie:
Non esiste una terapia unica. Il dermatologo valuta il soggetto e decide il tipo di trattamento a seconda della presentazione dell’acne.
I trattamenti sono volti a migliorare la pelle durante la fase acuta, prevenendo la formazione di cicatrici e cheloidi che avrebbero ripercussioni irreversibili a livello estetico.
Le terapie prevedono l’uso di esfolianti, antibiotici e antisettici ma non solo.
Un tempo si ricorreva all’uso di antibiotico, come soluzione del problema, con facilità poiché si pensava che l’acne fosse una malattia derivante dai batteri presenti sul follicolo, che producono acidi grassi e attivano l’infiammazione. In parte ciò è vero, ma non è il problema principale della formazione di acne, quindi, vagliata l’opzione e fermo restando l’impatto negativo sul fegato e la fotosensibilità, si tende ad escludere l’uso di antibiotici sia in compresse che ad uso locale.
Anche la prescrizione alle giovani donne della pillola contraccettiva (a volte con aggiunta di antiandrogeni) come soluzione al problema dell’acne è una terapia ormai superata. Si basava sulla convinzione che le donne con l’acne soffrissero di una disfunzione ormonale, ma il loro sistema in realtà funziona benissimo, dunque esporre al rischio di uso di estrogeni e antiandrogeni: ipertensione, pericolo trombosi, aumento del peso, cellulite, problemi al fegato, a fronte di un miglioramento lieve dell’acne, non è più una scelta giustificata, alla luce delle nuove conoscenze.
In casi di acne importante, e sotto prescrizione e monitoraggio del dermatologo, viene prescritta la “pillola antiacne”, a base di acido retinoico. Si tratta di un derivato della vitamina A che agisce inibendo la formazione d comedoni e cisti.
E’ un farmaco con effetti collaterali da prendere in considerazione prima dell’utilizzo: aumento del colesterolo, calcificazione, depressione ed altri. E’ dunque bene che il suo uso sia vagliato da un medico.
Per evitare gli effetti collaterali, il farmaco può anche essere applicato localmente. Esistono diverse soluzioni che ne stemperano la potenza, consentendo anche un’applicazione quotidiana; per la scelta dell’applcazione, meglio affidarsi in ogni caso ad un consulto dermatologico. La soluzione locale è usata spesso in tandem con un micropeeling.
Il micropeeling è una soluzione suggerita per combattere l’acne, si tratta del trattamento quotidiano della zona interessata con un frizionamento di un preparato a base di acido glicolico e acido salicilico a bassa concentrazione. L’azione è disinfettante e pulente in profondità.
Il micropeeling usato in combinazione col trattamento a luce pulsata dà ottimi risultati.
Il peeling chimico è un trattamento che consiste nell’applicazione di varie sostanze (acido glicolico, acido piruvico e acido tricloroacetico) applicate sulla cute con lo scopo di favorire la rigenerazione dei tessuti. Le sedute necessarie sono indicate dallo specialista in funzione del paziente singolo.
Un errore diffuso tra chi soffre di acne è “lavarsi spesso” nel tentativo di tenere la pelle pulita, in realtà così facendo si aumenta la secrezione di sebo, aggravando l’acne. Meglio lavarsi quanto basta, utilizzando poco sapone (o sostituirlo con prodotti specifici e detergenti light).
Altro errore è “strizzare” il comedone, contribuendo così ad aggravare la situazione infiammatoria.
Il trattamento di forme lievi porta ad una guarigione completa, mentre quello di forme più importanti, con avvallamenti o ipertrofie può condurre a cicatrizzazioni più o meno evidenti.