Febbre, temperatura alta o stato febbrile, consigli pratici per affrontare la febbre del bambino
La febbre spesso viene vissuta da noi mamme come una situazione allarmante e raramente restiamo calme quando il termometro segna 38° o più.
Lo scopo di questo approfondimento vuole essere quello di discriminare le situazioni in cui la febbre può essere un’emergenza e va di fatto trattata come tale, dai più comuni casi in cui la temperatura alta non rappresenta un’allarmante urgenza e, pur pretendendo la debita attenzione, non deve ingenerare timori sconsiderati.
La febbre in sé non è una malattia, essa rappresenta piuttosto un sintomo, una reazione o una risposta del corpo. Quindi l’attenzione di chi osserva il bambino va rivolta, più che alla febbre, alle cause che l’hanno scatenata.
- Perché la fronte di mio figlio scotta? Da dove parte la febbre?
Ciascun individuo (neonato, bambino, adulto o anziano che sia) è dotato di un “centro termoregolatore” deputato al controllo e alla gestione della temperatura del corpo; tale centro ha sede nel cervello.
Dalla “testa” dell’individuo possono, dunque, partire tutti quegli impulsi capaci di stimolare un innalzamento della temperatura corporea. Quand’è che ciò avviene? Accade normalmente quando il corpo risponde alla aggressione determinata da un’infezione. Con l’innalzamento della temperatura corporea l’organismo prova a “bruciare”, quindi debellare, l’agente aggressore, cioè l’infezione.
- Di quanti gradi si può alzare la temperatura del corpo?
La febbre raramente supera i 41° o 41,5°. Il grado di calore del corpo umano si può anche notevolmente innalzare, è difficile stabilire teoricamente quale sia la massima temperatura possibile e ciò proprio in virtù del fatto che la febbre è una risposta dell’organismo, una “soluzione fisiologica e naturale” stimolata anche da più fattori combinati insieme.
- Perché il pediatra indica 38,5° quale soglia minima per somministrare l’antifebbrile?
La “temperatura corporea normale” oscilla intorno ai 37°.
Rispetto a questa indicazione di 37° si ammette sempre un grado di tolleranza verso l’alto, 38°, o verso il basso, 36°. E ciò basta a spiegare perché si possa parlare di febbre solo quando la temperatura arriva o oltrepassa i 38°.
Banali alterazioni possono essere determinate da innocui fattori concomitanti: l’esposizione ad un ambiente freddo, piuttosto che un abbigliamento troppo leggero sono elementi capaci di determinare un lieve abbassamento del grado di calore corporeo; di contro l’attività fisica o l’abbigliamento eccessivo possono scatenare l’effetto opposto e generare un lieve aumento della temperatura.
- Come si misura la temperatura corporea?
I moderni termometri digitali rappresentano ottimi strumenti di misurazione della temperatura corporea, hanno un margine di errore minimo, sono semplici da adoperare e leggerli è assai facile. La misurazione ascellare è senza dubbio la più efficace da effettuare in casa, nonché una delle più semplici da praticare al bambino.
Attenzione: siccome ogni tipo di misurazione ha le sue peculiarità e “soffre” di fisiologiche oscillazioni, quando chiamate il pediatra oltre ad indicare i gradi segnati dal termometro chiarite anche come avete preso la temperatura, precisate cioè il sistema con cui avete misurato a vostro figlio la febbre.
- Perché, nel momento in cui approccia ad un bimbo con la temperatura alta, il pediatra domanda ai genitori da quanti giorni dura lo stato febbrile?
La durata della febbre nel tempo, considerata insieme alla evoluzione della temperatura ed alle sue variazioni nei giorni, è un dato imprescindibile per una diagnosi precisa: la durata della malattie è un dato importante che chi si prende cura del bambino deve considerare, registrare e riferire al medico.
- Sulla valutazione della gravità della febbre incide considerevolmente l’età del bambino.
Nei neonati, considerati come i bambini da 0 a 28 giorni d’età, la febbre rappresenta sempre un sintomo importante e assolutamente non trascurabile. Nel corso del primo mese di vita, infatti, l’insorgenza di uno stato febbrile viene considerata in ogni caso come una situazione di emergenza. Perciò quando un neonato (tra 0 e 28 giorni d‘età) presenti temperatura alta è buona norma sottoporlo prontamente ad un controllo medico.
