Le indagini sul naufragio della Costa Concordia proseguono a tutto spiano
Vengono ascoltate le testimonianze dei sopravvissuti, quelle dell’equipaggio, quelle degli operatori che hanno prestato i primi soccorsi, ma soprattutto vengono controllate ed interpretate le 4 ore di interrogatorio effettuate dal comandante della nave Francesco Schettino, al momento l’ unico indagato della tragedia, in presenza del Gip di Grosseto Valeria Montesarchio.
Negli ultimi giorni di indagine è emerso che la scatola nera presente sulla nave fosse inutilizzata da ben 15 giorni perché rotta. Tale guasto, come dichiara lo stesso Schettino, era stato segnalato sia alla compagnia di navigazione sia al tecnico incaricato di aggiustarla.
È uno dei primi capi d’accusa che il comandante del Concordia lancia contro la compagnia navale, compagnia che dal 19 gennaio ha sospeso Schettino dal suo incarico e che non gli fornirà un legale.
Ma il capitano non ci sta ad addossarsi tutte le colpe e continua a gettare fango sulla compagnia asserendo che:
- gli inchini erano programmati e che venivano effettuati normalmente in tutto il mondo, creando una vera e propria competizione tra i comandanti che pilotano le navi appartenenti alla Costa;
- il ritardato ordine di evacuazione non fu una sua libera scelta ma una conseguenza alla tre telefonate avvenute, dopo l’impatto con lo scoglio, tra lui e Roberto Ferrarini, responsabile dell’ unità di crisi della Costa, nel quale gli si chiedeva di limitare i danni traendo decisioni affrettate.
Ipotesi queste alle quali sta lavorando il pm di Grosseto, nel tentativo di sciogliere la matassa di bugie, accuse e indizi a volte discordanti che circondano la vicenda. Inoltre si sta anche cercando il pc portatile del comandante Schettino, passato di mano molto in fretta il giorno prima del fermo di quest’ultimo.
Alcuni testimoni, hanno visto Schettino, che non ha smentito l’accaduto, portare in salvo sulla scialuppa il pc incartato in una busta rossa. Tale busta è stata poi consegnata, dallo stesso comandante, ad una donna misteriosa, presumibilmente un avvocato (non ancora accertato se sia della Costa oppure un libero professionista), poche ore prima del suo arresto, quando era ormai al sicuro in un albergo al Giglio.
Un tentativo di sottrarre dati? Cosa vuole nascondere?
Gli inquirenti al momento non hanno ancora rintracciato né la donna né il portatile, pur essendo sulle loro tracce, ritenendo infatti la cosa uno dei tanti elementi chiave che potrebbe aiutarli a far luce sull’accaduto.