L’ inchiesta in corso sulle responsabilità del naufragio della Costa Concordia di fronte l’ isola del Giglio continua ad allargare il suo raggio di azione che, in un primo momento, puntava sull’assoluta colpevolezza del comandante della nave Francesco Schettino, che a sua volta, durante l’ interrogatorio con il gip Montesarchio, ha tirato in ballo la compagnia armatrice e un’ ex comandate della Costa, Mario Terenzio Palombo.
Dopo la divulgazione delle prime accuse di Schettino, secondo il quale fu la Costa stessa a chiedergli (quasi ad imporre) di effettuare l’ inchino e fu lo stesso Palombo a dargli la conferma, telefonicamente, di passare vicino l’isola perché il fondale era privo di scogli, di certo non potevano tardare le dovute risposte delle persone da lui chiamate in causa.
L’ ex comandante Palombo, ospite alla trasmissione Matrix, ha dichiarato:
“Dissi a Schettino di girare al largo. Se avessi saputo la velocità di avvicinamento all’isola gli avrei detto che a quella velocità tanto valeva che si sparasse ……. Io non ho mai detto a Schettino di avvicinarsi a 10 metri dalla costa. Lui può dire quello che vuole. Anzi voglio una volta per tutte smentire che quell’inchino fosse rivolto a me. Io vivo 9 mesi all’anno a Grosseto …… E’ vero, mi ha chiesto com’era il fondale. Ma da Grosseto come faccio a sapere come sono i fondali? L’avrà visto lui dalle carte, avvicinandosi, studiandoli prima perché un comandante lo deve fare per forza. Quello che ha fatto lo ha fatto di sua iniziativa”.
Parole dure che porterebbero a pensare all’ ennesima bugia dichiarata da Schettino, peccato solo che a pronunciarle sia proprio l’ideatore di queste “manovre di avvicinamento”. Marco Palombo, infatti, è stato il primo ad effettuare tale manovra e a descriverla poi, anni dopo, nel suo libro memoriale “La mia vita da uomo di mare”.
Intanto anche la compagnia navale Costa Crociere non fa tardare le sue dichiarazioni di non colpevolezza, rinnegando le accuse mosse dal capitano Francesco Schettino, il quale è stato, nei giorni scorsi, rimosso dall’incarico dalla stessa Costa.
Il presidente e amministratore delegato di Costa Crociere Pierluigi Foschi, nel corso di un’udienza a Palazzo Madama, ha dichiarato che né il tono né le indicazioni che Schettino diede a Ferrarini (responsabile dell’ unità crisi della Costa) nelle tre telefonate avvenute dopo l’impatto, fecero comprendere a quest ‘ultimo la reale gravità ella situazione.
Inoltre, riferendosi alle accuse mosse da Franco Gabrielli (capo della protezione civile), il quale presume una possibile presenza di clandestini a bordo, Foschi dichiara:
“È impensabile che una compagnia come la nostra, con il suo patrimonio di esperienze, si possa permettere di avere a bordo di una sua nave dei clandestini. Sui nostri accessi a bordo c’è un sistema all’avanguardia. Tutti sono fotografati e registrati con un codice. È impensabile ci siano clandestini sulla Costa Crociere”.
E mentre in tutto il mondo il comandante Schettino viene sbeffeggiato e con esso l’intera popolazione italiana (l’ultima testimonianza è data dal David Letterman Show), qualcuno è riuscito a vedere ben oltre la viltà di un solo uomo:
“Negli States si discute molto sul comportamento tenuto dal capitano della nave Francesco Schettino e sulla brutta figura che ha fatto. Ma io ho visto all’opera un’Italia ben diversa …… Ho visto il grande servizio reso dall’Italia non solo ai suoi cittadini ma all’intera comunità internazionale; ho visto tante persone, militari e civili, all’opera anche a rischio della propria vita nel cercare di recuperare i corpi delle vittime ancora disperse; ho visto la capacità di intervento e di assistenza pur in una situazione così difficile. Da parte degli Usa, siamo grati all’Italia per lo sforzo che è in atto, da parte di tutti: dalla Marina militare alla Guardia costiera, dalla Protezione civile ai Vigili del fuoco e alla stessa cittadinanza”.
Sono le parole espresse dall’ ambasciatore americano David Thorne, giunto sull ‘isola del Giglio per verificare di persona l’avanzamento delle operazioni di recupero delle vittime, recupero atteso anche negli Stati Uniti che attende le notizie dei propri dispersi, due per l’esattezza: Gerald e Barbara Heil.