Non c’è da stupirsi se, data la giovanissima età del piccolo paziente, venga consigliato un ricovero ospedaliero. La permanenza in ospedale permette un debito monitoraggio del piccolo ammalato e consente il ricorso ad approfondimenti di laboratorio.
Di norma (anche a titolo d’indagine precauzionale) sui pazienti più piccini vengono effettuate peculiari analisi di laboratorio: esami del sangue, delle urine e persino del liquido spinale (ove ritenuto necessario dai medici).
Il neonato febbricitante solitamente rimane in ospedale per un paio di giorni, tale tempo sarà sufficiente e necessario a verificare le reali condizioni del bambino anche con il supporto dei risultati delle analisi di laboratorio.
- Perché nei bambini da 0 a 28 giorni d’età la febbre è ritenuta un’emergenza?
I bimbi così piccini hanno un sistema immunitario appena abbozzato, sono assai vulnerabili ed esposti alle aggressioni esterne. Essendo alto il rischio di infezioni è assai probabile che la febbre rappresenti null’altro che una fisiologica risposta dell’organismo ad una infezione; tale presunzione giustifica l’elevata attenzione allo stato di un neonato con febbre.
I rischi e le preoccupazioni sono minori già in un bimbo appena più grande, infatti affinché l’urgenza febbre divenga più semplicemente un’allerta febbre basta che il “cucciolo d‘uomo” abbia da uno a tre mesi di vita.
Quando si ha a che fare con età talmente giovani da essere misurabili in termini di giorni o settimane anche piccoli lassi di tempo segnano enormi passaggi e cambiamenti; in questo senso un bambino di 2 mesi è assai più forte di uno di 15 giorni e ciò a parità di condizioni di salute e malgrado l’apparente fragilità di entrambi.
Superate le 12 settimane di vita la febbre smette di essere un’emergenza o un allarme.
Dai tre mesi in poi le probabilità che un bimbo contragga un’ infezione sono le stesse di un adulto e le capacità reattive e difensive del piccolo sono sufficientemente sviluppate, in tal senso il limite delle 12 settimane ridimensiona la considerazione dello stato febbrile. In conclusione si può dire che valicato tale termine d’età (i tre mesi) si ritiene che il bambino non sia più in pericolo di vita per le infezioni tipiche dei neonati.
Dopo i tre anni, a fronte di condizioni di salute normalmente buone, la febbre, considerata come episodio occasionale, non desta alcuna preoccupazione.
- Come si cura la febbre?
In presenza di febbre ma in assenza di sintomi ulteriori o gravi segnali di disagio del bambino (pianto inconsolabile, dolori, difficoltà o insufficienza respiratoria) è assai probabile che il piccolo abbia contratto un’infezione virale. Dinnanzi a tale situazione la regola è:
non somministrargli medicine se non l’antifebbrile (paracetamolo o ibuprofene) e tenerlo sotto controllo.
Tenerlo sotto controllo altro non vuol dire che monitorarlo misurando la temperatura con regolarità e valutando l’evoluzione della malattia in positivo o in negativo, facendo particolare attenzione all’insorgenza di eventuali sintomi ulteriori.
Attenzione: lo stato complessivo del bambino conta più di ogni altro dato, quindi osservate vostro figlio e la sua generale reazione alla malattia; in modo particolare è importante inquadrare lo stato del bimbo una volta calata la temperatura. L’antifebbrile abbassa la temperatura, se dopo la somministrazione di tale medicina il bambino appare attivo e vitale, allora sta bene!
Diversamente va prontamente allertato il pediatra se a temperatura calata il piccolo continua a sembrare apatico, senza forze, poco vitale e per nulla reattivo, inappetente, dolorante o se avverte risentimenti al collo, alla gola o alle orecchie oppure ha difficoltà respiratorie. È ugualmente opportuno far visitare il bambino se una volta cessato lo stato febbrile non riesce a muoversi.
- Perché il pediatra evita il ricorso ai medicinali nelle prime 24\48 ore di sola febbre?
Anche il pediatra osserva vostro figlio ed in assenza di sintomi ulteriori e gravi presume a buona ragione che si tratti di una infezione virale.
Attenzione: gli antibiotici sono inefficaci rispetto alle infezioni da virus, la loro somministrazione non è utile né benefica per il bambino. Non somministrate mai antibiotici ai bambini (ma neanche a voi stessi) senza avere previamente consultato un medico.
