XXI: il secolo della tecnologia, dell’evoluzione mediatica, della comunicazione immediata, rapida ed efficace; periodo in cui la mente e l’animo si tramutano in avatar e divengono oggetto di una rete virtuale imbevuta da strumenti di ultimissima generazione: se dieci anni fa comunicare via chat rappresentava un mezzo assolutamente innovativo, oggi le lettere in carta da bollo e le lunghe telefonate per richiedere un appuntamento lasciano spazio ai messaggi privati sui forum e social network.
Facebook, twitter ed altri canali virtuali divengono uno strumento che indiscutibilmente garantisce una comunicazione dalla velocità fulminea accantonando quindi il famoso fenomeno dell’ “ansia d’attesa”; quante volte è capitato che su uno di questi social network, ma anche in motori di ricerca, vengano diffuse notizie a volte ancor prima della messa in atto di specifici eventi! Questa è la testimonianza diretta di come una società in via di assoluto dinamismo desideri ottenere e conoscere “tutto e subito”, soltanto attraverso un semplice click.
Inoltre se ci si vuole soffermare sulle relazioni e sulle “amicizie” che si stringono virtualmente, dobbiamo metterci comodi e considerare la questione da più punti di vista.
Se in passato le “carrambate” erano diventate un fenomeno mediatico di assoluto successo, oggi, con un semplice movimento di tasti si riesce a trovare anche una persona che rappresenta un ricordo del passato o che addirittura è un parente mai vista prima d’ora.
In aggiunta, i social network sono diventati dei diari condivisibili in cui si esprimono emozioni e sensazioni spesso commentate, criticate in un linguaggio talvolta confidenziale arricchito da un tono emozionale espresso dalle emoticon (le cosiddette faccine).
Ecco, le sensazioni vissute attraverso un dialogo vis-à-vis si traducono in uno scambio di messaggi e in emoticon che diventano i padroni assoluti della comunicazione odierna, la quale, se è assolutamente veloce e comoda (effettivamente è molto più rilassante comunicare tra le proprie mura domestiche, magari in pantofole che uscire di casa in una giornata gelida e aspettare diverso tempo prima di potersi accomodare in un locale a conversare, magari con musica alta di sottofondo), non permette tuttavia uno scambio concreto di ciò che viene trasmesso al di là del contenuto delle conversazioni.
Difatti anche a me è capitato che in una conversazione virtuale, determinate frasi siano state equivocate proprio dal tono emotivo che veniva attribuito alle stesse, pertanto, in tale tipologia di dialogo, viene a mancare proprio quel senso di “umano” che traspare in una relazione tra due individui e questo potrebbe causare problematiche non solo di dipendenza dal pc e dal mondo virtuale, ma anche difficoltà nell’espressione di sé nella realtà concreta.
Le bacheche dei social network diventano motivo di sfogo, di condivisione, di scherzo, di riflessione, insomma di espressione di sé; esse rappresentano lo spaccato di un universo in evoluzione, il quale diviene il palcoscenico di un’opera in cui attori e attrici personificano nient’altro che se stessi in una realtà in cui reale e virtuale tendono, non so se purtroppo o fortunatamente, ad amalgamarsi.
Dunque, non resta altro che pensare a quanto ci si riconosca in questa realtà innovativa e quanto vi si voglia aderire, poiché, anche se spesso chi non ha un profilo su facebook non è considerato “all’avanguardia”, fortunatamente ha ancora il diritto e soprattutto la libertà di decidere come, quando, dove e con chi potersi esprimere.