- Perché alla febbre spesso si associano dolori articolari e muscolari?
È facile che un bambino in stato febbrile lamenti dolore ad una gamba, ad un braccio o alle spalle. Di fatto la febbre porta con sé dolori ai muscoli ed alle articolazioni, questa fastidiosa “complicanza” è propria dello stato febbrile e colpisce gli adulti come i bimbi più piccini.
- Da cosa dipendono i dolori muscolari ed articolari che comunemente accompagnano la febbre?
La febbre è la risposta dell’organismo ad un’aggressione esterna, per combattere il “nemico” il cervello fa partire dal suo “centro termoregolatore” l’impulso ad aumentare la temperatura. Tale innalzamento della temperatura determina uno sforzo muscolare capace di generare dolore.
Con la febbre possono insorgere anche brividi e mal di testa. Non c’è da preoccuparsi! L’ibuprofene o il paracetamolo abbassano la temperatura e contribuiscono a lenire tali malesseri.
L’ibuprofene ed il paracetamolo sono i medicinali antifebbrili più diffusi, efficaci e sicuri; si commercializzano senza obbligo di ricetta e possono essere somministrati anche ai bambini più piccoli.
- Consigli pratici:
• Alternare paracetamolo ed ibuprofene non è – secondo molte scuole di pensiero – né utile né vantaggioso, scegliete un medicinale e somministratelo seguendo le indicazioni del bugiardino.
• Non superate mai le dosi consigliate.
– Paracetamolo: La somministrazione (della dose calibrata al peso del bambino) può essere ripetuta non prima delle 4\6 ore in casi di stretta necessità.
– Ibuprofene: La somministrazione (della dose calibrata al peso del bambino) può essere ripetuta non prima delle 6\8ore in casi di stretta necessità.
Laddove la temperatura del bambino non dovesse calare malgrado la corretta somministrazione del farmaco consultate il pediatra.
• Il paracetamolo può essere assunto a tutte l’età. La somministrazione in gocce è particolarmente comoda per i bambini piccolissimi.
• Ibuprofene è sconsigliato sotto i sei mesi di vita, in tale fascia d’età si predilige la somministrazione del paracetamolo.
• Ricordate sempre che il sovradosaggio del paracetamolo può essere rischioso per il fegato. Attenzione: se adoperate più di una medicina come automedicazione (quindi senza un preventivo consulto medico) controllate sempre che i diversi farmaci non abbiano il paracetamolo come principio attivo. Se più medicine dovessero avere il paracetamolo come principio attivo allora considerate che somministrare più farmaci a base di paracetamolo comporterebbe un sovradosaggio non tollerabile per l’organismo. Se sospettate che il bambino abbia assunto troppo paracetamolo consultate il pediatra.
Attenzione: Non somministrate mai l’aspirina ai bambini (non è adatta a loro a meno che non serva per curare specifiche patologie). La baby aspirina non è un medicinale per bambini, non lasciatevi fuorviare dalla denominazione.
- Come aiutare il bambino ad affrontare la febbre?
In caso di febbre alta svestite i bambini, copriteli solo con indumenti leggeri e traspiranti. Fateli bere spesso a piccoli sorsi e di frequente, offrite loro acqua a temperatura ambiente. Per facilitare l’abbassamento della temperatura corporea è ammesso qualche impacco freddo: inumidite panni morbidi con acqua fresca e poneteli sul capo, sulle caviglie e sui polsi del piccolo febbricitante. I panni inumiditi possono essere refrigerati in freezer per qualche minuto.
Attenzione: Non fate mai impacchi con alcol. L’alcol viene assorbito dall’organismo ed ha effetti tossici non benefici per il bambino.
Quando i bambini stanno poco bene le mamme perdono la loro serenità. Noi madri patiamo in maniera riflessa i malesseri dei piccoli e questo coinvolgimento profondo della mamma nelle sensazioni del bambino è quanto di più normale e naturale ci sia al mondo.
La febbre è tra i malanni comuni quello che maggiormente spaventa e allerta i genitori. È bene, però, considerare che la nostra serena razionalità può e deve essere messa a disposizione dei bimbi ammalati: i nostri piccoli hanno il diritto di vederci sempre sereni, preparati a rispondere con lucida prontezza a tutti i loro bisogni. Quindi non lasciamoci spaventare dalla febbre, impariamo, piuttosto, a valutarla e conoscerla!